Capitolo 55. Intoccabili.

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La porsche di Dylan scivolò lungo il viale d'ingresso dell'Hilton. Nera. Scappottata. Lucida. Dall'autoradio si diffondeva il fischio di "Wind of Change"degli Scorpions. Brandon era alla reception da una buona mezz'ora, impegnato ad organizzare telefonicamente il suo rientro a Washington. Dalla porta a vetri vide arrivare l'amico e si affrettò a chiudere la conversazione.
"Scusa ma Kelly ha fatto tardi. A volte sparisce, credo abbia bisogno di tempo per lei" gli disse Dylan.
"Non fa niente" rispose Brandon distrattamente.
La serata aveva un clima gradevole,  McKay indossava  una camicia ed un giubbotto di pelle, rigorosamente aperto. Brandon aveva optato per un abbigliamento casual, forse in onore dei vecchi tempi: maglietta azzurra e giacca su jeans. Si sorrisero.
"Sei carino" lo scimmiottò Brandon.
"Mai come te" gli rispose Dylan che con lo sguardo seguiva una bella donna che rientrava in hotel scortata da un bodyguard.
"Gente importante" disse a Brandon, che salì in macchina scavalcando lo sportello.
"Già" rispose Dylan "Allora? Dove andiamo?"
"Ho prenotato da Spago".
"Ancora cibo italiano, ma non ti sei stancato?"
"So che preferisci la cucina parigina, ma io in Italia ho lasciato la pancia".
"Già, il cuore non potevi...non ce l'hai".
"Cammina che siamo in ritardo".
"Si...andiamo che è meglio – la macchina si mosse – Sanders?"
"Ci raggiunge al ristorante con David; è tornato a casa e stasera doveva aspettare Janet rientrare per non lasciare sola Maddy".
"Ah, che bella notizia; e da quanto tempo?"
"È  una cosa fresca, pochi giorni, ma è molto contento".
"Ci credo, i figli ti riempiono la vita".
"Già, magari un giorno lo scoprirò anche io"
"Niente nostalgia Walsh , quindi non tirare in ballo la mia vita, le mie scelte, i miei errori; lo so, ci potremmo scrivere libri, ma non me ne voglio preoccupare, non in questo momento".
"Hai ragione amico, stasera è la nostra serata". Arrivarono da Spago e si accomodarono al tavolo, dove già avevano preso posto David e Steve.
"Ma non dovevi raggiungerci?"domandò Brandon. "Si, infatti vi ho raggiunto".
"No, ci hai anticipato".
"Che differenza fa? Dai accomodati, ho un fame!" disse impostando la voce stridula ed affondando la testa nel menu formato quotidiano del Times. "Comincerei con un cruditè misto, ostriche e molluschi vari, il tutto irrorato da una bottiglia di Krug".
"Tutto molto italiano" disse Dylan, che nel frattempo si era sistemato tra Steve e David, mentre Brandon sedeva di fronte a lui.
"Come va David?"
"Bene, finalmente bene. Ho avuto mesi molto duri, l'arrivo del piccolo in casa ha scompaginato tutti gli equilibri, mettendo alla prova la nostra serenità. Che infatti abbiamo perso, recuperarla non è stato facile."
"Come avete fatto?" domandò curioso Dylan.
"Anche in questo caso, è stato Ethan a dettare i nostri tempi; ad un certo punto ha deciso di dormire di notte...e lasciare dormire noi. Donna è diventata meno irascibile e meno attaccabrighe ed io ho cominciato ad essere più affettuoso"
"Già, forse avevi bisogno di farti perdonare qualcosa" Steve ancora non aveva staccato gli occhi dal menu, ma sapeva come infierire sulla conversazione.
"Forse", rispose David.
"Cioè?" Dylan era all'oscuro di tutto.
David alzò gli occhi in aria e diede una specie di consenso alle parti a raccontare.
"Mentre tu eri in Sud America – attaccò Brandon – il nostro speaker radiofonico ha fatto un'escursione di piacere all'Hilton con una vecchia conoscenza".
"Hai capito Silver? E Valerie non è una donna abituata a sentirsi dire di no".
"Lo sappiamo tutti" sospirò Steve, che finalmente aveva mollato il menu e stava cercando di attirare l'attenzione di un cameriere.
"Potremmo dimenticare questa cosa adesso?" Si affrettò a dire David "qui santi non ce ne sono e  stasera non è la mia cena di commiato, non sono io a dovere essere al centro dell'attenzione, giusto?"
"Giusto" attaccò Brandon "Ma se credete che abbia organizzato questa reunion per confessare cose scabrose o mettermi comunque alla berlina, avete preso una cantonata; Steve, questo champagne?" "Arriva, arriva".
Steve riuscì ad intercettare il maître ed i ragazzi ordinarono. Arrivò la prima bottiglia di Champagne, seguita a stretto giro da una seconda; Dylan beveva acqua Perrier.
"Sempre bolla è" aveva risposto allo sguardo indagatore del cameriere. Brandon lo guardava fiero. Da tempo non ricadeva nel tranello delle dipendenze, nonostante i suoi demoni non fossero stati mai del tutto domati; spesso neanche in parte. La cena si svolse in un clima gioviale, tra ricordi del liceo, dell'Università e del post college, racconti della vita coniugale o di coppia. L'unico che in questo senso non aveva nulla da aggiungere era Brandon; ed il suo pensiero non poteva non andare al mancato matrimonio con Kelly, all'essere arrivato all'altare ed avere virato all'ultimo momento. Si domandava come sarebbe stata la sua vita se non avesse incrociato Kelly pochi minuti prima delle nozze; se fosse uscito poco prima o poco dopo.
Dylan si era accorto che navigava mentalmente in quel passato, che di fatto aveva cambiato anche la sua di vita. Fu tentato di riempire il calice di vino e lasciare quei ricordi all'oblio, anche per una sola sera. Ma riuscì a resistere, guardò Brandon alzando il bicchiere pieno d'acqua.
"Un penny per i tuo pensieri, amico" Brandon sorrise, un po' amaramente, e ricambiò il gesto; seguirono i calici di Steve e David.
"Al nostro reporter preferito" disse Sanders.
"Attento Steve, io sono un Direttore, non sminuire la mia professionalità".
"Non montarti la testa, Minnesota" Dylan sorrideva, guardando con affetto il ragazzo;
"Brandon, mi chiamo Brandon Walsh" aveva risposto;
"Già, Brandon Walsh – sorrise McKay – il mio migliore amico" quella frase detta anche distrattamente fermò Brandon. Gli tolse il fiato. Era vero che i fili non si spezzavano mai.
I bicchieri tintinnarono.
"Ed ora una piccola sorpresa per chi parte" Steve prese da fianco una cornice con custodiva un numero speciale del Beat. Un numero su di lui. Scritto da Steve, Dylan e David.
Sanders aveva rispolverato le vecchie
impaginazioni. I colori. La freschezza.
"Ecco, al nostro Direttore, per non sminuirne la professionalità"; Brandon commosso prese quel regalo. Bevve ancora dello Champagne, si alzò ed abbracciò Steve.
"Grazie amico", non fu capace di trattenere quel groviglio che veniva da qualche posto in fondo al cuore e diede sfogo alle emozioni imprigionate per troppo tempo; lì, nel ristorante, in mezzo a decine di sconosciuti, ma anche a quattro amici che gli volevano bene davvero. Fu la volta di David, che si alzò e lo strinse forte.
"In bocca al lupo Bran, non farci aspettare altri mila anni".
"Ci provo".
"Ti basta una stretta di mano? Poi mi allontanerò in moto".
"Stavolta la casa te la governi da solo, però".
"Si, si può fare"; i due si abbracciarono stretti.
"Sei una mammola" gli disse ridendo Dylan.
"Si, una vera mammola" e rise, risero entrambi, risero tutti e quattro. Non per la battuta, ma perché erano felici. Domani non si sarebbero rivisti, forse non lo avrebbero fatto per parecchio tempo, ma non importava. Il tempo si fermava, cedeva il passo a loro  e celebrava un surfista, una matricola "voce" della scuola, un giornalista sportivo ed un ragazzo combina guai; cresciuti, cambiati, ma rimasti fedeli a loro stessi ed alla loro amicizia. Imperfetta, ma vera, reale. Di quelle che ti riempiono l'animo. E che, ovunque tu sia, ti fanno capire che non sarai mai solo.
Dylan riaccompagnò Brandon in albergo.
"Vado via domani D non lunedì" gli riveló.
"Sul serio?"
"Si. Sbrigo alcune cose e me ne vado" lo guardò "non mi piacciono gli addii".
Dylan non disse niente. Capiva. Lui non era diverso.
"Mi mancherai Bran".
"Se non ti prendi cura di lei io torno e ne risponderai a me, personalmente, mi faccio prendere a pugni fino allo sfinimento, ma me la paghi".
Dylan annuì. Lo lasciò scendere dall'auto. Ne memorizzò la sagoma e i ricordi.
Pensó a Brenda. Dall'altra parte del mondo.

Oltre la fine. Beverly Hills 90210Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora