Capitolo 78. Do not disturb.

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"Posso entrare?" chiese Brandon timidamente.
"Vieni" gli rispose sorridendo Kel.
La porta si chiuse alle loro spalle.
"Senti" dissero contemporaneamente.
"Prima tu" sospirò Brandon.
"No tu."
"Ok, mi dispiace per ciò che è successo sull'aereo. Ti chiedo scusa. Ho peggiorato solo le cose".
Kel lo guardò con aria tenera. Brandon non aveva problemi a chiederle scusa. Non ne aveva mai avuti. Anche quando la colpa non era sua.
"Sono io quella che ti deve chiedere scusa. Ho ipereagito."
"Ma io non ho mantenuto fede alla promessa."
"Quale?"
"Di non lasciare andare neanche un giorno in cui non ci fossimo parlati".
Kel fece cenno di sì con la testa, ricordava, Washington.
"Be neanche io allora."
"Siamo due delinquenti" ironizzò Brandon.
Lei si avvicinò a lui e lo abbracciò mentre Brandon affondava il volto nel profumo dei suoi capelli.
"Ti prego facciamo pace perché non ne posso più" gli sussurrò  lei ad un orecchio.
Brandon sorrise senza farsi vedere. La baciò dolcemente poi in modo più profondo.
"Mi sei mancata."
"Anche tu. Io ti stavo per chiamare."
"Per dirmi cosa?"
"Non lo so, non sapevo neanche da dove cominciare."
"Abbiamo bisogno di parole?" Le chiese lui baciandola sul collo.
"'No, non direi proprio" rispose Kel "però abbiamo un'ora" rise "Andrea ha portato i ragazzi a prendere un gelato".
"Oh bene" rispose lui "tipo adolescenti che hanno la casa libera".
"Già" disse Kelly tirandolo al piano di sopra.
Come le mancava quando non c'era, le pareva di volerlo afferrare, quasi inglobare in se stessa.
I baci si fecero più  profondi.
Si trascinarono in camera da letto senza staccare le labbra l'uno dall'altro, Kel ridacchiò e cominciò a spogliarlo e farsi spogliare.
"Bentornato Walsh" gli disse e si lasciarono andare a quello che entrambi i corpi desideravano. Come volevano. Senza dire altro. Scomparvero uno dentro l'altro. Come pochi sanno fare. I movimenti lenti. Il silenzio. Gli occhi aperti a guardarsi. Si presero il massimo del tempo disponibile.
"Staranno per tornare?"chiese Bren mentre giocava con i capelli di Kelly la cui testa poggiava sul suo torace.
"Tra dieci minuti" disse lei "forse qualcosa in più. Andrea magari perde un po' di tempo anche se Hannah non sembra entusiasta".
"Adolescenti" dissero in coro.
"Toccati il naso se no non ti sposi" gli disse Kelly tirando fuori un gioco da bambina di quando si dicevano le cose contemporaneamente.
Brandon la guardò "a proposito di questo".
"No" lo fermò Kel "non lo dire. Quando saremo pronti. Non voglio pianificarlo o richiederlo. Come ho fatto sull'aereo. Non voglio che avvenga così".
Brandon non disse niente. La baciò sulla fronte.
"Visto che siamo in argomento" disse Brandon "vuoi dirmi cosa ti ha fatto arrabbiare?"
"Non lo so se lo posso dire" rispose lei.
"Hei" gli disse Brandon prendendola sotto il mento con un tocco dolce "tu puoi dirmi tutto."
"Riguarda Dylan" Kel abbassò gli occhi.
"Ah bene" Brandon non era entusiasta della risposta ma si era ripromesso di lasciar parlare Kelly fino in fondo  "ti ascolto".
"Lo spettacolo è grandioso credimi e se fossi un'altra persona ne sarei entusiasta, come voi del resto, ma io non mi sono riconosciuta, non ho puntato una pistola alla testa di Dylan, lui era consenziente, anzi è lui che ha cercato me. Io ero l'unica con un minimo di sensi di colpa e che voleva dirlo a Brenda".
"E allora?"
"Dylan lo sa meglio di tutti eppure ha lasciato che io venissi dipinta in quel modo. Senza scrupoli. Spregiudicata. Mentre lui è il povero conteso. Io sono la madre di suo figlio."
"Si lo so" disse Brandon ferito.
"Scusa non intendevo quello lo sai. Sono venuta a Washington due volte a prenderti. Non stiamo discutendo di questo" aggiunse Kel.
Brandon le sorrise e questo tranquillizzò Kel.
"Come ha potuto lasciare che mi dipingessero così. Sono un personaggio odioso. Senza alcuno spessore. La cattiva. Invidiosa. Se questo spettacolo ha successo non voglio che la gente mi veda così. Perché il pubblico vorrà sapere chi è chi e non ci metteranno molto a trovarmi."
"Io non ho visto questo nel tuo personaggio ne in te"le disse baciandola.
"Tua sorella me lo ha detto in faccia Brandon".
"Era arrabbiata."
"Ci risiamo, la difendi".
"Non la sto difendendo, ti sto dicendo quello che ho visto io. E non penso neanche che il tuo personaggio fosse così. Kel, io credo che sia il tuo senso di colpa a parlare".
"Non credo."
"Kel.." lui la baciò ma Kelly voleva l'ultima parola e si alzò di scatto tenendo il lenzuolo per coprirsi il corpo.
"Sono io quella laureata in psicologia. Non tu" disse Kel alzandosi e sbottando a ridere improvvisamente verso Brandon "ah scusa hai la faccia troppo buffa".
Lui sorrise con lei e la riaccolse fra le sue braccia.
"Forse dovresti parlarne con lei. Spiegarglielo."
"Come?"
"Come hai fatto con me."
"Non lo so" disse Kel risistemandosi sul torace di Brandon "comunque non voglio che litighiamo per questo".
"La mia ragazza" Brandon la strinse di più "troveremo una soluzione, va bene?"
"Promesso?"
"Promesso. Posso parlare io con Brenda se vuoi. Spiegarglielo."
"Sul serio?"
"Perché no" Brandon decise di tacere sulla questione dell'autorizzazione. Non voleva che Kel pensasse che lui fosse tornato per quella quando in realtà era tornato per lei e in fondo le richieste di Kel non gli sembravano proibitive. Voleva solo dire il suo punto di vista e che emergesse.
"A che pensi?" Chiese lei.
"Niente"Brandon si prese qualche momento in più ma sapeva di non averne molto Donna sarebbe venuta a conoscenza della questione è gliene avrebbe parlato e se Kelly avesse saputo che lui ne era già al corrente avrebbero litigato di nuovo.
"Senti" le propose " da domani abbiamo la cabina al Beach club. Vogliamo andare e passare la giornata insieme? Potremmo portare un po' dei tuoi appunti e cominciare a lavorare sul tuo di progetto."
"Sul serio?"
"Voglio che tu realizzi i tuoi sogni. Non ci sono solo quelli degli altri. Comunque viene anche Steve, chiamiamo Donna e David, Andrea. Qualcuno tiene Sammy e noi facciamo piacere e dovere".
"Piacere?"
"Già" disse lui facendo scivolare la sua mano sulla schiena.
Sentirono le voci di Andrea parlare forte nel vialetto.
"Mamma perché urli?" Chiese Hannah.
"Non sto urlando."
"Si come no."
Era chiaro che Andrea li stava avvisando che stavano rientrando e Hannah non si lasciò sfuggire l'occasione.
"Brandon Kelly rivestitevi che stiamo arrivando".
Sammy la guardò con sguardo dubbioso. Andrea le lanciò una frecciata.
Andrea  si senti in dovere di recuperare con il bambino.
"Hanno fatto la doccia" e gli strinse l'occhiolino.
Sammy ci passò sopra. La doccia nel pomeriggio era strana.
Brandon e Kelly risero mentre si rivestivano di tutta fretta.
Aprirono la porta e salutarono calorosamente Andrea.
"Grazie" le sussurrò Kel all'orecchio.
"Felice di essere d'aiuto."
"Brandon?" lo chiamò Hannah.
"Si?"
"Hai abbottonato male la camicia"
"Oh!" Disse lui sistemando i bottoni.
Andrea tirò gli occhi al cielo.
Hannah si avvicinò a Sammy "te l'avevo detto che non volevano essere disturbati".
"A me non importa,  se hanno fatto pace sono contento" le rispose il bambino "Andiamo a giocare Brandon?"
"Certo" gli rispose lui prendendolo per mano.
"A venerdì" disse Andrea.
"Non vieni domani in spiaggia?"
"Io lavoro. Vengo dopo. Con la mia allegra ragazza" disse mettendo un braccio intorno alla spalla dell' irritata Hannah.
Videro Andrea salire in macchina e Hannah trascinarsi dietro.
Kel chiuse la porta mentre Bran si stava arrotolando le maniche pronto per il basket con Sammy.
"Ti fermi a cena?" chiese Kelly.
"Certo" Sorrise lui.

Oltre la fine. Beverly Hills 90210Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora