157. La persona sbagliata.

251 6 1
                                    

Andrea salì sulla macchina di Philipe, lo salutò con un bacio sulle labbra.
"Dottore buonasera"
"Dottoressa, lei diventa sempre più bella"
"Galantuomo, ma ha buon gusto devo dire" sorrise "Dove andiamo?"
"Non saprei, hai preferenze?"
"After Dark"
"Di nuovo?"
Andrea si avvicinò alle labbra di Philipe e parlò "Stasera suona il mio amico David, mi piacerebbe vederlo. Stiamo un'ora, ne vediamo un pezzo e poi andiamo da te" sorrise, uscendo dalla borsa uno spazzolino "Ho portato solo questo per la notte"
"Entusiasmante; David, arriviamo" e sgommò via.
Durante il tragitto il dottor Carson raccontò ad Andrea che aveva incrociato i suo amici in ospedale.
"Si, erano lì per fare dei controlli"
"Entrambi?"
"È una storia lunga, te la racconterò, ma dopo che avrò capito come va a finire"
"D'accordo, non vedo l'ora"
Arrivarono al locale, la fila era sempre presente, anche se non la stessa della sera prima. Riuscirono ad entrare nell'arco di dieci minuti e videro David che armeggiava sul palco, con una sorta di tuta.
"Suona vestito così?" chiese Philipe ad Andrea
"No, dovrebbe già essersi cambiato, ma è sin troppo meticoloso. Ciao ragazzi" alle loro spalle era sbucata Valerie, che in quel posto sembrava avere doti di ubiquità
"Ciao Val, allora? Com'è andata la serata ieri?"
"Un vero successo, Andrea. Siamo molto soddisfatti. Speriamo di fare bene anche stasera"
"David è bravo, vedrai che andrà tutto per il meglio"
"Ne sono sicura. Brandon? Lo hai visto?"
"Non ancora..., perché?"
Andrea sorrise nervosa "No, nulla. Vado a prendere qualcosa al bar"
"Prego" Valerie non fu convinta di quella risposta. Brandon sembrava molto sfuggente dal nuovo ritorno di Valerie a Los Angeles. Sicuramente era colpa di Kelly, che al di là di qualsiasi apparenza, non l'aveva mai potuta soffrire. Ed ora che erano tornati stabilmente insieme, lo obbligava a non intrattenere alcun tipo di rapporto con lei. Ne era certa.
David nel frattempo si era cambiato e cominciò a suonare. Valerie si rese conto che l'afflusso era ben gestito, ogni meccanismo era ben oleato, sebbene fossero soltanto alla seconda serata. Avevano fatto delle buone selezioni del personale. Decise di rilassarsi e godersi lo spettacolo, almeno una parte. Dopo un po', vide Andrea ed il suo compagno defilarsi ed uscire dal locale, decisamente allegri; "Beati loro" pensò e continuò a guardare David, sorseggiando un Whisky on the rock. Il ragazzo era decisamente a suo agio sullo stage, il pubblico lo seguiva e la pista si era riempita rapidamente. Anche quella serata fu un successo. Più tardi, nell'ufficio di David, il ragazzo era appena uscito dalla doccia con l'asciugamani legato attorno alla vita ed un piccolo telo con il quale maltrattava i capelli.
"Bravo David, sei stato veramente bravo" Valerie lo attendeva in una delle poltrone dell'ufficio, ancora con il bicchiere in mano
"Grazie Val, hai assistito"
"Quasi tutto il concerto" Val si alzò e poggiò il bicchiere sulla scrivania, guardandosi distrattamente intorno
"Considerando che non abbiamo speso i soldi per l'ingaggio di un gruppo, è andata anche meglio di ieri sera; grazie a te"
David era lusingato "Grazie socia; ma come mai non sei stata impegnata in altro?"
"Il locale girava bene, comunque osservavo dalla mia postazione. Anche se riuscivi a catalizzare la mia attenzione". David si accorse che Valerie lo guardava con insistenza
"Capisco. I ragazzi? È venuto qualcuno?"
"Andrea, con il suo nuovo compagno."
"Bene, finalmente quella ragazza sembra avere trovato un uomo che le piace"
"Non è la sola" Valerie si avvicinò al ragazzo.
"Val, hai bevuto"
"Si, ma non più di tanto" gli diede un bacio soffice sulle labbra, David non riuscì ad evitarlo. Non voleva evitarlo.
"Valerie, è un momento troppo complicato per me"
Valerie si allontanò, come tornata in se "Si, lo so. Lo capisco. L'ho anche detto e ridetto"
"A chi?"
"A me stessa, a chi altri? Chi vuoi che mi ascolti?"
"Come se non avessi amici"
"Non ne ho David, nessuno. Forse Steve, ma anche lì riesco a rovinare tutto; sei tu l'unico, che mi è sempre stato al fianco. David Silver, l'unico uomo che mi ha sempre accettata per quello che sono"
"Si Val, è vero. Io ti voglio bene"
"Anche io te ne voglio. Ma è solo amicizia, David?"
Il ragazzo non si era mai posto questa domanda. Sicuramente aveva amato la bellissima Malone in passato. E durante la sua ultima incursione a LA lo aveva riportato in vita, come spesso si ripeteva senza fare troppo rumore. Era in grado di accederne i sensi e l'intelletto. Donna era stato il porto sicuro, il rifugio dove trascorrere la notte. Ma Valerie era il fuoco, l'adrenalina, la vibrazione nella vita. Come fare a non ammetterlo?
"Val, non è il momento per me di porsi queste domande. Non dico che sia sbagliato in assoluto, ma lo è oggi, ora. Lo capisci questo?"
Valerie riprese il bicchiere dalla scrivania, prese un sorso terminandone il contenuto
"Si David, lo so, lo capisco, te l'ho già detto. Forse aveva ragione Donna. Questa società non è una buona idea" ed uscì prima dalla stanza e poi dal locale.
Guidò verso casa,. Anche lei aveva diritto ad inseguire il suo cuore, senza aspettare che le circostanze lo rendessero possibile. Pensava di essere sempre la persona sbagliata, nel posto sbagliato al momento sbagliato. Arrivò a casa, chiuse la macchina ed entrò scaraventando la borsa sul divano. Aprì il frigorifero, prese una birra e si sedette nel patio, ad ascoltare le onde del mare infrangersi sulla spiaggia.
"Disturbo?", David, mani in tasca, avanzava nella penombra
"Cosa ci fai qui? Il locale?"
"Ho lasciato le chiavi a Maria, è in gamba Maria"
"E l'incasso?"
"In cassaforte"
"Cosa vuoi, David?"
"Oh mio Dio, ma perché vi rivolgete a me in questo modo? Cosa volete da me?"
"Perché sei venuto?" ricalibrò la domanda Valerie.
"Perché non mi va di lasciarti andare in quel modo. Non mi va di salutarci in quel modo. Non mi va soprattutto che tu possa pensare che la nostra società sia un errore o che io non tenga a te; io tengo molto a te". Valerie Ascoltava in silenzio "Sei arrivata, anzi, sei tornata nella mia vita in modo prorompente. David aiutami a trovare casa, David vieni a prendermi all'aeroporto, David di qua, David di là"
"Ecco appunto, David di là, lasciami in pace e vattene" bevve dalla bottiglia; il ragazzo gliela strappò di mano e guardandola prese anche lui un sorso
"Devi ascoltarmi; hai ragione, tra noi probabilmente c'è più che una semplice amicizia, c'è sempre stato qualcosa che va oltre. Ma tu sei andata via, la prima e la seconda volta. E qui ho avuto la mia famiglia, mia moglie. Ora le cose stanno cambiando, forse troppo velocemente. Non voglio fare un nuovo errore, non voglio seguire il mio istinto, magari per via della tempesta che sta avvenendo nella mia vita. Non voglio farti del male"
Valerie ascoltava "Allora non me ne fare. Non farmi sentire colpevole per qualcosa che non ho mai fatto"
"Ma non l'ho mai fatto, Val."
"Forse hai ragione, forse sono io che mi sento colpevole, faccio sempre la scelta peggiore – la ragazza cominciò a piangere, lentamente – per poi pentirmene e rimanere sola. Sola David, completamente sola"
"Non lo sei, Valerie. Non lo sei mai stata" David La abbracciò.
"Ora è meglio che tu vada"
"Come stai?"
Valerie si asciugò gli occhi con il dorso della mano e sorrise "Meglio, decisamente meglio."
"Vuoi che resti?"
"No, non serve, ci vediamo domani in ufficio"
"Ok, a domani" le diede un bacio sulle labbra, rapido, ma che fu in grado di riscaldarla. E senza voltarsi, lasciò il patio.

Oltre la fine. Beverly Hills 90210Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora