Capitolo 19. Errori.

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Erano le due del mattino. David scese trafelato dal taxi che aveva fatto fermare sul retro di casa sua. Le luci erano spente, fatta eccezione per il lume notturno che d'abitudine restava acceso nella stanza del piccolo. E soprattutto, non c'erano pianti o rumori vari a denunciare la presenza di qualcuno sveglio. Forse l'avrebbe fatta franca, anche se non ci sperava. Entrò in casa silenziosamente e si diresse spedito in bagno. Si spogliò di tutti gli abiti, aprì l'acqua e si fece una doccia calda. Le temperature a LA erano clementi anche in quel periodo dell'anno ma la notte scendevano impietose; e poi aveva bisogno di rilassarsi e fare mente locale. Cosa era successo? Donna lo aveva lasciato al barbecue di Kelly e Valerie si era seduta accanto a lui. Avevano parlato del più e del meno, niente di preoccupante. Né Valerie aveva fatto alcuna allusione equivoca, come, e se lo ricordava bene, era in grado di fare. Al crepuscolo, Steve terminò l'ultima birra e si avviò verso casa. A quel punto David aveva colto la palla al balzo e si era precipitato da Brandon.
"Ehi amico, l'Hilton è vicino casa mia, mi dai uno strappo?"
Brandon diede un'occhiata a Kelly, che sorseggiando un bicchiere d'acqua lo guardava attraverso il vetro: "Ehm...no Silver, mi dispiace, credo che m'intratterrò ancora un po', ho una lezione di basket con il piccolo Sammy in sospeso"
"Siiiiii! – urlo il giovane McKay – vado a prendere la palla!"
Kelly poggiò il bicchiere sulla panca con un viso assolutamente felice, per diversi motivi.
"Ma puoi chiedere a Valerie di accompagnarti, anche lei torna all'Hilton. È un problema Val?", "Assolutamente" disse la ragazza, con un sorriso che lasciava presagire chiaramente le sue intenzioni. David stava finendo nella tela del ragno. E che ragno...
"Su David, andiamo, domattina devo andare presto in galleria".
David riavvolse tutto come in una pellicola sotto l'acqua scrosciante della doccia. Si rivide sul divano della suite di Valerie, a petto nudo, con la ragazza a cavalcioni.
"Mi sei mancato David".
"Anche tu Val" e continuarono in un turbinio di braccia, mani, gambe incrociate, sul divano, per terra, senza tregua. David fece l'amore come non gli capitava da tempo, con una furia animale che scaricava tutte le tensioni accumulate da quando Donna aveva scoperto di essere incinta, da quando aveva accettato il lavoro alla radio rinunciando a seguire una band emergente di Los Angeles in un tour a stelle e strisce, per stare vicino alla moglie; da quando aveva scelto il proprietario di un negozio per articoli da bambino come proprio mentore. Si sentiva nuovamente vivo. Ora, sotto la doccia, pensava alla stanza dell'Hilton, a Valerie, a Donna, ad Ariel, alla Limousine, al concerto di Babyface di diversi anni prima, ad Ethan, a suo padre, a quante volte lo avesse biasimato per i suoi continui tradimenti; per scoprire che, evidentemente, non erano così diversi. La cosa che più lo sorprese fu non avere un grande senso di colpa. Certo, gli dispiaceva per quanto aveva fatto a Donna, l'amava ancora. Ma pensava anche di avere fatto bene, di averne avuto voglia e per una volta, maledizione, per una volta era andato fino in fondo; la voleva e l'aveva avuta.
"Ciao David, domani ho un impegno di lavoro; chiamami e ricordati che aspetto ancora tue news sulla villetta che dovresti aiutarmi a trovare" e lo aveva liquidato in questo modo. Per Valerie, il ragazzo era stato l'impegno di una sera, un piacevole tuffo nel passato. Era evidente che era troppo concentrata su se stessa, sulla sua carriera, sulla sua vita dinamica, per impelagarsi in una storia extraconiugale. Del resto, neanche lui voleva lasciare Donna ed Ethan; nonostante le tensioni e le incomprensioni degli ultimi mesi, amava ancora la sua famiglia. E allora, perché lo aveva fatto? Era veramente così egoista? Era veramente la banale copia di Mel Silver, geneticamente infedele? Era questa la cosa che lo metteva più a disagio. Un senso d'impotenza di fronte il richiamo dei geni, che determinano le scelte e quindi la vita. E la paura di essere scoperto. Si, la paura che tutto potesse andare a monte per una serata di sesso. E con Valerie era assolutamente possibile che la cosa venisse fuori. Eccome se lo era. Lo sapeva bene. E se avesse agito prima, confessando la sua debolezza? Se avesse evitato che Donna lo scoprisse e lo cacciasse, così come già aveva fatto con Ariel? Non avrebbe retto nuovamente quell'umiliazione. Ma come fare a dirglielo? La testa cominciava a dolergli sotto il peso di quegli interrogativi. Uscì dalla doccia, mise un accappatoio e delle nocche che bussavano alla porta lo riportarono prepotentemente nel bagno, mentre il cuore minacciava di uscirgli dal petto.
"David?? Ma ti stai facendo una doccia alle 2.30 del mattino? Dimmi la verità, sei ubriaco?".
Meglio alcolizzato che traditore, pensò.
"Si amore – distorse leggermente la voce – ho alzato un po' il gomito ed ho fatto una doccia così passa la sbornia. Sai com'è Steve, non gli si può mai dire di no".
"Ma tu di no lo dici solo a me, quindi Steve non deve avere faticato a convincerti ad alzare il tuo bel gomito; vabbè, torno a letto, domani porto Ethan dal pediatra, non mi piace questo sonno sereno, sia di giorno che di notte; voglio assicurarmi che stia bene" "Ok, ti accompagno io"
"Fa come vuoi" disse tra se e se Donna, e tornò a letto.
L'aveva scampata. Ma quanto tempo aveva prima che Donna scoprisse che Valerie l'aveva accompagnato a casa? Bastava una chiamata a Kelly ed una normale chiacchierata per scoprirlo. E non poteva certo giustificare il tempo perso tra la partenza da casa Taylor e la doccia con chiacchierata coniugale. Avrebbe potuto inventare che era rincasato da ore; ma chi gli garantiva che quella era l'unica volta che Donna si era alzata nella notte? Come fare a capirlo? Il mal di testa stava montando e lui si sentiva già braccato.

Oltre la fine. Beverly Hills 90210Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora