Capitolo 9. Valerie.

1K 5 0
                                    

Los Angeles
Un flashback di qualcosa che conosceva a memoria: Lui e Kelly davanti un falò in spiaggia, entrambi bagnati ed avvolti in un telo da mare. Le raccontava della sua paura del mare di notte; in realtà del  timore di non trovare le proprie orme una volta uscito dall'acqua. Mentre lei lo rassicurava che non sarebbe mai accaduto.
Brandon pronto a rituffasi nell'ignoto dell'oceano e la invitava a seguirlo.
"Sicura che non vuoi venire?"
"Te la caverai benissimo da solo".

"Si, te lo avevo chiesto", disse Brandon a bassa voce mentre guidava verso l'Hilton; era da poco sorto il sole.  Vederla in quello stato lo aveva messo decisamente di cattivo umore ed ora doveva capirne il motivo. Di sicuro aveva giocato un ruolo fondamentale la notizia che Brenda e Dylan erano insieme a Londra. Cosa poteva significare la sua reazione? Era gelosa? Era ancora innamorata di Dylan e non aveva preso bene la sua convivenza con l'amica/rivale dell'adolescenza? Era delusa? Si aspettava che Dylan si assumesse finalmente le proprie responsabilità di padre piuttosto che andare a cercare la sua vecchia fiamma addirittura in Europa? Brandon riusciva ad accettare di buon grado la seconda ipotesi: Kelly e Dylan avevano comunque un figlio in comune, ma Dylan non aveva mai assolto il proprio ruolo di padre, lasciando tutto il peso del compito sulle spalle di lei. Era assolutamente comprensibile che Kelly fosse arrabbiata , che ancora una volta era fuggito dalle sue responsabilità. Ma l'idea, anche remota, che Kelly potesse ancora nutrire un sentimento forte per l'amico risvegliava in lui antichi rancori, sentimenti negativi che gli restituivano un umore decisamente nero. Pensò che una doccia sarebbe stata utile a svegliarlo, chiarirgli le idee e riappacificarlo un po' con il mondo e con se stesso.

New York City
Da diverse ore la  grande Mela correva nella sua frenesia quotidiana; migliaia di persone attraversavano Manatthan, marciando all'unisono verso imprecisate mete, ognuno immerso nei propri pensieri. Lei avanzava sicura sul suo tacco spregiudicato, fiera di quelle calzature con decolté che aveva comprato il giorno prima in una deliziosa boutique sulla 5th Avenue. Il tubino nero le metteva in risalto il seno generoso, che faceva capolino dentro lo spolverino di pelle che amava indossare nelle giornate di autunno inoltrato. Pensava che facesse pandane con i colori di fuoco che ricoprivano Central Park tra ottobre e novembre. Sorseggiava il suo caffè nero mentre con passo spedito si dirigeva verso la galleria d'arte che guidava da ormai due anni. Trasferirsi a New York era stata una scelta decisamente azzeccata. Dopo aver vissuto a Los Angeles, il ritorno a Buffalo le era stato molto stretto; il rapporto non idilliaco con la madre aveva fatto il resto. Armi e bagagli, si era trasferita nell'altra metropoli degli States, sulla costa opposta, a caccia di fortuna, amava raccontare. E la fortuna era arrivata dopo un paio di settimane dal suo arrivo. Un incontro fortuito in un locale Jazz con un uomo di mezza età, distinto e pieno di risorse. I suoi affari erano molto eclettici, spaziavano dalla cultura al retail. Un rapporto di coppia durato in realtà molto poco, ma leale, sincero, non fondato sugli scopi reconditi di Valerie, come qualche malalingua aveva più volte insinuato. Ma lei era abituata alle accuse mosse da amici e nemici, ci aveva fatto il callo. E non le importava. Fatto sta che l'uomo nutriva vero affetto nei suoi confronti e le aveva proposto di dirigere la sua galleria d'arte. La vecchia direttrice aveva lasciato il posto vacante per seguire altre chimere e non c'era molto tempo per riflettere. Lei aveva obiettato che aveva ampia esperienza nella direzione di locali, ma che non capiva nulla di arte, di nessun genere. Non era un problema, aveva sostenuto Louis senza battere ciglio. Le avrebbe affiancato un consulente artistico. Almeno per sei mesi, poi avrebbero rivisto ruoli e rapporti. Il semestre era stato assolutamente positivo. Le visite erano aumentate del 20%, le mostre si susseguivano con ritmi serrati, grazie alla grande capacità di Val nel gestire rapporti e relazioni. Louis era soddisfatto del proprio intuito. Valerie era riuscita a convincerlo ed a convincersi delle sue eccellenti doti organizzative. Tra i due non c'era più stato nulla, dopo l'iniziale liason ; solo una sana amicizia.
Valerie arrivò alla galleria e schivando le persone già in fila alla buon ora, entrò e si avviò verso il proprio ufficio. Un pianta di orchidee la accolse sulla scrivania, con un biglietto in bella mostra.
"Alla più bella collaboratrice che un business man possa mai sognare".
Sorrise, tolse lo spolverino e sprofondò nella sua poltrona, afferrando il telefono.
"A che devo il piacere"disse Louis dall'altro capo
"Ti volevo semplicemente ringraziare per i fiori", sorrise.
"dimmi cosa vuoi"
"in che senso?" rispose l'uomo fingendo sorpresa, "Dai Lou, non è da te regalare fiore e sciorinare complimenti senza chiedere nulla in cambio"
"sei proprio malpensante!"
"Cosa vuoi?"insistette Valerie
"Ho comprato una nuova galleria...è un disastro, è nel mio portafoglio da 3 mesi e continua a perdere nonostante abbia cambiato tutto il personale; ma credo che il problema sia la direzione".
Valerie sbuffò ma era lusingata che le sue quotazioni fossero cresciute così tanto da trasformarla da una squattrinata ragazza di provincia arrivata da poco a NYC a problem solver per un ricco imprenditore. "Sei un verme", disse ridendo la donna.
"Sapevo che mi avresti aiutato", rispose l'uomo, "Scusa, e la mia galleria? Chi se ne occuperà?" replicò Val;
Louis sorrise "la TUA galleria" ironico "va benissimo così e segna un record di biglietti dietro l'altro; la tua vice saprà resistere un semestre senza di te"
"si tratta di un solo semestre?" domandò mostrando apertura;
lui sorrise "per il momento si, poi si vede".
"Dove sarebbe questa galleria?" Louis raccolse il fiato e sibilò "Los Angeles".

Cliccate in alto per vedere l'episodio!

Oltre la fine. Beverly Hills 90210Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora