118. Il giorno peggiore.

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"Cosa è un fratellino o una sorellina?" Chiese Sammy guardando la pancia della mamma.
"Non lo so, non ho chiesto"rispose Kelly.
"Perché? Io lo voglio sapere!"
Kelly guardò tristemente Dylan che stava preparando del té.
"Be non si vede ancora bene" tagliò corto Kelly "appena si vedrà sarai la prima persona a saperlo."
Sammy guardava dubbioso ma si arrese quasi subito.
"Allora" lo interruppe Dylan "hai fatto i compiti?"
"Si" disse Sammy orgoglioso "la scuola è facile."
"Per adesso" rispose Dylan guardando una Kelly che manteneva uno sguardo triste "allora andiamo a letto."
Dylan accompagnò Sammy aiutandolo a sbrigare tutte le noiose faccende da sbrigare prima di andare a dormire.
Kelly aspettava sul divano. Non si sentiva tanto bene. Erano cominciate le nausee e la stanchezza cronica.
"Allora" chiese Dylan di ritorno "come stai?"
"Mi viene da vomitare a guardare qualsiasi cosa" rispose con mezzo sorriso.
Anche Dylan sorrise appena porgendole il tè.
"Vedi se questo può farti sentire meglio. Però io intendevo come stai dopo oggi."
Kel non rispose, fece spallucce e guardò il fumo salire dalla tazza.
"Kel, dobbiamo dirlo a Brandon."
"Perché?" Rispose Kelly "per sentirmi dire che non mi crede, ammesso che voglia parlarmi. Non reggerei."
Dylan si sedette accanto a lei e le strinse la mano.
"Kel, non possiamo fargli questo. Lo deve sapere."
Kelly cominciò a piangere. Un pianto silenzioso, dignitoso, le lacrime scendevano lente.
"Lo so."
"Devi dirgli che questo bambino è suo" concluse Dylan "se non vuole far parte della tua vita, va bene lo affronteremo, ma ha diritto di sapere."
"Non mi crederà. Lui pensa che siamo andati a letto insieme per tutto questo tempo. Che razza di persona crede che io sia. Forse sono io che non lo voglio nella mia vita."
"Lo hai visto alla conferenza?"
"Si" sospirò Kelly "è stato doloroso."
"Anche per lui. Si leggeva in faccia."
"Si."
"Kel" sospiro Dylan "quando ero in Ecuador ho ripreso a bere" raccontò Dylan "ho perso Brenda, ho perso mio figlio. Ero così arrabbiato. Sono stato a Minneapolis a cercarla, ho parlato con Jim e Cindy, poi sono andato a Londra. Il suo appartamento era vuoto. Non sapevo dove altro cercarla. Così sono tornato in Ecuador. E mi sono chiuso in una stanza. A Bere."
Kelly osservava lo sguardo basso di Dylan mentre continuava a raccontare.
"Xavier è riuscito a rintracciare Brenda tramite JT. Probabilmente non hanno pensato a bloccarlo" rise amaramente Dylan " e Brenda è venuta da me."
"Davvero?"
Lui fece cenno di si con la testa "davvero. È rimasta con me per due settimane. Mi ha aiutato a non bere. Mi ha detto chiaramente che non sarebbe tornata. Che fosse meglio così. Che non poteva stare con me pensando a quello che era successo o che sarebbe potuto succedere e soprattutto a nostro figlio perduto. E mi ha strappato una promessa."
"Quale?"
"Che mi sarei preso cura di mio figlio come lei non si poteva prendere cura del nostro."
Kel rimase in silenzio.
"Così sono tornato, per onorare la promessa.  Ma non solo. Quando ho capito che Brenda non sarebbe più tornata, ho pensato che potevo rimanere qui, e avere una famiglia. Per questo mi sono convinto e ti ho convinto che Brandon non ti avrebbe ascoltato. Che potevamo far passare questo figlio per nostro e tutto il mondo fuori. Perché sapevo che eri disperata come me e avevi bisogno di un posto sicuro. Ma la verità è che tu hai qualcuno che ti ama Kel, qualcuno che può renderti felice. Ed è qui, e quello che sto facendo a te e che stiamo facendo a lui è orribile. Io non ho più una possibilità, conosci Brenda, ma tu hai ancora una possibilità. E se Brandon non la vorrà allora il problema diventerà suo. Ma Kel.." le prese entrambe le mani "devi dirgli che è lui il padre di questo bambino. Lo deve sapere."
Kel non aveva profferito parola per tutto il tempo. Le lacrime scendevano ancora dignitose, dolorose.
"Non so neanche dove sia" rispose lei "non vorrà ascoltarmi."
"Non importa" sorrise Dylan passandole un dito sul viso "ma è una cosa che devi fare tu. Vai da Nat. Lui saprà aiutarti" concluse lui.
Kel era terrorizzata dall'idea di dover dire a Brandon di questo figlio. Perché aveva già fatto passare tempo e perché era certa che lui quel giorno se ne fosse accorto e ha pensato che fosse di Dylan.
Il fatto era che Dylan aveva ragione, aveva diritto a sapere e se non voleva far parte della sua vita, allora andava bene lo stesso.
Kel riuscì finalmente a dare un nome a quella tristezza che l'avvolgeva dall'inizio di quella gravidanza. Il giorno che l'aveva scoperta era il giorno in cui Brandon era venuto a prendersi le sue cose, lo stesso in cui le aveva detto di non essere più sicuro di quello che provava. E a quella frase Kel si era arresa. Aveva provato ad andare avanti da sola.
"Pensa che non ho neanche più diritto allo spettacolo."
"Perché?"chiese lei.
"Perché ho rinunciato. Non vuole avere più niente a che fare con me. E forse ha ragione. Le ho provocato tanto di quel dolore."
"Le hai dato anche tanta felicità."
"Come fai a saperlo?"chiese Dylan.
"Me lo ha detto lei" rispose Kelly "quello che non capisco è perché siano così convinti che sia successo qualcosa fra di noi."
"Kel, andiamo, hai visto come ci hanno trovato."
"Ma non è successo niente. Ci siamo dati un bacio di addio e ci siamo addormentati."
"Non lo so" scosse la testa Dylan "ma non abbiamo dei bei precedenti e probabilmente paghiamo questo."
"Già.."
"Forse devi andare. Te la senti?Vuoi che ti accompagno?"
Kel scosse la testa.
"Non puoi, Sammy rimarrebbe solo, devo fare da sola questa cosa" gli strinse la mano per attingere un po' di forza. E poi sospirò alzandosi.
Quando arrivò al Peach fu felice di vedere le luci ancora accese e la sagoma di Nat che si muoveva all'interno.
Scostò la porta e il campanello sopra l'ingresso suonò annunciandone l'entrata.
"Arrivo Bran" disse Nat dal retro.
Kel si fermò all'ingresso, dunque Nat stava aspettando Brandon.
"Kelly!" Si sorprese lui vedendola in piedi.
"Ciao Nat"
"Vieni piccola"disse lui dolcemente.
"Stai aspettando qualcuno? Brandon?"
Nat sospirò. Vide l'espressione smarrita di Kelly.
"Sto aspettando chiunque abbia voglia di parlare con me. Vieni. Siediti. Ti preparo qualcosa?"
"No Grazie" scosse la testa Kelly "Brandon sta venendo qui?"
Nat sorrise.
"Brandon viene qui ogni sera dopo l'orario di chiusura. Viene a trovare un vecchio amico."
Kel non potè trattenere le lacrime.
"Hei" si incupì Nat "bambina cosa succede?"
"Nat mi devi aiutare."
"Certo."
Nat si sedette accanto a lei e l'ascoltò attentamente.
Kelly era un fiume in piena. Raccontò della notte in cui non era successo niente, di Brandon, del bambino e di come ha bisogno di dirlo a lui.
Nat mantenne una espressione pacata e serena. Le  accarezzò i capelli.
"Bran sta per venire qui. Passa qui tutte le sere. Se vuoi lo aspettiamo insieme oppure se preferisci gliene parlo io. Lui mi ascolterà. Mi dispiace piccola Kelly per ciò che stai passando."
Le porse un tovagliolo in assenza di un fazzoletto dignitoso.
"Asciugati le lacrime."
"Nat e se non vorrà ascoltarmi?"
Lui sorrise.
"Ti ascolterà" le disse "credo che non veda l'ora di ascoltarti ma succede  piccola mia, che a volte non sai come tornare indietro. Credo che sia successo questo a Brandon. Lui non sa come tornare. Ha perso la strada. Allora dimmi, vuoi qualcosa?"
Kel sorrise fra le lacrime "una fetta di torta di mele?"
"Perfetto" sorrise Nat.
"Speriamo solo di non vomitare" rise Kel fra le lacrime.
Nat le servì una fetta di torta "vuoi la panna?"
"No grazie"
Si avvicinò al bancone.
"Quando nascerà?"
"Tra cinque mesi."
"E dimmi, è un maschio o una femmina?"
Kel abbassò la testa "non l'ho voluto sapere."
"Perché?"
"Perché non c'era Brandon con me" disse Kel.
"Questo è molto dolce" sorrise Nat "ah ragazzi miei, da qui vi ho visto entrare migliaia di volte con i vostri problemi, con i vostri amori. Avete reso la mia vita felice. Piena. Sono stato fortunato."
Kel sorrise.
"Si possono proporre i nomi?"
"Certo".
"Allora io voto per Nathan se è maschio. E per Grace se femmina."
"Grace?"
"Mia madre si faceva chiamare così e così mi sarei dovuto chiamare io se fossi stata femmina" Nat alzò le sopracciglia in modo giocoso che fece ridere Kelly,  poi improvvisamente la sua espressione cambiò si portò una mano al petto. Il suo viso divenne una maschera.
Kel se ne accorse subito "Nat? Nat?"
Lui crollò a terra e Kel fece il giro del bancone.
Il campanello del Peach suonò in quel momento e la voce di Brandon fece il suo ingresso.
"Nat?" chiamò.
"Brandon!!" la voce di Kelly terrorizzata lo attirò con urgenza.
"Kel cosa fai qui" disse lui scorgendo la sua testa dietro al bancone piegata su Nat.
"Nat sta male" disse lei mentre sbottonava la camicia dell'amico.
"Chiama il 911 Kel" le chiese Brandon, fece un salto oltre il bancone sostituendo Kel e cominciò a praticargli il massaggio cardiaco.
"Oh Dio Nat" sussurrò Brandon mentre premeva sul suo torace.

Oltre la fine. Beverly Hills 90210Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora