Capitolo 53. L'ora muta.

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Londra
JT andò a prendere Brenda all'aereoporto. L'aria era fredda, attorcigliata, frizzante. In pieno clima pre natalizio.
"Allora?" la salutò dolcemente.
"Allora,  doloroso" disse lei "ma questa volta ho fatto quello che dovevo fare".
"Sono contento" rispose lui.
Rientrò nel suo appartamento che profumava di pulito ed era perfettamente in ordine.
"Lo sai che ci tengo" gli rivelò JT "ogni tanto sono venuto a mettere a posto" sorrise "mi sei mancata".
"Anche tu" rispose lei. Si abbracciarono forte.
JT neanche sapeva quanto Brenda avesse bisogno di quel posto, di lui, di riprendere il suo mondo che aveva tagliato e cucito su se stessa.
Posò le valigie ma non aveva alcuna voglia di disfarle.
"Allora come sta la vecchia e cara Los Angeles?"
"Mai vecchia e cara come Londra" rispose Brenda "ho una marea di cose da raccontarti".
"Stasera ho da recensire un ristorante, riprendiamo le vecchie abitudini?"
"Si" rispose lei " ritornare a quello che ho costruito mi fa solo bene".
"Ci vediamo alle otto?"
"Si".
JT  le diede un bacio sulla fronte. Percepiva il dolore sottile di Brenda, ma anche una forza straordinaria e nuova che ella si portava dietro e che fortificava e murava qualsiasi crepa.
"Tornerà?" chiese JT prima di chiudersi la porta alle spalle.
"Non credo" disse lei.
"Io intendevo Brandon" sorrise lui malizioso.
Lei si illuminò e gli lanciò un cuscino dietro giusto in tempo perché lui chiudesse la porta. Era bello tornare a casa. Era bello sempre e comunque. Chiamò il fratello, lo avvisò che stava bene e che era nel suo appartamento. Si assicuró di come stesse lui.
"Sto bene, sono in partenza anche io".
"Kel?"
"Ahh sorellina, non me lo chiedere, la stessa risposta che mi daresti tu".
"Dovresti parlarle".
"Perché?" sospirò lui.
"Perché non ha senso quello che stai facendo".
"Mi stai facendo la predica?"
"Può darsi, ma non andartene via senza salutare, non è giusto".
"Tu sei andata via senza salutare".
"Non ho salutato te, perché per noi due non è mai un addio, ma Kel e Dylan li ho salutati. Ognuno ha avuto il suo tempo".
Brandon era sorpreso e arreso.
"Io non sono come te".
"È vero, fai schifo" rise Brenda.
Rise anche lui.
"Fai come vuoi ma presto o tardi ti pentirai se non la saluti".
"Non so cosa dirle".
"Eppure sei bravo con le parole".
"Non così bravo, evidentemente".
"Troverai il modo. Ora ti lascio, esco con JT. Che ti manda un bacio, ti avesse visto con la faccia da pugile..." disse lei maliziosa.
"Brenda..." rise il fratello dall'altra parte dell'oceano.
Quando Brandon riattaccò tenne un pochino il telefono in mano. Aperto sulla rubrica KEL. Lei aveva chiamato un paio di volte ma lui non aveva risposto. Un pretesto in quei giorni. Una guerra perdente con se stesso.
Cambiò nome sulla rubrica. Un gesto con le dita veloce.
"Pronto?"
"Dylan".
"Hei, sei resuscitato".
"Ti va di uscire questa sera? Io, te, Steve e David".
"Fantastico".
"Bene".
Prima di tornare in albergo e prepararsi per la sera Brandon si godette il cielo di fuoco sulla spiaggia. Aspettava paziente. Guardava le persone che lanciavano bastoni al proprio cane. Che si tuffavano nel rosa della sera. Che si baciavano.
Quel posto gli era mancato. Quei pomeriggi gli avevano riempito i polmoni. Ne sentiva l'appartenenza. Muta. Inossidabile. Profonda.
Quando si voltò la vide camminare verso di lui.
I capelli biondi scompigliati dal vento. Il sorriso gentile. L'urgenza di stare con lei.

Oltre la fine. Beverly Hills 90210Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora