Capitolo 30. Il ritorno di Brenda.

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Brandon era arrivato in aeroporto con largo anticipo. Il suo lavoro gli imponeva di rincorrere la notizia, stanarla se era il caso. Quindi, quando non lavorava, preferiva seguire i suoi programmi con calma, cercando di limitare frenesie e sorprese. L'aereo sarebbe atterrato a minuti e lui era già nella hall degli arrivi. Non vedeva sua sorella da diverse settimane; mentre erano trascorsi diversi anni da quando aveva visto l'ultima volta Dylan. Ripercorse con la memoria quel pomeriggio davanti casa McKay, il saluto, le chiavi che volavano dalle mani del proprietario a quelle dell'amico fraterno, la moto che si allontanava verso l'ignoto. Lo aveva sentito per telefono in maniera sporadica, prima di quella prima chiamata dall'Ecuador. Le informazioni sulla sua vita, quando disponibili, gliele aveva date Brenda. Ma lui sentiva che il rapporto con Dylan era rimasto solido, viscerale, immutato nonostante passassero gli anni nel silenzio. Silenzio e non oblio. La porta automatica si aprì, uscì per prima Brenda, divertita, sospinta sul carrello dei bagagli da Dylan che gridava.
"Signorina benvenuta a Los Angeles, dove desidera andare?" e lei che rideva a crepapelle e non riusciva a rispondere. Brandon fu felice di rivedere la sorella, di rivedere Dylan, di rivederli felici insieme. Fu felice per loro, fu felice per sè. Con un sorriso a piena bocca gli andò incontro.
"Ed i bagagli?"
"Walsh, io sono ricco! Ho pagato un gentiluomo per recuperarli sul nastro e portarli di fuori; come stai amico?" gli disse sorridendo e mantenendosì ad un metro di distanza.
"Felice di vedervi" ed i due si abbracciarono, chiusero gli occhi, si annusarono, frammenti di adolescenza e giovinezza passarono da una mente all'altra con un gioco di rimandi mnemonici quasi visibile. Brenda era felice di vedere le due persone a cui teneva di più al mondo dimostrare in quel modo di volersi bene, di volersene ancora, nonostante gli anni, i chilometri e le vicende li avessero separati. I due si staccarono.
"Ho la macchina fuori, ho affittato una limousine per l'occasione"scherzó Brandon.
"Ma finiscila" rispose Brenda, che andò ad abbracciare il fratello.
"Come stai sorellina?"
"Mai stata meglio" pensò che aveva fatto bene a tornare a Los Angeles. Soltanto quei cinque minuti avevano ripagato la scelta di tornare in California. "Io vorrei vedere Sammy, ma prima è meglio darci una rinfrescata; dove ci porti? All'Hilton?"
"No, l'Hilton non è alla vostra altezza".
"E quindi?" Brandon prese un mazzo di chiavi dalla tasca e le sventolò davanti il viso dell'amico.
"A casa McKay" Dylan guardò compiaciuto prima le chiavi e dopo il viso dell'amico. Nel tempo aveva ricomprato la casa abitata durante la tarda adolescenza, non riusciva a vedere quel posto in mano a nessun altro. Quelle mura avevano troppi ricordi da custodire. Le chiavi le teneva Kelly, lui la abitava nei frangenti che tornava a Los Angeles, anche se di fatto trascorreva tutto il suo tempo a casa Taylor, per passare più tempo possibile con il figlio, addormentarlo, svegliarlo, accompagnarlo a scuola. Era tutto fuorché un padre modello, ma quando permaneva a Los Angeles cercava di impegnarsi per rimediare. Tolse di scatto le chiavi dalle mani di Brandon.
"Queste appartengono a me".
"Assolutamente Signore", quindi gli mise un braccio sulla spalla, intorno al collo "Walsh Walsh, quanto mi sei mancato" e sorridenti si avviarono verso il parcheggio.
"Piccioncini, ci sono anch'io" li inseguì Brenda.
Kelly era nervosa, aveva messo la casa in ordine, preparato qualcosa da mangiare, lavato e vestito Sammy; stava sorseggiano un bicchiere di vino per stemperare la tensione. Circa mezz'ora prima, aveva ricevuto un messaggio di Brandon che recitava "A breve saremo da te, mi raccomando, stai tranquilla" tutti gli stati d'umore aveva attraversato, tranne quello della tranquillità. Era scoppiata a piangere un paio di volte per il nervosismo e si era dovuta ripristinare il maquillage, leggero ma presente. Andava dalla finestra al forno alla tavola alla finestra. Il tutto cadenzato dal calice che prendeva e riposava sul tavolo. Cercava di controllarsi, non voleva perdere la lucidità a causa dell'alcol; ma la tensione montava e non accennava a darle tregua, nonostante il vino. I fari di un auto illuminarono il vialetto e Kelly sentì il cuore in gola. "É bellissima, mi ricorda vagamente casa nostra!" esclamó Brenda, abbastanza serena, appena scesa dalla macchina. Seguita a ruota da Dylan e Brandon. Fu un tuffo nel passato. Quella che fu la sua migliore amica, poi un'amica, dopo non lo sapeva più; i due uomini che aveva amato e che ancora, in maniera particolare e diversa, amava; tutti nel suo giardino, avanzare inesorabili verso la porta. Non aspettò che bussassero, prese il coraggio a due mani ed aprì. "Benvenuti"
"Ciao Kelly" le sorrise Brenda, che sembrava sinceramente contenta di vederla. Le due donne si abbracciarono; c'era sicuramente meno trasporto rispetto a quello visto tra i due ragazzi all'aeroporto, ma era comunque una stretta affettuosa. Quindi fu il turno di Dylan, la prova più difficile "Ciao Kelly" le sorrise l'uomo, e le diede un bacio sullo zigomo destro. Le gli sorrise e rispose "Ciao Dylan".
Forse era meno difficile di quanto pensasse. E fu il turno di Brandon che seguì gli altri due all'ingresso e le sussurrò "Come stai?"
"Meglio, ora che sei accanto a me" gli rispose Kelly. "Papaaaaaaaaaaaa" si sentì dal piano di sopra; Sammy arrivò come una furia in cucina e buttò le braccia al collo di Dylan "Vieni qui campione!" un altro abbraccio che trasudava amore. Dylan era veramente felice di abbracciare il figlio e Sammy era in visibilio. Kelly sentì un accenno di disagio per Brenda e per Brandon, percepiva di trovarsi in una posizione stranamente scomoda. Brandon rimase lontano, silenzioso. Brenda guardava i vari attori in cucina aspettando che qualcuno le introducesse il piccolo McKay.

Oltre la fine. Beverly Hills 90210Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora