Capitolo 33. Casa Walsh.

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Casa Walsh.

Quando Brandon accostò l'auto al marciapiede, vedere casa Walsh fu un pugno dritto allo stomaco. Il prato tagliato. Il vialetto in ordine. Era come una volta aveva detto Dylan, quello che gli piaceva di quella casa e di quel cortile era che fosse una certezza. Immutato.
I gemelli rimasero in silenzio, entrambi, solo per qualche secondo.
"È più bella di come la ricordavo" disse Brenda.
Cercarono di individuare le finestre delle loro stanze.
Cominciarono a parlare del loro primo giorno.
"Ti ricordi? Scatoloni ovunque".
"Già" rise Brenda " e quella macchina che avevi"
Brandon la guardò " Vorrai scherzare, una delle migliori al mondo"
"Come no".
"Abbiamo passato dei momenti meravigliosi qui e anche difficili".
"Sai cosa ricordo più di quelli anni?"
"Cosa?"
"Il fatto che non importava quanto brutta potesse essere mai stata la giornata, o bella, o emozionante. Sapevo che saresti apparso alla mia porta, o tu, o mamma, o papà. La certezza".
"Vero" sospirò Brandon "anche per me. Ma ad un certo punto siete andati via tutti."
"Gli anni di Steve, Valerie e Kelly?"
"Già" ridacchiò Brandon "sono stati belli, certo Valerie non ha reso la mia convivenza con Kelly semplice o forse è stata colpa mia, ma i primi anni, quelli con voi. Avevano un altro sapore. Quella granitica certezza che non sarebbe successo nulla di male, terribile o irrecuperabile" ci pensò su "non hai idea di quanto tu mi sia mancata in quegli anni"
Brenda sorrise.
"No" riprese Brandon "dico davvero."
"Posso aiutarvi?" Un uomo era uscito dalla casa insospettito dalla presenza dell'autovettura.
"Oh cavolo" disse Brandon che si affrettò ad uscire dall'auto "salve buonasera!"
"Avete bisogno di qualcosa?" Il tizio era un uomo sui cinquanta anni, pienotto, faccia simpatica, ma di fatto erano sulla sua proprietà e la questione avrebbe indisposto chiunque.
"Ci dispiace averla disturbata".
Anche Brenda scese dall'auto "vede vivevamo qui una volta, anni fa, siamo solo passati per vedere la casa"
"Oh!" Fece l'uomo "siete i Walsh".
I ragazzi furono sorpresi che l'uomo sapesse chi fossero loro.
"Si" disse Brenda indicando lei e il fratello "siamo Brenda e Brandon Walsh"
"Molto piacere, Greg McMinley"
"Salve Greg"
"Volete entrare?"
"Oh no.. eravamo solo passati "si giustificò Brandon
"Si, ci piacerebbe molto" disse Brenda che si affilò dietro a Greg.
"Diavolo" pensò Brandon affrettando il passo mentre Brenda si girava per fargli l'occhiolino.
Tutto era rimasto intatto. Cambiati i mobili del salotto. Il divano di Jim e Cindy era finito chissà dove.
"Teresa vieni" la moglie di Greg si affacciò dalla cucina. Una bella donna dagli occhi vivaci.
"Questi sono Brenda e Brandon Walsh"
"Quei Walsh?"
"Si proprio loro"
"Non è che abbiamo lasciato qualcosa da pagare?" sussurro Brandon alla sorella "perché nel caso quanto hai in tasca"
"Diciotto dollari" rispose Brenda ridendo "te?"
"Centosei circa" rise lui.
"Ci sono alcune cose vostre qui"disse Greg.
"Cose nostre?"
"Scatoloni, avevo l'indirizzo dei vostri genitori ad Hong Kong, ma le scatole sono tornate indietro"
"Sono a Minneapolis, adesso".
"Ah ecco"
"Vorremmo restituirveli"
"Certo, siamo qui" disse Brandon allargando le braccia.
"Possiamo offrivi qualcosa?"
"Oh non vogliamo disturbare.."
"Maaa..." una voce gridò dal piano di sopra.
Teresa sembrava mortificata "ti dispiacerebbe non urlare? Jordan e Sara, potete scendere per favore?"
"Avete due figli?"
"Jordan di 17 anni e Sara di 15"
I due fecero capolino poco dopo. Strinsero le mani debolmente ai Walsh.
"Vivevano qui una volta" disse Teresa con entusiasmo.
"Un po' di anni fa" disse Brenda.
I ragazzi sorrisero ma erano più concentrati sulle loro cose che curiosi.
"Io devo uscire con Michael" si rivolse subito Sara alla madre "ma facciamo solo una passeggiata, niente di che".
Greg sembrava infastidito, ma la presenza dei Walsh lo costrinse a non dire niente.
Si accomodarono in salotto e parlarono del più e del meno. Greg era un avvocato, ma desiderava avere uno studio associato per conto suo. Difficile a Los Angeles. Per questo stava aspettando risposte in giro per la California.
"Sarà complicato spostare i ragazzi. Una volta fecero una proposta a nostro padre. E ci opponemmo tutti, anche mia madre" raccontò Brenda.
"Già" rispose Greg "è già complicato, vado a prendere le vostre cose".
"Siete venuti a spolverare un po' di ricordi?" chiese Teresa, sperando di non essere troppo invadente.
"Già" rispose Brenda "Pare che ci siamo immersi questa settimana. È sempre bello tornare a casa però".
Greg tornò con due scatoloni.
Uno Brenda lo riconobbe subito. L'altro non gli era familiare.
"Erano rimasti su una mensola del garage. Poi i vecchi inquilini li avevano sepolti definitivamente."
Brenda e Brandon caricarono le scatole in macchina.
Non gli diedero neanche un'occhiata, era come se sapessero cosa ci fosse dentro. Cose da tenere. Cose che tornavano indietro.

Casa Taylor.
Kelly cedette il suo letto a Dylan e Sammy. Lui voleva il contatto fisico. Ne era disperatamente affamato. Ne erano entrambi.
Scese a sistemare i bicchieri e a leggere qualche appunto d'ufficio e Dylan si affacciò poco dopo.
"Impegnata?"
Kelly distolse lo sguardo dal suo lavoro.
"No, vieni"
"Stai bene?"
Lei rise "il fatto che tutti mi chiediate se sto bene la dice lunga sull'opinione che avete di me. Una mammoletta?"
"No" Dylan rise "è solo che non è facile. Si sa".
"Già" fece spallucce lei "vuoi mangiare qualcosa?"
"No. Volevo solo chiederti se domani ti va se porto Sammy un po' fuori e salta scuola".
"Certo. Scommetto che è su di giri".
"E vorrei portare anche Brenda"
Kelly non tradì nessun sentimento. In realtà la feriva un po', come era giusto che fosse, aveva sempre cercato di tenere tutto in piedi, sempre, le veniva difficile la resilienza agli urti, aveva superato la rabbia, e resisteva nella comfort zone dell'accettazione.
Non era lui, era l'idea che aveva di lui, era quanto aveva pagato per quel rapporto disperato che avrebbe voluto, e sembrava sempre tutto totalmente inutile. La verità è che si rischia di impigliarsi in atteggiamenti del genere.
E lei si era impigliata e quando se ne è resa conto lo aveva lasciato andare. Con fatica. Come aveva fatto Brenda anni prima. Come le avevano imposto. Senza scelta.
"Quindi è una cosa seria?"
"Non lo so" rispose lui " viviamo in continenti diversi. Lei neanche si fida. Nessuno si fida di me."
"Ah strano.." rispose Kelly.
Dylan rise "mi dispiace per qualunque cosa che io ti abbia fatto Kel".
"Anche a me" rispose lei "vorrei solo che rimanessi più tempo, per lui non per me, ogni volta è troppo doloroso, e tu e io lo sappiamo bene".
Dylan non rispose. Teneva lo sguardo basso.
"Non ti chiedo di rinunciare a niente" gli disse Kel "ma questi anni passeranno e non voglio che Sammy cresca come siamo cresciuti noi. Guardaci, siamo emotivamente disperati. Tutti e due".
Dylan ancora non rispose.
"Io vado a dormire" finì Kelly arresa "buonanotte Dylan"
"Notte".
Kelly sali al piano di sopra. Guardó un po' il cellulare. Messaggi zero.
Lo posò sul tavolino e si giró da un lato.
Gli occhi sbarrati a guardare il vento che soffiava fuori.. l'ombra delle foglie, i rami.
Vento fuori e dentro.

Oltre la fine. Beverly Hills 90210Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora