Brandon aspettava Barret per quella mattinata. Voleva sbrigarsi abbastanza presto. Ormai il reportage era quasi pronto e avevano deciso di lanciarlo poco prima del cambio della guardia. Se non fosse che il consiglio comunale aveva appena deliberato la costruzione di un nuovo stadio per le leghe minori e anche in quel caso l'appalto era andato a ditte amiche dei consiglieri.
Servivano nuove ricerche, era un lavoro infinito. Il problema della cronaca stava nei riscontri. Sarebbero piovute denunce su denunce per diffamazione e una volta lanciata la notizia probabilmente i federali avrebbero sequestrato tutto il materiale, il giornale sarebbe stato in balia delle onde, e questo a New York lo sapevano e lo adoravano.
Forse avrebbe dovuto tornare all'idea originale di scegliere qualche ulteriore collaboratore per questa storia. Prendere decisioni direttive, approvare gli articoli, e seguire questa storia cominciava a diventare veramente pesante.
E il cerchio rosso del giorno della partenza per Washington si stava avvicinando.
Cellulare. Messaggi zero.
A volte si sentiva sollevato all'idea di andare via. Alle volte sentiva solo la necessità di bere qualcosa di forte. Altre sentiva una nostalgia bianca.
Brandon con il tempo si era piegato ai sentimenti. Soprattutto dopo che era stato in guerra. I legami erano davvero ciò che teneva annodato il mondo.
"Si Betty?"
"Direttore Walsh, c'è il direttore Barret al telefono"
"Passamelo Betty"
"Bran, oggi non vengo, Mandy non sta bene"
"Non ti preoccupare vado avanti da solo"
Silenzio dall'altra parte.
"Posso fare qualcosa per te?"
"Non lo so, no, credo di no. Non sta bene."
La voce era spezzata. Ma una spezzatura tagliente, dolorosa.
I legami sono ciò che tiene annodato il mondo, ripensò Brandon. Prese in mano il cellulare, scrisse e cancellò un paio di testi, non sapeva cosa dire. Era un idiota.
Il cellulare che teneva in mano si illuminò "Kel".
I legami sono ciò che tengono annodato il mondo.
"Cosa fai?"
"Un paio di colloqui con ragazzini impertinenti, te?"
"qualcosa che ha a che fare con l'impertinenza".
Avrebbe voluto chiederle qualcosa di più della notte trascorsa ma non disse una parola. Si trattenne.
"Siamo andati a casa Walsh ieri".
"Sul serio?"
"Si, abbiamo conosciuto i nuovi proprietari".
"Come è stato?"
"Nostalgico".
"Qualche volta ci sono passata anche io davanti".
"Sul serio? Non ti è di strada"
"Eh lo so.. ma mi conosci, sono una romantica. Io ci ho vissuto degli anni meravigliosi. Praticamente stavamo a cena a casa vostra ogni sera. Non so Cindy come facesse. Io ce la faccio a malapena con uno".
"Te la cavi benissimo".
"Dici?"
"Dico. Comunque" riprese Brandon "ci hanno ridato due scatoloni che sono rimasti lì. In fondo al garage. Uno era di Brenda, uno mio".
"Credevo di averti spedito tutto a Washington".
"Questo è voluto rimanere a casa Walsh".
"Cosa c'era dentro?"
"Libri. Appunti inutili. L'anello".
Kel rimase in silenzio.
"Ah" sospirò ridacchiante Bran "non ti biasimo... ci ha portato una rogna quell'anello".
Kel scoppiò a ridere.
"L'anello stregato" riprese Brandon "è persino riuscito a rimanere nascosto in casa Walsh, voglio dire, fa paura".
Kel ancora rideva, non riusciva a fermarsi "oddio Bran, non ce la faccio. Non riesco a fermarmi".
Le piaceva farla ridere.
"Comunque formalmente appartiene a te" disse lui più serio "lo hai ricomprato tu. Per cui mi tocca chiedertelo, anche se temo per la tua incolumità, lo vuoi?"
Era vero, apparteneva a lei. Era stata lei a metterlo in uno di quegli scatoloni poco dopo che Brandon partì. Non lo voleva vedere. Non lo voleva tenere.
"No" rispose Kel seria.
La risposta un po' ferì Brandon ma la capiva "io però mi vergogno a tornare in gioielleria dopo sette anni per restituirlo, forse lo porterò a Cindy. Ci scommetti che sto coso è capace di tornare da Minneapolis ?"
Kel rise di nuovo "ah Bran..volevo solo salutarti, ti ho chiamato per questo".
"Sono contento che tu abbia chiamato. Avevo scritto un paio di messaggi. Li ho cancellati tutti. Un idiota"
Kel fece un sorriso nascosto, era contenta di sentire Bran, contenta e basta.
"Ci vediamo questa sera".
Brandon riagganciò il telefono e aprì il cassetto. L'anello era li, nella sua scatolina blu di velluto. L'anello stregato. Gli era venuta voglia di guidare, di premere sull'acceleratore come uno scemo. Di prendersi gli schiaffi di un po' di alcol. Di fare il pieno alla macchina e guardare i treni che passavano. Mettere un cartello alla porta con scritto non disturbare. Chiuse la scatolina e la rimise nel cassetto. Era tardi per chiedersi chi avesse vinto e chi avesse perso.
Sarà che lei non lo amava o non lo voleva amare.
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Oltre la fine. Beverly Hills 90210
FanfictionFanfiction su una delle serie più amate degli anni 90 BeverlyHills90210. Una finestra su cosa è successo dopo la fine della famosa serie tenendo in considerazione le dichiarazioni degli scrittori, attori, e le interviste rilasciate. È una fanfiction...