143. Cambiamenti.

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David entrò rapidamente in cucina, aprì il frigorifero e recuperò una birra. Donna stava preparando la pappa per il piccolo Ethan, che nel seggiolone stava battendo con rabbia un cagnolino di plastica contro il vassoio. Il ragazzo aprì la bottiglia e prese un lungo sorso, sperando che gli infondesse coraggio.
"Come sta Clare, l'hai sentita stamattina?"
"è ancora molto provata, le ho anche proposto di dormire da lei un paio di notti, ma ha rifiutato"
David non la stava neanche a sentire; Donna prese la ciotola nella quale aveva riversato il contenuto del tegamino e si accomodò di fronte al piccolo, cominciando ad imboccarlo.
"Mammina ti ha preparato un bel passato di verdure; ci sono le carote, le patate – il piccolo sorrideva ed apriva la bocca – e tante cosine buonissime che ti faranno crescere forte e felice; aahm"
"Donna, sto pensando di cambiare lavoro".
Donna continuava a guardare suo figlio, senza sosta per non perdere il ritmo "Hai sentito amore di mamma? Papà vorrebbe cambiare lavoro; ma cosa mai avrà in mente questo birbante?" e gli lanciò uno sguardo dubbioso
"Vorrei ricominciare a gestire il Peach Pit"
"Ah bene, vuoi fare il muratore? Ma ne hai le competenze?"
"Dai Donna, non scherzare, sto cercando di dirti che il mio attuale lavoro mi ha stancato, non ho alcuno stimolo e devo cercare nuove motivazioni"
Ethan aveva finito la passata, Donna si alzò ed andò a recuperare un vasetto di frutta per terminare il pasto
"Noi non ti motiviamo abbastanza?"
"Sai cosa voglio dire, voi non c'entrate. Ma non mi basta essere David il marito e David il padre. Voglio di più. Tu hai la tua attività, mi sembra. Non è che hai smesso per seguire la famiglia."
"Ed infatti nessuno ti chiede di smettere. Qui sei tu che vuoi cambiare la tua professione, per farne una che hai già fatto e che ti stava portando al fallimento. Tra l'altro, non per rivangare il passato, ma ti rammento che i debiti del Peach Pit sono stati la miccia che ha fatto scoppiare la nostra storia, l'ultima volta"
"Si, me lo ricordo, ma quella volta il problema è stato personale, non professionale. Ho tradito la tua fiducia raggirandoti a causa – rimarcò la parola – del Peach Pit. Ma non è stato il locale a farci lasciare, ma il mio atteggiamento. Cosa che non si è mai più ripetuta e mai si ripeterà."
"Capisco. E come faresti a gestire questo locale? Non lo ha acquistato Valerie? Te lo darebbe in gestione o cosa?"
David scolò quel che rimaneva della birra "No, entrerei in società con lei; lavoreremmo insieme".
Donna non lo guardò neppure "Scordatelo".
"Come sarebbe a dire SCORDATELO?"
"in che senso? Mi sembra chiarissimo. Non ci devi neanche pensare"
David sentì il sangue ribollire. Con una parola, sua moglie credeva di aver chiuso l'argomento senza volerne neanche discutere. Non le importava che lui si sentisse inadeguato, non le importava ascoltare le sue ragioni, le importava solo di lei. Fu questo che pensò Silver.
"Ed invece mi devi ascoltare, perché io ho già preso la mia decisione". David si osservava da fuori, mentre le parole gli uscivano dalla bocca come una dichiarazione di guerra. Che come tale fu letta da Donna
"David Silver, sai perché Clare e Steve non si frequentano più?"
"La cosa non mi riguarda"
"Ed invece dovrebbe, visto che il tuo amichetto non riesce a mantenere i pantaloni alzati; e seppure dovesse riuscirci, Valerie penserebbe ad abbassarglieli. E non solo a lui"
"Ti ripeto che non sono affari miei e stiamo parlando di altro, di lavoro"
"No, stiamo parlando di te che vorresti trascorrere 12 o anche 16 ore al giorno con Valerie. Ed io dovrei rimanere a casa a badare a tuo figlio mentre tu ti diverti ad organizzare concertini tra una pomiciata e l'altra"
"Donna, stai sbagliando di grosso, non è questo lo scenario"
"Forse, ma è cosi che lo vedo io. Quindi la mia risposta è un categorico NO!"
Ora i due gridavano, tanto che Ethan cominciò a piangere, ignorato dai genitori.
"Ma io non te lo sto chiedendo"
"Allora ascoltami bene, se tu hai intenzione di portare avanti questa stupida cosa, puoi scordarti di me, di tuo figlio, della tua famiglia".
In pochi secondi David rivide gli ultimi mesi fatti di rimproveri, recriminazioni, distanze siderali, grossi dubbi sulla scelta fatta. Per non parlare dell'assenza del sesso. Aveva atteso anni prima di accedere all'inviolabile corpo di Donna ed ora si sentiva accampare motivazioni quali la stanchezza, il mal di testa, il seno dolorante ed altri classici cliché. La minaccia della moglie gli sembrò una via di fuga imperdibile.
"Se è questo quello che vuoi" ed andò nell'altra stanza, sentendosi urlare dietro "Stai molto attento David, non fare cose di cui potresti pentirti".
Dopo qualche minuto si ripresentò in cucina con il giubbotto in mano, Donna stava cullando Ethan, che era riuscita a calmare.
"Sono già pentito". Donna rimase sola quando sentì sbattere la porta. E cominciò a piangere in silenzio.

Andrea aveva appena finito il turno diurno e si avviava stancamente verso la macchina nel parcheggio dell'ospedale, quando si sentì chiamare "Dottoressa Zuckerman!". Si voltò, era Philipe, che stava chiudendo la sua vettura. Gli sorrise.
"Come stai Philippe?"
"Non mi lamento. Ho il turno di notte oggi, tu?
"No, io ho appena terminato e stavo andando a casa. Sono distrutta."
"Non ci siamo più visti né sentiti dall'ultima volta. La serata, sino a quella chiamata, credo stesse andando abbastanza bene"
"Si, benissimo. Poi quel trauma l'ha rovinata. Però non potevo sperare in una cena più bella di quella. Almeno sino al trillo del telefono."
"Ed allora perché non ci siamo più visti?"
"Bèh, tu non mi hai più invitata"
"Ah è così?" il medico sorrise
"Sono una brava ragazza all'antica, che ti credi?"
Philipe fu preso da un impeto goliardico
"Quindi, ad una brava ragazza all'antica non si addice di certo un atteggiamento del genere"
"Quale attegg..." Andrea non riuscì a terminare la domanda, che Philipe l'attirò a se e la baciò con ardore.
"Philipe, ma ci vedono"
"E quindi? Non facciamo nulla di male, né stiamo tradendo qualcuno. Cosa abbastanza rara in questa struttura"
"Ah si – Andrea sorrideva, ancora tra le braccia dell'uomo – e tu che ne sai?"
"La macchinetta del caffè"
"Cosa?" era sempre più divertita
"Le storie che si sentono davanti la macchinetta del caffè...non ne hai idea"
"Mi sa che devo ricominciare a prendere il caffè"
"Ora vado, devo timbrare. Ti chiamo domattina appena finisco il turno. Ah, ma tu lavori domani?"
"No, sono off"
"Potremmo andare fuori allora!"
"Dopo una notte in bianco?"
"Non sarebbe la prima volta. Ti passo a prendere domattina alle 9.30"
"D'accordo, a domani" gli diede un soffice bacio sulle labbra e salì in macchina, felice come non era da tempo.

Oltre la fine. Beverly Hills 90210Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora