Capitolo 67. Appunti.

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Steve era crollato sul divano insieme a Sammy. Non era riuscito a liberarsi dal senso di tristezza che lo opprimeva. Si vedeva che c'era qualcosa di buio che voleva prendere il possesso di lui, prenderne lo spazio.
Brandon e Kelly non vollero svegliarlo e si presero quei minuti per loro.
"A cosa stai lavorando?" chiese lui a Kelly.
Kelly buttò l'occhio sui suoi fogli sparsi sulla scrivania in salotto .
"Niente, sono solo appunti."
"Di che tipo?"
"Per qualche anno ho collaborato con una clinica per adolescenti con disturbi del comportamento alimentare e altre disfunzioni."
"Davvero? Non lo sapevo."
Kelly spezzò un sorriso.
"Non sai molte cose Bran."
Lui la guardò con un po' di malinconia per quel tempo passato lontano e che non potevano più recuperare.
"Lo so" disse lui.
"Comunque" riprese Kelly "ho fatto uno studio di una terapia che ha avuto diversi riscontri sul campo. Una ricerca solitaria e piena di soddisfazioni".
"E molto vicina a te" concluse Brandon.
"Giá" disse lei "sono anche io lì dentro. Sindrome d'abbandono, problemi del comportamento alimentare e chi più ne ha più ne metta."
Brandon prese alcuni fogli in mano e diede una rapida lettura.
"Dovresti pubblicare il tuo lavoro."
Kelly lo guardò con due occhi dolci.
"Ti ringrazio della fiducia."
"Non è fiducia. È fede in te."
Kel capì che Brandon era serio.
"Dici davvero?"
"Credi in quello che hai fatto?"
"Certamente."
"E allora ci credo anche io."
Kel accarezzó l'idea "non so" scosse la testa timida "mi servirebbe qualcuno che correggesse le bozze ormai io sono assuefatta agli errori. Il materiale è da mettere in ordine. Trovare la forma" Kel era evidentemente spaventata.
"Kel" disse dolcemente lui avvicinandosi a lei con i fogli in mano "credi nel tuo lavoro?"
Lei resse il suo sguardo quasi incantata dal quel celeste mare.
"Si" rispose.
"E allora vai avanti. Posso aiutarti se vuoi."
"Lavorare insieme?" rise Kel " ti ricordi come è andata l'ultima volta?"
"Non è come allora. Io sto qui. Sono qui".
Kel sorrise ma si vedeva che era sull'orlo di un burrone. Temeva che lui se ne andasse. Temeva che chiunque se ne andasse.
Cercò di distogliere lo sguardo ma diventava sempre più difficoltoso.
"Possiamo riordinare gli appunti la sera."
"Bran, non sono solo questi fogli, vedi questi faldoni?"
Kel aprì l'armadio a muro. Cinque faldoni zeppi di carte fecero la loro apparizione sotto lo sguardo di Brandon.
"Va bene."
"Hai già il tuo lavoro"
"Va bene"ripetè lui avvicinandosi "Kel, voglio fare qualcosa con te. Voglio stare con te."
Questo disarmò Kelly.
"E poi se il lavoro è buono" arrivò alle spalle Steve  "potrei pubblicarlo io. Avere l'esclusiva".
I due uomini la guardavano e Kel senti qualcosa risalire dalle viscere di se stessa. Non seppe subito darle un nome. Forse felicità. Entusiasmo. Forse entrambe.
Steve aveva spezzato il momento tra di loro ma Brandon fu comunque grato. Voleva sostenere Kel. Voleva disperatamente farle capire che era tutta una opportunità.
Improvvisamente gli venne in mente la chiamata di Dylan di quel pomeriggio.
"Quasi dimenticavo" disse.
"Cosa?" chiese Kel.
"Puoi prenderti una settimana dal lavoro?"
"Potrei."
Steve osservava il rimbalzo fra i due e cominciava a sentirsi di troppo.
"Andiamo a Londra c'è la prima dello spettacolo di Brenda"
Kel si illuminò.
"Io, te e Sammy" chiuse Brandon temporaneamente.
Kel gli buttó le braccia al collo "davvero?"
"È bellissimo" sussurrò Steve facendo qualche passo indietro "sentite ragazzi si è fatto tardi e io vorrei andare a casa" si fermò sotto gli occhi dei due "ah già..io non ho una casa".
Kel si sciolse dall'abbraccio con Brandon e si avvicinò a lui. Conosceva Steve da troppo tempo per non vedere i suoi occhi arrossati. Soffriva. Terribilmente.
"C'è un biglietto anche per te" disse Brandon "vieni con noi. Ti distrai un pochino. Viaggiare fa bene".
"No dai ragazzi."
"Dylan ha prenotato il volo anche per te" gli rivelò Brandon "Steve gli amici a cosa servono?"
"Non vedo l'ora di dirlo a Sammy" Kel guardò il figlio addormentato "sara così felice".
Anche Steve si sentiva meglio. Ma si, perché no.
"Verranno anche i miei" disse Brandon guardando Kel negli occhi e la cosa un po' la innervosì. Era come sancire una ufficialità. Dopo il matrimonio mancato. Dopo tutti quegli anni.
Steve la stava osservando e capì le cose irrisolte che stavano cercando un incastro.
"Bran, perché non mi dai le chiavi" gli disse muovendo velocemente le mani "io vado a casa. Tu vieni quando vuoi. È casa tua".
Brandon lasció scivolare le chiavi nelle mani di Steve "ci vediamo dopo"gli disse.
"Non avere fretta" gli sussurrò l'amico all'orecchio.
Brandon prese in braccio Sammy e lo mise a letto. La giornata doveva essere stata pesante per lui perché non si mosse. Fu semplice infilarlo sotto le coperte.
Bran e Kel condivisero quelle ore per loro e lei lasciò che lui si addormentasse, dopo l'amore. Dopo le parole. Guardò il suo profilo nel buio ed oltre a lui la finestra. Le punte degli alberi fuori. La mattina presto lui si sarebbe alzato è scivolato via per non farsi vedere da Sammy, anche se il bambino sapeva ogni cosa, ma non ne parlava. Scrivere un libro, andare a Londra.
Sentiva la felicità impigliarsi nelle ciglia di lui. Si addormentò come non faceva da tanti troppi anni. Senza pensieri. Senza paure.

Oltre la fine. Beverly Hills 90210Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora