Steve si svegliò del tutto rigenerato. Da troppo tempo dormiva su un divano-letto, con un materasso a dir poco scomodo. E dormire nel king size dell'Hilton lo aveva restituito alla vita. Sembrava anche aver superato il trauma della confessione di Janet. Doveva ringraziare Brandon, che la sera prima, invece di accompagnarlo alla casa-redazione, gli aveva offerto di non restare da solo e di trascorrere la notte nella sua stanza, mentre lui si sarebbe adattato nella specie di dependance che la suite pagata dal giornale gli metteva a disposizione. Ed ora che mister W era uscito, poteva godere di tutte le comodità che il lusso metteva al suo servizio in solitudine e con il quale decisamente non aveva perso la familiarità. Fece una lunga doccia calda, si accomodò dentro un morbido accappatoio bianco con l'H rossa ricamata sul petto, si sedette sul divano a tre piazze ed ordinò la colazione in camera. Abbondante.
"Si, mi porti anche una bottiglia di Pol Roger, avete l'edizione Winston Churchill? Bene....no, non m'interessa il millesimo, me ne porti una bottiglia, sul conto della stanza per favore".
Riagganciò "Crepi l'avarizia" si disse e scoppiò in una fragorosa risata. Sentì bussare poco dopo.
"Il servizio è quasi migliore della camera" disse ad alta voce, mentre si recava alla porta. Aprì e trovò Valerie in tailleur e tacchi a spillo.
"Ops, cercavo Brandon" disse la ragazza.
"Mi dispiace deluderti" le rispose Steve, abbagliato da tanta bellezza alle 9 del mattino.
"Figurati – sorrise Val – che ci fai qui?".
"Il buon samaritano mi ha visto troppo giù e ieri sera mi ha invitato a condividere questa meravigliosa stanza; ed eccomi qui".
"Interessante" Valerie continuava a sorridere "Io sto andando a lavoro e sono anche in ritardo, ceniamo insieme?"
"Perché no?" sorrise di rimando Steve.
Un gioco di ammiccamenti interrotto dal carrello della colazione
"Nuovamente buongiorno Signorina Malone".
"Ciao Leonard, Steve, chiamami più tardi, devo andare".
"Lo farò senz'altro".
Steve stappò la bottiglia di Champagne e bevve un primo calice pensando che fosse di buon auspicio, mentre diversi piani sotto, Valerie saliva sul Porsche pensando che non ci fosse nulla che non poteva ottenere; e sorridendo, sgommò fuori dal garage dell'hotel.
Donna entrò in cucina con Ethan in braccio, soddisfatto da un'abbondante poppata appena terminata, con gli occhi chiusi e sorridente. Tutto era lindo ed ordinato, sull'isola erano sistemate diverse fette di pane tostato, burro, marmellata, crema di nocciola, la caraffa di caffè fumante, succo all'ananas, all'arancia, alla fragola, una caraffa di latte, una ciotola con dei plumcake, una con dei muffin al triplo cioccolate, dei donuts; David dava le spalle alla porta, impegnato a friggere le uova e decorarle con il bacon, appena tostato e croccante. Un profumo inebriava tutto il pian terreno; nonostante le temperature non fossero quelle estive, Silver indossava solo i pantaloni di una tuta Adidas, bianchi, con le tre strisce che correvano lungo le gambe esaltandone la lunghezza; il torso nudo ne metteva in risalto i muscoli dorsali che, nonostante da mesi non fossero sollecitati dalla palestra, continuavano ad avere forme attraenti. E l'impegno ai fuochi gli dava un fascino che Donna aveva dimenticato, presa da poppate, pianti e pannolini. "David, abbiamo ospiti?" disse guardandosi attorno. "Certo, gli ospiti più importanti che possa avere – disse sorridente, voltandosi verso lei – mia moglie e mio figlio, anche se lui non può gustare questi manicaretti; non ancora".
Donna sorrise; David aveva rimosso quel sorriso, a lui rivolto. Si avvicinò e le diede un bacio soffice sulle labbra; baciò anche la testa di suo figlio. "Buongiorno amore, la colazione è servita".
Donna poggiò il bimbo, che ormai dormiva placido, sulla culletta e si accomodò sullo sgabello.
"Quanta grazia, a cosa debbo questo trattamento?", "Ho bisogno di una scusa per dare il buongiorno con tutti i crismi a mia moglie?"
"Certo di no – sorrise ancora Donna – Ti amo David".
Erano settimane che non se lo sentiva dire; si sentì un verme, gli venne da piangere, ma trattenne a stento le lacrime e continuò a muoversi disinvolto ai fornelli.
"Et voilà, le uova al bacon sono pronte, come piacciono a te; croccante il bacon, ben cotte le uova". Donna fece un piccolo applauso, felice di questa ritrovata intimità con il marito. David era contento di avere illuminato quella mattina; -bip bip- squittì il suo cellulare, un sms. Guardò con la coda dell'occhio il display, riuscì a leggere solo il nome del mittente: VALERIE.
Dannazione.
STAI LEGGENDO
Oltre la fine. Beverly Hills 90210
FanficFanfiction su una delle serie più amate degli anni 90 BeverlyHills90210. Una finestra su cosa è successo dopo la fine della famosa serie tenendo in considerazione le dichiarazioni degli scrittori, attori, e le interviste rilasciate. È una fanfiction...