139. Attese.

285 5 1
                                    

Dylan e Brenda sedevano insieme nella sala di attesa. La signora Winley doveva essere una donna parecchio impegnata, l'anticamera del suo ufficio era impilato di faldoni ed il telefono della segreteria squillava fuoriosamente.
Si tenevano la mano e incrociavano le dita sfiorandosi.
"Hai l'aria un po' giù" notò Dylan.
"Si bè è per Kelly e Brandon. Non avevo idea che le cose fossero così gravi".
"Dai Bren. Non sono gravi. Si sistemeranno" Dylan cercava di rendere la questione più semplice ma effettivamente non aveva idea neanche lui che una rottura potesse essere imminente.
"Cioè" riprese Brenda alzando un po' il tono "ha preso e se ne è andata con i ragazzi, questa cosa mi manda al manicomio"
"Bren..." cercò di fermarla Dylan.
"Non ti mettere dalla sua parte"
"Non sono dalla sua parte, non sono dalla parte di nessuno"
"Non si risolvono le cose così, si parla, ci si confronta, Kelly invece scappa" stabilì Brenda utilizzando toni più cauti.
"Forse hanno provato a parlare e non ha funzionato, Kelly non ha avuto una famiglia come la vostra, appena c'erano problemi in casa la madre si faceva di coca e il padre se ne andava per mesi, è questo che ha imparato Kelly".
"Questo vuol dire che vale anche per te?"
"io non c'entro niente qui" le rispose Dylan tirandosene fuori.
Brenda fece un cenno di assenso. Si lui non c'entrava niente.
"Bran.. forse non dovresti trarre conclusioni, forse il cattivo qui non c'è. Si sono trovati in una situazione che non hanno saputo gestire, ma non è mica finita."
"Lo spero, anzi non so proprio cosa spero"
Dylan le fece uno sguardo di rimprovero che Brenda ignorò.
La segretaria della Dottoressa Winey fece cenno ai Mckay di entrare e si immerse di nuovo nelle carte.

Brandon lasciò il lavoro prima. Era rientrato da pochi giorni, dopo i vari tentativi falliti di riportare Kelly a casa. Lei aveva preso un piccolo appartamento in un residence. La cosa assurda e che davvero lei sembrava molto più serena lì che a casa con lui.
Simmons non si era fatto sentire, l'incombenza di quella notizia da realizzare e la paura di non poterlo fare, di perdere il lavoro, di doversi mettere ancora in discussione l'avevano frustrato, l'avevano portato oltre il limite. Avrebbe voluto riavvolgere il nastro. Tirare indietro le parole dette e seppellirle.
Ora aveva tutto il tempo che voleva, non sapeva che cosa farsene. Senza Grace, senza Sammy e senza di lei.
Salì le scale e bussò alla porta. Kelly gli aprì e gli regalò un timido sorriso.
"Ciao" gli disse.
"Grace è pronta?" chiese Brandon.
"Veramente si è addormentata ma dovrebbe svegliarsi a minuti. Vieni accomodati"
"Sammy?"
"Steve lo ha portato agli allenamenti".
"Già, è martedì. Hanno la partita domenica. Dylan non c'è?"
"Dylan aveva un appuntamento con tua sorella, per l'adozione"
"Ah è vero" si ricordò Brandon.
"Sammy vorrebbe che tu venissi alla partita. Non te sei persa una durante la stagione" gli disse Kelly parlando dalla cucina mentre armeggiava con il bollitore.
"Vuoi un tè?"
"no grazie " sorrise lui timido.
Brandon guardò l'appartamento che Kel aveva preso in affitto. Era piccolo ma ordinato. Le pareti dipinte con un azzurro molto leggero. Una sistemazione provvisoria.
"È carino qui"
Kel sorrise "ti ringrazio"
"E il lavoro come va?" chiese lei con sincera preoccupazione.
"Bene" rispose lui "bene".
"Hanno fatto i colloqui per il licenziamento?"
"Stanno chiamando per il riordino organico, ogni giorno vedo qualcuno riempire uno scatolone e andarsene".
"Ma tu non sei stato chiamato"
"Ancora no"
"Magari hai fatto in tempo".
Bran non rispose alla domanda.
"E tu?"
"L'università mi ha dato la possibilità di lavorare da casa e organizzare i corsi per l'autunno. Gli appuntamenti per i convegni sono stati annullati ma non fa niente, hanno capito la situazione e avevo quasi concluso il calendario. Mi hanno sostituito con Macgragor".
Brandon la fissava. In piedi, solo. La guardava in un modo che lei non riusciva a sostenere.
"Kel..." sussurrò lui.
"Ti prego no. Va bene così" disse lei anticipando qualsiasi questione "io non sono pronta a tornare a vivere con te. Non ora."
Questo ferì Brandon profondamente ma si avvicinò lo stesso a lei "Kel guardami" le disse  e lei lo guardò.
"Mi dispiace per le discussioni, per essermene andato quella sera, per qualsiasi cosa abbia detto, mi dispiace per tutto, per favore, non puoi far crescere Grace qui, torniamo a casa insieme, che senso ha vivere separati. Io ti amo, amo tutto di te. Mi piace vederti la mattina vicino a te. Tu puoi dirmi onestamente che non è quello che vuoi anche tu?".
Gli occhi di Kel si inumidirono di tenerezza e rabbia.
"Io non sono sicura di volere la stessa cosa che vuoi tu" gli rispose "sono confusa. Penso che un po' di tempo separati possa farci bene."
"No..Kel" lui si aggrappò alle mani di lei brevemente "possiamo sistemare le cose, dimmi che mi ami"
Kel non rispose e  vennero interrotti dal pianto di Grace.
Ne seguirono secondi che parevano interminabili.
Kelly non si mosse, Brandon era sull'orlo di un precipizio. Abbassò gli occhi, arreso dalla non risposta di Kel che era già una risposta. Ora sentiva distintamente la rabbia. Fu Brandon ad andare da Grace. La prese, la vestì con cura.
Kelly si affacciò poco dopo e osservava Brandon mentre maneggiava delicatamente la figlia che come sempre gli aveva regalato il suo sorriso. Brandon sentiva la presenza di lei. Poteva sentirne l'odore bianco a distanza. Sapeva a memoria ogni movimento che lei stava facendo in quel momento. Come piegava la testa. In quale posizione erano le sue mani.
Non si girò.
"Torna a casa Kel, sarò io ad andarmene, va bene? Non voglio che Grace viva qui, i ragazzi hanno tutte le loro cose, vado via io" le disse lui.
"Non lo devi fare"
Brandon passò un pollice sui suoi occhi tirando via una lacrima che stava risalendo veloce. Il senso di perdita, il dolore sottile e l'incredulità che erano montati in lui .
"Quella casa l'ho comprata per te e per i bambini. Torna a casa, sarò io ad andare, almeno questo credo che tu possa farlo."
"Ci penserò su, va bene?"
"Me lo prometti?"
"Si certo" rispose lei.
Brandon tirò su Grace e la tenne stretta a sè. Evitò il contatto con lei. Non sarebbe riuscito a sopportare nulla.
"Te la riporto verso le sette questa sera"ed è l'unica cosa che lui disse prima di lasciare l'appartamento.  Senza voltarsi. Kel avvertì il vuoto. Qualcosa risalì velocemente. Non poteva sopportare che lui non la guardasse. La freddezza la schiacciava contro un muro. Si mosse per fermalo ma sentì la porta sbattere e lei rimase in piedi nella stanza.

La Winley era una signora di mezza età, vestiva un tailleur consumato di un viola tenue. Ricordava un pochino la signora Teasley. La preside del liceo. Si dilungò parecchio nel riferire quali fossero le lungaggini e i procedimenti per una adozione internazionale e per portare Blanca negli Stati Uniti. I rapporti con l'Ecuador erano buoni ma non idilliaci.
"Certo" disse "la vostra situazione economica è direi oltre le aspettative, ma dovrete sottoporvi a colloqui psicologici, come coppia e separati, e altrettanto farà Blanca in Ecuador. Il fatto che voi abbiate già un rapporto con la bambina potrebbe essere un'arma a doppio taglio".
"In che senso?"
"Favorisce l'integrazione ma può anche falsare i rapporti. Insomma è qualcosa che dobbiamo curare. Con la vostra adozione la bambina diventerebbe cittadina americana e l'immigrazione vuole sempre vederci molto chiaro".
Brenda strinse la mano di Dylan e lui le regalò un sorriso semplice.
"Non credo che ci saranno problemi" sussurrò Brenda felice.
Dylan mostrava a Brenda lo stesso entusiasmo. Il senso di colpa per quello che era accaduto lo massacrava e divorava come un mostro lento. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per vederla felice.  Quando aveva visto la felicità nei occhi suoi alla sola idea di poter prendere Blanca con sé non era riuscito a trovare nulla da dire per opporsi.
"C'è un'altra coppia per Blanca. Questo me lo ha scritto l'ufficio dell'Ecuador" rivelò la Winey "una coppia ecuadorena".
"Sapevamo che l'affido era andato male"
"È proprio questo che non va, voi sapete cose che non dovreste sapere perché il luogo dove si trova Blanca e di sua proprietà Signor Mckay. Potremmo addirittura pensare a dover trovare a Blanca un luogo più idoneo".
"No!" esclamò Brenda allarmata solo all'idea "Non ci saranno problemi. Ci sottoporremo a tutti colloqui che volete e cercheremo di limitare i contatti con Blanca in questo periodo ma la prego non la togliete da dove si trova. Non è giusto".
La Winley le diede un occhiata di sott'occhi e girò contemporaneamente le carte della pratica di Blanca.
"Il file per noi è completo" rispose chiudendo il fascicolo "vi fisseremo i colloqui nel più breve tempo possibile. È tutto".
Brenda e Dylan si alzarono contemporaneamente donando a quella donna un sorriso di speranza che probabilmente aveva visto in centinaia di volti durante la sua carriera in quell'Ufficio.
Dylan mise un braccio intorno alle spalle di Brenda. Si avviavano insieme verso l'uscita. Lei si sentiva molto più leggera. Non vedeva ostacoli, sentiva che qualcosa nella sua vita poteva cambiare per sempre. Sentiva l'amore del compagno che l'affiancava nei passi che li portavano fuori da quegli uffici.
Si strinse a lui. Appoggiò la sua testa sul petto di lui mentre ancora camminavano. Era solo l'inizio di un percorso. Un primo passo. Una impronta profonda. 
"Ho un progetto..."
"Quale?" disse lei maliziosa.
"Esattamente quello"disse lui baciandola profondamente "io e te adesso ci andiamo a fare un bel bagno caldo, così perché la signora Winley non possa dire che non siamo una coppia unita".
"Si certo, è proprio questo il motivo per cui lo fai" disse Brenda.
"Certamente"
"Dopo di che facciamo un salto agli studios"
"Ok" annuì Brenda.
" E se vuoi parlare con Kelly possiamo passarci."
Questo pensiero rabbuiò Brenda "stavi andando così bene".
"Andiamo Bren cerchiamo di capire oppure possiamo passare da tuo fratello".
Le passò al volo il casco, l'aria era ancora calda e sapeva di mare e di cose nuove.

Oltre la fine. Beverly Hills 90210Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora