Capitolo 11. I4ever.

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Los Angeles

Brandon parcheggiò l'auto sotto la sede del Beat. Si fermò qualche attimo ad osservare i contorni di cemento delle mura intorno a lui.
Il giornale non esisteva più da tempo. Steve glielo aveva detto, ora sull'ingresso in vetro c'era una piccola insegna I4ever casa editrice.
Brandon sentì la malinconia di ciò che era andato perduto.
Non era il Times. Non era il Washington post. Ma adesso che era lontano dal quel posto sentiva che avrebbe dovuto dargli di più. Percepiva l'appartenenza delle radici. Una maggiore gratitudine. Era lì quando quel giornale era nato. Era già andato via quando uscì il suo ultimo numero.
Salì velocemente le scale.
Steve era lì seduto alla scrivania. Indossava un paio di occhiali da vista che gli davano un'aria più importante.
A parte questo, era cambiato davvero poco.
Un paio di collaboratori stavano lavorando poco più in là immersi con la testa in revisioni.
Sul tavolo all'ingresso c'era una impilata di prime pubblicazioni da valutare.
"Brandon!" Steve esplose di gioia quando lo vide "vieni, entra".
"Ragazzi" chiamò l'attenzione di Kenny e Jil, i suoi collaboratori "questo è Brandon!"
I due lo guardarono appena e gli rivolsero un cortese sorriso.
"Sul serio?" rise Steve, poi tiro per il braccio Brandon e sussurrò "sono due capoccioni, troppo seri. Ma mi aiutano con le revisioni"
Brandon si guardò intorno.
Ritrovava cose familiari. Ritrovò quell'odore di carta e di ciambelle.
Steve era entusiasta di mostrargli il posto che aveva tirato su da solo. Il Beat era una avventura sua e di Brandon, ma I4ever era una creatura tutta sua.
Gli mostrò i progetti già pubblicati, la sezione fai da te, la sezione bambini, i fantasy.
Steve sembrava felice. E lo era. Guardava il suo amico osservare il frutto del suo lavoro e si sentiva orgoglioso. Vivo.
Aveva litigato anni prima con suo padre Rush. Dopo il fallimento del Beat ne nacque una litigata furibonda.
"Questo mi dispiace" gli disse Brandon.
"Andiamo, io non sono nato povero" rispose lui "ho i fondi per andare avanti. Qua sotto ho una Corvette. Ma volevo qualcosa di mio. Solo mio" rise e quando Steve rideva si illuminava tutta la stanza.
"Ho qualcosa per te"
Andò nel magazzino e tirò fuori qualcosa che Brandon non si aspettava "il primo e l'ultimo numero del Beat" incorniciati in un legno chiaro
Brandon ne rimase quasi commosso.
Prese fra le mani quel dono inaspettato. E Steve non si teneva dall'entusiasmo.
"Questo giornale è nato anche grazie a te".
Il primo numero. Wow. Se lo ricordava bene. Venne distribuito il giorno che Kel riacquistò la memoria. Quando pensava di aver perso ogni cosa improvvisamente ogni cosa tornò da lui. Fu un bacio dolcissimo. Il ritorno a casa.
"Credo di non aver mai ricevuto un regalo più bello di questo".
Brandon passò una mano sulla schiena del suo amico. Una piccola pacca. Il cuore grande di Steve. Aveva amato molto il Beat.
"Comunque ho nuovi progetti" Steve si riprese.
"Tipo?"
"Internet" disse Steve aprendo le mani in aria in uno scenario invisibile "è il futuro. Nessuno leggerà più la carta in futuro. Si farà tutto online. I libri. Le notizie. Io voglio solo accelerare i tempi" mise un braccio intorno al collo di Brandon... "li vedi quei due capoccioni Kenny e Jil!? Stanno lavorando proprio a questo. Ai formati on line dei libri. Scaricabili con un click! Capisci un click! Ho aperto anche un canale su una nuova cosa .. si chiama.. aspe... YouTube, ci metto su video dimostrativi. Come si cucina questo. Come si fa quello. Funziona! Stanno arrivando un sacco di sponsor! Questa è l'idea del secolo"
"Fammi vedere!"
"Agli ordini capo"
Steve gli mostrò un videoclip da lui stesso registrato sul gioco del golf. Il primo tiro. Posizione. Scelta della mazza. Centomila visualizzazioni.
"Centomila, capisci? È una genialata"
Steve si fermò un attimo. "Sarebbe bello riaverti qui. Con me"disse all'improvviso.
Brandon non rispose ma sentì risalire l'allegria di aver vicino Steve.
Kenny e Jil uscirono per il pranzo e salutarono brevemente.
"Ti preparo qualcosa io se vuoi"
"Perché sai, cucinare?"
"No" rispose Steve.
Aveva ricavato un appartamentino oltre il magazzino. Un divano letto. Una cucina.
Armò un paio di pentole. Mise a bollire dell'acqua dove buttò degli asparagi congelati. E mise a fare due uova sode.
Contrariamente alle aspettative, Steve gli sembrava sereno.
"Perché non ti prendi un appartamento vero o qualcosa del genere"
"E perché mai.." rispose lui "a me non manca proprio niente. Janet e Maddy hanno la casa. Io sto bene qui"; Brandon lo guardò e Steve corresse il tiro tirando fuori la verità "non lo so. Mi sembra che prendere un appartamento sia qualcosa di definitivo, di non ritorno."
"Non hai nessuna possibilità con Janet?"
"Ehh - fece lui - non al momento, ma Maddy.. lei me la dà sempre una possibilità. La verità" concluse Steve " è che Janet ha ragione. Non è facile vivere con me." Sorrise e mise i piatti a tavola.
"È pronto signor Walsh"
Pranzarono insieme. Risero a più riprese. Brandon fece un milione di domande sui libri on line.
"Se poi vuoi il cartaceo, lo puoi richiedere e ti viene stampato e inviato al momento, niente più giacenze in magazzino. Meno spese. Ho in programma di assumere altre persone".
Le cose andavano meglio di quanto Brandon pensasse e questo lo rendeva felice.
"Non ti ho mai ringraziato Steve"
"Per cosa?" Chiese lui.
"Per il Beat e per tutti gli anni insieme"
"Ma dai.."
"No" lo fermò Brandon "dico davvero, i miei articoli sono arrivati sotto gli occhi giusti grazie al Beat. Sei sempre stato un amico per me, anche quando non me lo meritavo. E io non sono venuto neanche al tuo matrimonio"
"So perché non sei venuto e non te ne faccio una colpa. Dylan e Kelly?"
"Ehhh" fece una smorfia Brandon "sarebbe stato troppo strano e troppo difficile"
"Lo so amico"
"Ho lavorato lavorato, lavorato" ridacchiò Brandon "lavorato, qualche donna in qualche porto.. ho anche incontrato Claire"
Claire. Ecco un altro nome che spuntava dal passato.
"Claire.." disse appena Steve.
"A Parigi. Lavora per una grosso centro di ricerca."
"E come sta?"
Brandon fece un segno di assenso. Benone.
"Claire" pensò Steve "grande lotta e grande amore"
"Mi ha chiesto di te, ma neanche io avevo più tue notizie"
Steve scosse la testa per mandare via qualche pensiero.
"Come abbiamo fatto a perderci cosi?" chiese.
"Non ci siamo mai persi davvero" rispose Brandon sorridendo e addentando un po' di pane.
Steve sorrise. Forse era vero.
"Allora dimmi come vanno le cose nell'importante sede di L.A."
"Bene. Procedo. Ho una cosa fra le mani. Vediamo cosa succede.."
"Ahh roba che scotta"
"Forse"
"E qui come vanno le cose?"
Brandon si fermò "che intendi?"
"Nessun rimpianto?"
"Ma tu lo sai che questa cosa dei rimpianti mi frulla in testa da quando sono tornato? Io non so dare una risposta. Questo viaggio all'indietro è anche un viaggio in ciò che poteva essere e non è stato. Ma ha senso parlare di rimpianti? Voglio dire, ho fatto ciò che volevo e l'ho realizzato. Può essere un rimpianto questo?"
"Si ma il prezzo pagato è stato alto"
"Dannazione" rise Brandon "altissimo"
Risero insieme e Steve pensò a quanto gli era mancato il suo amico. Quelle chiacchiere. Quelle risate da soli.
Brandon guardò veloce l'orologio "devo tornare in ufficio, ho delle cose da sbrigare."
Infilò la giacca e Steve ne fermò il movimento con una sola frase.
"So che stasera vai a cena da Kelly"
"Non farti film in testa"
Steve si appoggiò allo schienale della sedia " non me ne faccio, ma spero che abbiate una bella serata. Kelly non ha avuto un periodo facile. A volte mi sembra che insegua la felicità ma non riesce a trovarla. Mi è sempre sembrato cosi"
"Kelly è una persona diversa da quella che ho lasciato io. È una madre. È la preside di una scuola. Kelly quando crede in qualcosa ci crede forte anche a costo di sbagliare" Brandon si sistemò il colletto e diede la risposta che Steve aspettava "non ho intenzione di farle del male. Ma, è mancata anche a me, e purtroppo per troppo tempo ho lasciato che il mio orgoglio mi tenesse lontano. Una volta le avevo promesso che ci sarei sempre stato per lei."
"Hai fatto un ottimo lavoro direi" sottolineò ironico Steve. Brandon rise.
"Amava un altro, prima quel Matt, poi Dylan e io non ce l'ho fatta. Mi sono raccontato un'altra verità e sono andato avanti. Nell'unica direzione possibile, oltre. Puoi biasimarmi?"
"No" rispose Steve "no,"
"Ora ho tre mesi a disposizione per non so, sorridervi, ogni giorno, riavervi con me. Siete stati la mia famiglia quando la mia famiglia era troppo lontana. E ho intenzione di stare con voi tutti. Quel che ne viene fuori va bene. Senza progetti e senza manie di controllo. Sono cosi stanco di dover tenere ogni cosa in piedi. Quindi andrò a cena da Kelly, conoscerò suo figlio, perché avrei dovuto farlo anni fa. Avrei dovuto piantarla con il mio orgoglio ed egoismo e stringere la mano a Dylan e fargli le mie congratulazioni. Poi abbracciare lei e dirle che ero felice per lei. Sono mancato in tutto. E per cosa?" Brandon si fermò , poi armó il tono ironico "Ok basta questo discorso sta diventando troppo serio" rise "allora" ripresè con un battito di mani "Facciamo una corsa fino al parcheggio e vediamo chi arriva prima?"
"Sul serio?"chiese Steve.
"Serissimo. Tre, due, uno..." Brandon scattò fuori e Steve a seguire.

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Oltre la fine. Beverly Hills 90210Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora