Capitolo 392

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La sera decidemmo di invitare mio fratello a cena nell'appartamento di Simone per salutarlo per bene. Siccome dovevo prendere tutta la mia roba,dopo essere andati da Cecilia,andai a prendere mio fratello,mentre Simone andó subito a cucinare. Svuotai completamente la camera,mettendo tutto nelle valigie e con l'aiuto di Kurt,arrivammo dopo circa un'ora da Simone. Non avrei mai pensato di vedere mio fratello andarci così d'accordo: durante quei giorni sembrano quasi fratelli. Durante una delle nostre gite,ero riuscita a parlare un po' con Kurt e mi aveva detto che aveva capito quanto Simone mi amasse e che anche se giovani,avremmo potuto affrontare un passo come quello del matrimonio.

05/01/2018

Prendiamo il volo delle dieci e con un taxi arriviamo a Roma,davanti a casa di Simone all'una. Scendiamo e aiutati dal tassista,scarichiamo i bagagli. Mentre Simone é già a metà del vialetto,io rimango ferma immobile a osservare quella casa. Quella casa era arrivata a significare davvero tanto per me. Dopotutto qui in Italia non avevo nessuno e quando Simone mi aveva chiesto di restare là con lui,ero felicissima. Lui era diventato la mia casa. Quella stessa casa che peró,non avevo nemmeno avuto il coraggio di rivedere quando avevo deciso di mandare Valentina a prendere tutte le mie cose. Quella casa da cui me ne ero andata,più che mai ferita e delusa da tutto e da tutti. Quella casa in cui avevo giurato di non mettere più piede. Mentre tutti questi pensieri mi attraversano la mente,sento uno mano prendere la mia.

B: amore...

Ritorno con lo sguardo su di lui,distogliendolo da quella casa e lo vedo sorridermi dolcemente.

B: tutto ok?

Avrei preferito dire un falso sì,ma mi ricordo le parole di Cecilia e gli dico la verità.

E: l'ultima volta che ero qui pensavo sarebbe stata l'ultima che ti avrei visto.

B: se hai bisogno di tempo,possiamo andare subito in albergo.

E: no,voglio stare qui.

Simone appoggia la valigia e il borsone che ha in mano,venendomi dietro e abbracciandomi,circondando la mia pancia con le sue braccia.

B: pensi di riuscire a starci ancora?

E: sì. - faccio un respiro profondo - Ho solo bisogno di te al mio fianco.

Mi stringe,dandomi un bacio dietro la testa,per poi lasciare la presa e tornare alle valigie che ha lasciato a metà del vialetto. Mi sorride e,mentre va verso la porta,io lo seguo. Apre la porta,portando dentro anche le mie valigie,mentre io mi perdo a guardare l'ingresso e la cucina. Tutto é in ordine,come se nulla fosse successo. Sapevo che Sara era passata un paio di volte,perché Simone le aveva lasciato le chiavi e immagino che gran parte di quell'ordine sia dovuto proprio a lei. Noto lo sguardo,leggermente preoccupato di Simone su di me,ma nonostante rivedere quelle mura,mi faccia ritornare in mente dei ricordi molto brutti,sono riuscita in queste settimana a metabolizzare il tutto.

B: vuoi un caffé?

Annuisco e mentre Simone é alle prese con la macchinetta del caffé,io mi vado a sedere su uno sgabello dell'isola.

E: li hai già ricomprati?

Simone si volta,porgendomi il mio caffé e guardandomi confuso.

B: cosa?

E: i piatti.

Continua a guardarmi perplesso per qualche secondo,ma poi sul suo viso vedo comparire un sorriso accennato.

B: lo sai che odiavo quei piatti orrendi.

E: lo so.

B: mi hai fatto solo un favore a romperli.

E: non so quanti te ne ho rotti...erano tanti?

B: abbastanza.

Rimane molto serio,forse perché pensa che ricordarmi di quel momento possa farmi stare male. In parte é così,ma cerco di affrontare tutto in modo positivo e gli accenno un sorriso.

E: poi non mi sono fatta mancare nulla: ho rotto anche qualche bicchiere se non sbaglio.

B: non sbagli. - si mette a ridere - Per fortuna che le posate non si possono spaccare.

Mi metto a ridere,mentre entrambi beviamo il nostro caffé e lui finalmente si scioglie,ridendo con me.

E: ne compreró dei nuovi.

B: non serve davvero.

E: io compro i piatti e tu ti preoccuperai di riempirli.

B: cioé in poche parole "cucina e zitto"?

Mi pizzica la guancia,stringendomela tra l'indice e il dito medio.

E: no... - lo guardo con sufficienza - non ho detto che non puoi parlare. Saró felice di sentirti spiegare il modo in cui cucini.

Ci mettiamo entrambi a ridere,poi di sfuggita guardo l'orologio alla parete. Avevamo fatto colazione prima di partire e in aereo avevamo preso qualcosa da bere,oltre il fatto che arrivati a Fiumicino,mi ero fermata al bar,tuttavia ho un piccolo languorino.

B: a proposito di cibo,visto che é l'una passata,vuoi che preparo qualcosa?

É vero: ho fame,ho sempre fame. Nonostante sia davvero affamata,ho un altro grande bisogno: dormire.

E: ti spiace se vado a riposarmi?

B: affatto. Hai bisogno di qualcosa?

E: nulla. - scuoto la testa,per poi alzarmi e andare da lui - Tu non vieni?

Mi accoglie tra le sue braccia e io vado a nascondere il mio viso nel suo collo,mettendomi nella posizione che più mi fa sentire al sicuro.

B: in realtà,non sono stanco. Vedo di mettere un po' tutto a posto. Tu pensa a dormire,magari poi passo due minuti in camera.

E: ma non vado su. - gli indico il salotto - Vado a stendermi sul divano.

B: ma staresti più comoda. Vai pure su.

E: va bene di là.

B: come vuoi. - mi da un bacio - Allora buon riposo principessa.

E: grazie e non perdere tempo a sistemare la mia roba,ci penso poi io.

B: non ti preoccupare.

E: non so quanto dormiró,ma verso le cinque se sono ancora lì,vieni a chiamarmi.

B: tu pensa a riposarti.

E: ma...

Biondo ed Emma - Ricordati di... 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora