Capitolo 287

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-'devo tornare a Bologna'- 

Furono le uniche parole che Piero riuscì a dire per spiegare quella chiamata, bastarono quelle parole a Giada per capire il perchè Piero avesse cambiato espressione.

-'mi spiace Giada, pensavo di avere più giorni liberi ma mi ..'- iniziò a scusarsi Piero gesticolando nervosamente

-'non c'è bisogno di scusarsi'- lo interruppe Giada poggiandogli una mano sul braccio -'lo sapevamo che prima o poi saresti dovuto tornare su'

-'ma non credevo già così presto, non ora che stiamo insieme e siamo sereni'- si lagnò il tenore mettendo su un bellissimo musino imbronciato

-'nulla cambia amore mio, noi stiamo qui ad aspettarti. Sempre'- 

Dopo quel momento di sfogo, l'argomento non fu più ripreso. Piero si dedicò come sempre ai suoi figli e alla sua donna.

I giorni insieme però passarono presto, troppo per il tenore, e fu già tempo di partenze.

-'sto via poco principessa di papà ma pretendo che ogni giorno mi mandi la foto delle pagine fatte e quando ci sentiamo voglio che mi racconti tutto tutto' - la rincuorò Piero abbracciandola così forte quasi da toglierle il fiato

Con Tano e Celeste poche parole di raccomandazione, soprattutto per il maschietto.

-'attento alle nostre donne, eh. Nessun maschietto si deve avvicinare ne a mamma ne alle sorelline'- 

Tano annuì convinto intanto che batteva il cinque con il papà.

Giada invece era ferma sulla soglia della cameretta dei figli a vedere quella scena con gli occhi lucidi e il labbro inferiore trattenuto dai denti per non piangere.

Quando Piero si voltò verso di lei non potè non notare la sua espressione triste.

-'qualsiasi cosa , dimmi e io scendo. Capito?'- 

Giada annuì ingoiando a vuoto per mandare via quel groppo formatosi alla gola.

Doveva essere ormai abituata a quelle partenze, aveva affrontato mesi interi di distanza mentre ora si trattava di sole due settimane ma stavolta era diverso. Aveva ritrovato Piero dopo una lunga e dolorosa separazione, si stavano amando più di prima, stavano ricostruendo la meravigliosa famiglia che erano sempre stati. Ora avrebbe sentito la mancanza di Piero in un modo maledettamente nostalgico.

I due si lasciarono andarono ad un profondo abbraccio che venne interrotto dall'arrivo del taxi che avrebbe portato Piero all'aeroporto.

I giorni senza Piero passavano lentamente nonostante le mille novità che i bimbi portavano con loro dalla scuola. Le chiamate con Piero erano sempre troppo brevi tra i racconti di Tano e Gioia della scuola, quelli di Piero con il lavoro e le parole sconnesse di Celeste. Ogni chiamata iniziava con un ''mi siete mancati'' e terminava con un ''mi manchi''. Anche la mancanza dell'intimità tra i due si fece sentire prepotentemente tant'è che sempre più spesso i due innamorati si ritrovavano a darsi piacere l'un l'altro dal freddo monitor di un pc.

Una settimana era già passata da quando Piero era partito. Negli ultimi giorni Gioia si presentava mogia, sempre stanca, poco attiva nei giochi con la mamma e la sorella, aveva smesso le lezioni di pianoforte con Lorenzo, l'appetito aveva subito una brusca battuta d'arresto ed erano tornati gli incubi.

Giada aveva deciso di darle delle vitamine pensando che il tutto fosse dovuto al cambio del clima e di farla dormire nel lettone con lei per attutire l'assenza di Piero; ma fu tutto inutile.

Durante le chiamate tra Giada e Piero , la donna cercava sempre di sminuire il malessere della figlia per non far preoccupare il tenore . 

Fu alla mamma del narese che decise di raccontare tutto sfogandosi, alla ricerca di un consiglio materno.

-'nicuzza sarà raffreddore, è il periodo questo del primo freddo. Stai serena e riposa di più'- tentò di tranquillizzarla Eleonora senza ottenere grandi risultati.

Una mattinata, mentre Giada stava a casa con Celeste, venne chiamata dalla maestra di Gioia per comunicarle che la figlia si era sentita male, avevano chiamato il 118 per prestarle il primo soccorso  ed ora la stavano portando in ospedale per ulteriori accertamenti

Svuotata di ogni pensiero, Giada portò Celeste alla cognata chiedendole di occuparsi di lei e di Gaetano che da lì a qualche ora sarebbe uscito da scuola.

Senza  prestare minimamente attenzione alla strada che percorreva, Giada si ritrovò nell'ospedale dove avevano portato la sua piccina. 

Il tempo di presentarsi all'ufficio accettazioni e venne condotta nel reparto di pediatria dove ritrovò Gioia stesa a letto con un lavaggio al braccio.

Neppure il tempo di entrare in camera per avvicinarsi alla figlia che venne chiamata dal pediatra che aveva preso in cura la piccola fin dal suo arrivo al nosocomio.

-'lei è la mamma di Gioia?'- domandò il dottore per essere certo di rivolgersi alla persona giusta

Giada annuì senza trovar un fil di voce per rispondere a parole.

-'la bambina risulta avere una forte infezione interna, ho bisogno dell'autorizzazione vostro per poterle fare delle analisi più approfondite'-

In quel momento l'incubo della leucemia si fece strada prepotentemente in lei.  

Ricordò il dolore di quel periodo, il suo senso di inutilità dopo aver scoperto di essere incompatibile con la figlia, quel senso di vuoto nel pensare che la figlia stesse per morire.

-'Signora ha capito?'- le chiese con fare preoccupato il medico  -'vuole sedersi? Venga, si accomodi qui?'- le disse indicando una sedia poco distante.

Giada , come un robot programmato, gli obbedì con lo sguardo perso nel vuoto e i pensieri che vorticavano vertiginosamente senza riuscire a fermarli ne a dare loro un senso.

Il medico le ripetè quanto detto prima mostrandole dei fogli da firmare.

-'mia figlia ha sofferto di leucemia due anni fa '- trovò la forza di dire mentre firmava uno di quei foglio in maniera scomposta non riuscendo a metterlo a fuoco a causa degli occhi lucidi

-'si, signora . Lo abbiamo scoperto della cartella clinica della bambina presente nei nostri archivi'- rispose il medico con fare tenero, intuendo quale fosse la paura di quella mamma sopraffatta dalla situazione

Mentre il dottore girava il foglio per l'ennesima firma, Giada si fermò con la mano a mezz'aria.

-'Piero. Devo chiamare Piero. Lui la può salvare'- e con l'altra mano recuperò il cellulare prima di essere bloccata dal medico

-'signora le firme, al momento sono più importanti. Ci danno la possibilità di curare vostra figlia, siamo noi a poterla salvare.' - rispose con uno strascico di scocciatura nel tono di voce

Giada firmò l'ultimo foglio permettendo al medico di alzarsi per procedere al prelievo di sangue della piccolina. La donna, si alzò di scatto e raggiunse con poche falcate il medico trattenendolo per il braccio

-'salvi mia figlia, la prego. Faccia di tutto ma la salvi'.

Un incubo che si ripresenta...

Grazie a tutti, di tutto.

Un abbraccio

2.Sono qui, vivimi - (sequel di E sei Splendida)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora