Capitolo 1667

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E: tutto qui? Pensavo ti saresti spinto oltre.

B: anche io,ma mi è venuto di fare questo.

E: il mio tenerone.

Mi sorride,avvicinandosi poi alle mie labbra per baciarmi. Sposta le mani lungo le mie braccia,stringendomi i muscoli e come se mi avesse acceso un interruttore,muovo le mani avvolgendole la schiena e stringendola a me. Quando le nostre labbra si separano,rimaniamo a guardarci per qualche secondo.

E: immagino tu non abbia idea di dove sia il mio vestito.

B: ti stupirò,ma ho giocato pulito: è attorno alla sedia,sotto la mia giacca.

E: allora ho fatto bene a crederti.

B: tu non mi hai creduto affatto.

E: dettagli.

Ci scambiamo un sorriso,divertiti da questo nostro solito scambio di battute e mentre lei si mette il vestito,io mi infilo i boxer. Improvvisamente sentiamo dal piano di sotto la porta di casa aprirsi e la voce Alex.

E: vado io,sbrigati.

B: grazie.

Mi fa l'occhiolino,andando velocemente di sotto da lui e con altrettanta rapidità indosso i miei vestiti. Dopo aver riportato gli accappatoi in bagno,scendo trovando Alex ed Emma seduti attorno al tavolo in cucina.

A: papà finalmente.

B: non ci sono i bambini.

Non riesco a trattenere un piccolo sorriso che però faccio scomparire subito,non appena incrocio lo sguardo di Emma: devo aver pensato ad alta voce perché non avevo intenzione di dirlo davvero. Vado vicino ad Alex mettendogli una mano sulla spalla e salutandolo con un sorriso per poi andare a sedermi di fianco a lui.

A: lo stavo dicendo proprio ora a mamma.

E: Adele ha la febbre.

B: davvero? Cavolo mi dispiace.

A: le è venuta ieri sera e non le va proprio giù.

B: per il lavoro come farete? Vuoi che venga io a casa vostra domani,così non devi farla uscire?

A: no,vuole stare con Isa: abbiamo deciso che io mi porto Mati al lavoro e lei resta a casa con Adele.

Già normalmente è difficile riuscire a coordinare famiglia e lavoro quando si hanno bambini piccoli,ma per loro lo era di più considerato il tipo di lavoro che facevano. Una piccola fortuna era però il fatto che anche Matías facesse parte di quel lavoro,quindi riuscivano a dividerseli lui e Isabella.

B: mi dispiace sul serio.

E: Tobie cosa dice?

A: ci ha già fatto prendere qualcosa per abbassarle la febbre e nel giro di un paio di giorni dovrebbe passarle non preoccupatevi.

E: non puoi proprio stare a casa con loro?

A: purtroppo no,ma spero di liberarmi entro domani sera.

Mentre parla riesco a leggere nel suo sguardo e nel suo tono di voce quanto gli dispiaccia non poter rimanere con loro e non posso non capirlo. Quando lui e le sue sorelle erano piccole,capitava anche a me di dover rimanere al lavoro in queste occasioni e so che non lo si fa mai a cuor leggero.

A: passavo di qui e ne ho approfittato per dirvelo senza chiamarvi e farvi intanto un saluto.

E: hai fatto bene tesoro.

B: se doveste avere bisogno di qualcosa però,non esitare a chiedere.

A: grazie papà.

B: figurati,vuoi un caffè o qualcos'altro?

A: un caffè lo prendo volentieri.

Gli sorrido,alzandomi poi per andare alla macchinetta del caffè: ne preparo uno anche per me mentre ad Emma do un bicchiere d'acqua,visto che lei non beve caffè al pomeriggio.

E: hai dormito poco?

A: per niente. - si passa le mani sul viso - La febbre la fa diventare molto nervosa.

B: come tua sorella.

A: quale delle tre?

E: Em: era una vera lagna.

Ci mettiamo a ridere e,ripensandoci,mi sembra davvero l'altro giorno quando erano piccoli e ci trovavamo io ed Emma nei suoi panni. Prendo i nostri caffè,tornando a sedermi vicino a lui.

A: nessun consiglio?

E: il genio sei tu.

B: non c'è genio che tenga mio caro: per fare i genitori non ci sono scorciatoie.

A: a me spiace più che altro vederla stare male e non poter fare niente: il sonno è recuperabile alla fine.

E: ma qualcosa per lei lo fai,le stai vicino. Sapessi quante volte avrei voluto farti stare meglio io,ma più di mettermi vicino a te a dormire non potevo fare.

Istintivamente prendo la mano di Emma sorridendole: non posso non ricordarmi di tutte quelle sere in cui lui o le sue sorelle venivano nel lettone con noi quando stavano male. Alex ha ragione: quello che fa davvero male è non poter fare nulla anche perché in questi momenti,maschi o femmine che siano,cercano spesso la mamma.

B: devi andare a casa ora?

A: sì. Ero in strada perchè sono passato da Elia.

E: quello della azienda?

A: sì,doveva farmi vedere alcuni dettagli per dei lavori che abbiamo in programma.

E: dovresti riposarti invece di andare da una parte all'altra della città.

A: sto bene mamma,non preoccuparti.

E: lo so,ma non sei di ferro.

Alex alza gli occhi al cielo ridendo per poi guardare me: quando si trattava di lui Emma si trasformava nella mia versione al femminile,diventando apprensiva e sempre preoccupata per lui.

Biondo ed Emma - Ricordati di ... 9Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora