Capitolo 1756

307 25 1
                                    

G: posso farti delle domande senza che tu mi risponda male?

J: proviamo dai. Cosa vuoi sapere?

G: perché mi hai messa come tua unica preferenza?

J: cosa? - si volta verso di me sorpreso - Come fai a saperlo?

Nonostante il suo stupore probabilmente unito ad un briciolo di imbarazzo,non rispondo alla sua domanda e mi limito a guardarlo. Non credo mi serva spiegargli che ho voluto avere informazioni su di lui.

G: perché io?

J: perché non tu?

G: non sviare: mi ha detto che le gare che ho vinto,le ho vinte grazie alla mia famiglia.

J: ti ho chiesto scusa.

G: sì,ma perché dirlo se mi stimi a tal punto da scegliermi?

J: perché ho sbagliato ok? Ho sbagliato a dirti quelle cose.

Questa volta sono io a rimanere senza parole,perché nemmeno durante il nostro ultimo incontro lo avevo sentito così sincero. Le scuse che mi aveva fatto l'altra volta erano state campate in aria,ma queste sono davvero reali.

G: accetto le tue scuse,ma continuo a non capire perché hai fatto così.

J: è stato per un equivoco.

G: equivoco?

J: io pensavo che non mi avresti mai accettato.

G: ma nemmeno sapevo che saresti stato tu.

J: lo so,ma io credevo che te l'avessero detto e il fatto che non mi avessi nemmeno salutato quando mi hai incrociato,mi ha fatto pensare che mi volessi dire di no.

Le sue spiegazioni dovrebbero bastarmi,ma la realtà è che mi confondono ancora di più perché anche se fosse tutto vero,lui aveva continuato ad essere scortese. Sarebbe troppo facile se mi fidassi delle sue parole senza alcun dubbio.

G: perché allora hai continuato?

J: non avevo capito: pensavo che Roberta ti avesse obbligato ad allenarti con me.

G: quando però poi me ne sono andata,come hai fatto a non capirlo?

J: dopo l'ho capito infatti,ma ero già partito male con te.

G: se fossi stato più gentile,non saremmo arrivati a questo punto.

J: sono troppo orgoglioso: mi sarei ucciso piuttosto che chiederti scusa in quel momento.

Lo dice con un'aria molto seria e credibile: tutto quello che era partito come un equivoco,era poi degenerato a causa del suo orgoglio e posso riconoscere che non devo avergli reso le cose semplici.

G: quindi ci siamo davvero capiti soltanto male? Insomma tu pensi bene di me?

J: penso che tu sia una delle migliori se vuoi saperlo.

G: da quello che ho letto e ho visto,anche tu sei molto bravo.

J: so che non abbiamo caratteri molto compatibili,ma... io penso che possiamo davvero riuscirci.

G: me lo auguro,se vogliamo ottenere dei risultati come coppia.

Mi volto verso di lui,sorridendogli nel momento in cui lo vedo girarsi e in modo molto naturale ricambia il mio sorriso. Con quelle parole avevo implicitamente voluto dire che ero certa della mia decisione.

J: grazie e scusami ancora.

G: ora basta chiederci scusa: ricominciamo da capo. Piacere Gaia!

Mi giro leggermente con il corpo verso di lui,allungando la mano per stringere la sua e "presentarmi". Lui rimane qualche secondo a guardarmi con un sopracciglio alzato come se fossi pazza,ma poi si scioglie lasciandosi andare ad una piccola risata e stringendomi la mano.

J: Jacopo,piacere mio.

G: ovvio che è tuo.

J: non abbiamo detto che ricominciamo da capo?

G: sì,ma devo comunque fartela pagare un pochino.

J: rancorosa eh?

G: giusta.

Pur scambiandoci questo "simpatico" paio di battute,manteniamo il sorriso e questo è un bel segno. Non è facile per me dimenticare tutto,ma se vogliamo che la nostra coppia ottenga dei risultati,dovrò chiudere tutto in un cassetto e andare oltre.

G: posso chiederti come mai sei arrivato qui a Roma da Firenze?

J: hanno spostato mio padre.

G: che lavoro fa?

J: pubbliche relazioni.

G: interessante... e tua madre?

J: mia madre non c'è da qualche anno ormai.

G: oddio,mi dispiace non volevo...

J: no no,non mi sono spiegato bene: non è morta. È solo separata da papà.

Si mette a ridere ed io mi copro gli occhi con le mani per la figura che ho fatto: mi ero sentita il cuore in gola nel pensare che potesse aver perso la madre,anche se c'è da dire che lui non si è spiegato per niente bene.

J: si sono separati tre anni fa e io ho deciso di seguire qui papà.

G: come mai? Hai lasciato tante cose a Firenze: hai cambiato scuola e palestra.

J: posso superarlo: non potevo lasciare papà invece.

G: ci sei così legato?

J: da morire: con mamma non ho mai avuto un bellissimo rapporto.

Da come lo dice,non mi ci vuole molto ad intuire che anche la separazione dei suoi genitori sia stata causata dalla madre. Solitamente i figli rimangono sempre con la mamma e se in questo caso Jacopo era stato disposto a lasciare tutto per seguire suo padre,doveva significare davvero tanto per lui.

Biondo ed Emma - Ricordati di ... 9Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora