Li: damo papà Leah.
Le: no papà?
Em: dobbiamo andare da lui amore,non è qui.
Le: damo papà.
Em: aspetta un momento signorina,fai prima colazione e poi ci vestiamo.
Vado a prenderla visto che si era andata ad attaccare alla porta con la chiara intenzione di uscire. Non so come io ci sia riuscita,visto che non hanno smesso di parlare e nominare il loro papà un secondo,ma in circa mezz'oretta siamo tutti pronti. Prendo tutto quello che mi serve,metto a tutti la mascherina protettiva e partiamo. Come di consuetudine vengo fermata dopo qualche chilometro,ma mi lasciano andare essendo una situazione che rientra nelle emergenze. L'ospedale mi aveva infatti rilasciato un permesso speciale come a tutte le altre persone da usare tutte le volte che dovevo recarmi in ospedale. Quando arrivo,passiamo nel lungo tunnel che hanno costruito prima dell'ingresso dell'ospedale: è un lungo corridoio in cui viene spruzzato del gas igienizzante. In questo modo potevano avere la certezza che chiunque entrasse in ospedale,non portasse alcun virus. Ho Liam in braccio,mentre Leah ha preferito camminare. Appena entriamo,vado dritta verso la reception: non c'è molta gente,ma si avverte il solito clima triste.
X: salve,come posso aiutarla?
Em: mi ha chiamata il Dottor Bruganelli riguardo a mio marito.
X: suo marito si chiama?
Em: Clarke... Colin Clarke.
X: glielo vado a chiamare subito,mi aspetti pure qui.
Mi limito ad acconsentire con un piccolo sorriso mentre cerco di tenere Leah ferma perché non appena ha sentito nominare suo papà,ha iniziato ad agitarsi. È molto curiosa e ovviamente vorrebbe toccare qualsiasi cosa,a differenza di Liam che per fortuna rimane tranquillo in braccio. Dopo un paio di minuti,durante i quali non so come sono riuscita a controllare Leah,torna la receptionist accompagnata dal dottore. Lo avevo visto solo quelle due volte che ero potuta venire qui,perché per il resto lo sentivo solo attraverso delle chiamate. Viene verso di me,salutando insieme a me la signora che lo ha accompagnato.
X: la ringrazio per essere venuta subito e mi scuso per il poco preavviso,ma sono giorni molto caotici.
Em: non si preoccupi.
X: posso chiederle di seguirmi? - guarda Liam e Leah - Se preferisce possiamo portare i suoi figli nel reparto apposta per loro,così da essere più libera.
Em: sì grazie.
Em: venga,mi segua.
La prima volta che ero venuta,erano rimasti con me per vedere Colin. Seguo il dottore lungo i corridoi dell'ospedale che in questi mesi fanno più paura del solito. Arriviamo in una grande sale dove ci sono altri due bambini,intenti a giocare. Leah,come da copione,mi tira subito il braccio con l'intento di andare.
X: può farli tranquillamente giocare qui: il personale li sorveglia sempre.
Em: va bene.
Do un'occhiata alle due ragazze che stanno aiutando e giocando con i bambini,ma sono sicura che non ci siano problemi a lasciarli qui. Mi abbasso sulle ginocchia,mettendo anche Liam a terra.
Li: papà?
Em: tra un pochino andiamo a vedere papà,ma adesso ti va di rimanere a giocare qui?
Li: mamma no?
Em: io arrivo subito,promesso.
Le: bacino?
Em: certo,mi raccomando fate i bravi.
Do un bacio sulla guancia ad entrambi per poi guardarli andare di corsa in mezzo a quei giochi. Se non fosse che le persone in questo ospedale sono tutte disinfettate dalla testa ai piedi,non mi fiderei nemmeno a lasciarli insieme ad altri bambini.
X: venga.
Li saluto ancora con la manina per poi seguire il dottore,che dopo qualche passo mi fa entrare nel suo ufficio. Mi fa accomodare,iniziando a guardare alcune cose sul suo computer.
Em: qualcosa non va,vero?
X: no,nulla di diverso in realtà.
Em: non capisco... pensavo ci fosse stato un peggioramento.
X: beh non lo spererei fossi in lei,la situazione è già abbastanza critica.
Em: critica?
L'inclinazione di voce con cui ha detto quella parola mi suona davvero strana: Colin non era sano come un pesce al momento,ma la sua situazione era stabile e lui mi aveva detto di sentirsi meglio. Il dottore sposta lo sguardo su di me,osservandomi in modo molto confuso.
X: scusi ma lei sa che suo marito non sta affatto bene,vero?
Em: certo,ma mi ha detto che avete iniziato due giorni fa una cura di farmaci nuovi.
X: sì questo è vero. I nuovi farmaci però non sembrano comunque sufficienti.
Em: e non potreste aumentarli o provarli ancora per qualche giorno?
X: non su suo marito: come le ho detto le sue condizioni non sono per niente confortanti.
Non so se sono io ad essere così spaventata da non capire fino in fondo,ma Colin non mi ha mai detto di sentirsi così male. Certo era un virus molto forte che lo aveva portato in terapia intensiva i primi giorni,ma poi si era ripreso. Non mi intendo di medicina,ma dubito che una persona possa peggiorare se sottoposta a delle cure.
Em: mi scusi,ma mio marito dice che sta meglio.
X: meglio? Io non direi signorina: abbiamo dovuto attaccarlo al respiratore due volte soltanto ieri.
Em: cosa? No... credo che si stia confondendo con qualche altro paziente.
X: signorina l'ho vista poche volte e purtroppo qui passano molti pazienti in questi mesi,ma so chi è e le sto parlando proprio di suo marito.
Gira lo schermo del suo monitor quel tanto che basta per potermi far leggere i dati di Colin sulla sua schermata. Non sono pratica del gergo medico,ma leggo alcuni termini che non dipingono affatto un bello scenario. Questo mi confonde ancora di più perché Colin mi ha sempre detto tutto quello che i medici gli dicevano e non corrisponde a quello che leggo ora.
![](https://img.wattpad.com/cover/211394092-288-k888130.jpg)
STAI LEGGENDO
Biondo ed Emma - Ricordati di ... 9
ChickLit- SEQUEL - Simone ed Emma ormai sono grandi,così come i loro figli. Hanno dovuto fare i conti con le loro scelte e le hanno accettate,sostenendoli. La loro famiglia è più solida che mai,ma è sicuramente destinata a diventare sempre più grande. Come...