Capitolo 1776

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Non avevo dubbi sul fatto che umanamente mi potesse capire,ma sapevo che la mia sarebbe stata una richiesta molto scomoda. Sono contenta che abbia deciso di darmi il permesso. Ci scambiamo un sorriso,poi mi fa segno di prendere un fazzoletto di carta dalla scatola che si trova sulla sua scrivania.

X: ora si asciughi le lacrime. - mi sorride - Una ragazza bella come lei non dovrebbe piangere.

Em: grazie.

X: ora la porto da suo marito: dovrà accontentarsi del vetro perché non abbiamo il tempo di preparare tutto.

Em: posso mettere la tuta se vuole,non c'è problema.

X: dovremmo comunque prima sterilizzare tutto per farla entrare in sicurezza e non ne abbiamo il tempo ora.

Em: va benissimo allora.

X: mi dispiace,ma vedrà che quando tutto questo sarà finito potremmo tutti riabbracciare i nostri cari.

Mi sorride,alzandosi e facendomi poi segno di seguirlo fuori. Tramite i notiziari avevo sentito che molti medici non potevano tornare dalle loro famiglie per non rischiare ulteriori contagi e quindi anche per loro deve essere davvero difficile. Io non lo stringo,non lo accarezzo,non lo abbraccio e non lo bacio da due settimane. Può sembrare poco,ma quando hai la paura di non poterlo fare mai più,è un'eternità.

X: vuole che le faccio portare i bambini?

Em: magari dopo,vorrei parlare con lui in tranquillità. Inoltre immagino abbia bisogno di poca confusione.

X: questo è vero. Non si spaventi se lo vedrà più debole di come se lo ricordava qualche giorno fa.

Em: riesce a muoversi?

X: fa fatica,quindi non lo faccia muovere: so che è molto scomodo,ma dovrà parlargli a distanza.

Annuisco senza dire altro,ma portandomi istintivamente la mano sul cuore. Quando la settimana scorsa sono venuta qui,appena dopo che si era ripreso dalla terapia intensiva,anche se lentamente,riusciva a muovere persino qualche passo. Il dottore si ferma un attimo a parlare con quella che credo sia la capo reparto,anche se non l'ho mai vista prima. Immagino le stia dicendo che ho il permesso di andare a parlare con Colin,perché mi guarda annuendo al dottore che subito torna poi da me.

X: non c'è fretta,ma non potrà rimanere tutto il giorno.

Em: va bene.

X: vada pure,la stanza è sempre la solita.

Em: grazie.

Ci congediamo con un sorriso e io mi dirigo verso la stanza di Colin che è a circa una decina di passi da qui. Mentre percorro questo corridoio,non posso non guardare le stanze degli altri pazienti anche loro in condizioni critiche,chi più e chi meno. Le stanze di questo reparto hanno una parete completamente di vetro che dà sul corridoio e quindi si può vedere benissimo dentro. Nella stanza di una donna c'è anche una persona con indosso una tuta protettiva che immagino sia un infermiere. Abbasso subito lo sguardo per il dispiacere e anche per prepararmi a vedere Colin. La sua stanza era sempre stata la 83,un numero che da quando è qui non mi piace per niente. Gli ultimi due passi li percorro molto lentamente,affacciandomi poi alla camera di Colin. Quando riesco finalmente a vederlo,lo vedo steso sul letto. Si sta tenendo una mano sullo stomaco e sta cercando di gestire un forte colpo di tosse. Il suo letto è distante un paio di metri dalla parete,ma riesco a vederlo bene. Non ha un bell'aspetto ed è chiaro che è debole. Mi viene un forte dolore al cuore soltanto a vederlo così e sto ancora più male a pensare al fatto che lui abbia preferito nascondermi tutto. Sono affacciata alla parete di vetro,ma sono ancora in un angolo,bloccata da non so cosa. Morivo dalla voglia di vederlo di persona,ma allo stesso tempo ora muoio nel vederlo stare così. Lo osservo mentre alza lo schienale del lettino di qualche grado,usando l'apposito telecomando,probabilmente per provare a calmare la tosse. Immagino che si senta i miei occhi addosso,perché dopo qualche secondo si volta con il viso verso di me.

C: amore...

Lo sussurra molto debolmente,ma riesco a capire che è sorpreso di vedermi qui. Io mi limito ad accennargli un piccolo sorriso perché tutto quello che vorrei dirgli,mi muore in gola. Darei qualsiasi cosa per poterlo fare stare meglio e portarlo a casa con me.

Em: ehy...

È incredibile come nonostante la sua voce sia debole e stanca e i suoi occhi decisamente più spenti del solito,io lo trovi sempre l'uomo più bello che esista. Non fisicamente perché sarebbe banale,ma l'anima migliore del mondo. Mi vengono le lacrime agli occhi solo per il modo in cui mi guarda e anche i suoi occhi diventano lucidi. Non mi dice niente,ma vedo che inizia a muoversi con il chiaro intento di alzarsi.

Em: Colin no... rimani lì per favore.

C: non preoccuparti,ce la faccio.

Cercando di non dare fastidio anche agli altri,gli dico ancora di rimettersi seduto a bassa voce,ma lui non mi ascolta. Le lacrime mi percorrono le guance mentre vedo la fatica che sta facendo. Prende la sedia che ha lì vicino,trascinandosela dietro.

Em: Colin ti prego.

C: shh... non piangere amore.

Nonostante si stia tenendo una mano sullo stomaco,facendo una smorfia di dolore,riesce a dire quelle parole con la sua solita dolcezza. Vorrei poter entrare e aiutarlo,ma non posso quindi mi limito ad osservarlo mentre si trascina vicino anche tutti i cavi che ha collegati al braccio.

Em: siediti Colin,avanti.

C: no... - mi sorride debolmente - voglio guardarti un attimo.

Em: puoi farlo anche da seduto. Per favore,siediti: se sanno che ti ho fatto alzare,mi mandano via.

C: sei sempre bellissima amore,anche quando piangi.

Em: anche tu.

Accenna una piccola smorfia divertita,ma che poi si sostituisce subito ad una di dolore,quando gli viene da tossire. Ne approfitto per asciugarmi le lacrime perché non voglio che mi veda stare così male: appesantirei soltanto il suo dolore. Finalmente questo colpo di tosse,lo convince a sedersi e dopo qualche secondo sembra passargli.

Biondo ed Emma - Ricordati di ... 9Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora