Capitolo 1719

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B: ricordati di stare tranquillo Alex.

E: andrà tutto bene.

A: grazie.

E: ti vogliamo bene.

A: anche io ve ne voglio.

Em: anche noi piccolino!

Emily come sempre deve fare la guastafeste e prendermi in giro,ma la perdono visto che ha fatto ridere Leah. Li saluto ancora una volta per poi mettermi alla guida. Devo ammettere che il fatto che ci siano stati anche Emily,Colin e i bambini mi ha permesso di passare una giornata leggera,nonostante non fosse iniziata così. Vado dritto in ufficio dove credo che troverò Tobie e Viky al lavoro. Sinceramente non capisco perché Isabella abbia fatto andare Matias e Adele in ufficio quando abitano a pochi passi: probabilmente lo ha fatto perché c'è Tyron,il figlio di Viky e Tobie. La verità però,è che ho smesso di farmi domande molto tempo fa. Quando arrivo,mi aspetto di trovarmi nel bel mezzo di uno dei loro soliti battibecchi,ma a mia sorpresa trovo soltanto Isabella accerchiata dal silenzio più assoluto.

I: ciao.

A: ciao... - mi guardo intorno - come mai sei qui? I ragazzi?

I: sono un attimo a casa di Tobie e Viky: dovevo parlarti.

A: pensavo dovessi scappare.

I: Emily mi ha mandato un messaggio...

Non continua la frase,ma non ce n'è bisogno: non mi ci vuole molto per capire che deve averla avvisata del fatto che le fosse sfuggita una parola di troppo. Non credo che Isabella sapesse che Emily l'aveva vista,ma mia sorella si sarebbe sentita in colpa se non l'avesse avvertita.

A: non mi devi nessuna spiegazione: siamo separati dopotutto.

I: non avrei voluto che lo sapessi così.

A: non che tu abbia fatto molto per evitarlo però...

I: non iniziare a rinfacciarmi le cose ti prego.

A: non lo sto facendo: è un dato di fatto.

I: lascia da parte la logica per una volta.

Mi guarda con quell'espressione seccata alla quale ormai sono abituato,sospirando e andando a sedersi sul bordo della scrivania proprio di fronte a me. In effetti tendo sempre ad analizzare tutto mentre questa non una situazione che può essere studiata come un grafico.

A: va bene. Il solo motivo per cui però riesco a rimanere calmo,è aggrappandomi alla logica.

I: sono solo scuse.

A: siamo separati,quindi sei libera di uscire con chi vuoi. Vuoi che lasci da parte la logica? Bene: io ti amo,quindi come dovrei prenderla?

Le mie parole sembrano averla presa alla sprovvista,non tanto nel sentirmi dire che la amo perché questo lo sa,ma probabilmente per il modo diretto in cui l'ho fatto: ho infilato una parola dietro all'altra senza nemmeno prendere fiato. Inoltre la mia domanda retorica non lascia spazio ad altre parole.

I: io ho bisogno di andare avanti Alex,devi capirlo.

A: mi sono stancato di dover essere sempre io quello che deve capire.

I: lo hai detto tu,siamo separati: non ho fatto nulla di male.

A: oh lo so,quando non è nulla di male per te va bene.

I: dovrei rimanere da sola fino alla morte? - alza la voce - Anche se con questo lavoro,potrebbe succedere pure domani.

A: non ricominciare con questa lagna perché è una scusa.

Sono convinto che dietro alla nostra separazione non ci sia solo la questione del lavoro: dopotutto Matías aveva rischiato molte volte prima che diventasse nostro figlio a tutti gli effetti. La sua è semplicemente una paura che non ha mai voluto affrontare,lasciando che la mangiasse e che la allontanasse da me.

I: tu continui a dare la colpa a me,ma sai bene che avevi una scelta.

A: quale? Voi o il lavoro? Beh mi spiace ricordarti che voi siete sempre stati una priorità per me.

I: non mi sembra,visto che quando ti ho esposto il problema hai scelto di continuare.

A: potei dire la stessa cosa: ti ho chiesto di fidarti di me e non lo hai fatto.

Prima che lei vietasse a Matías di venire a lavorare con noi,le avevo chiesto di darmi fiducia: avevo evitato che quella volta succedesse l'irreparabile e lo avrei fatto ancora. Non avrei mai messo i risultati del mio lavoro davanti alla sicurezza dei miei figli. Lei però è stata irremovibile e non ha mai nemmeno preso in considerazione l'idea.

I: non potevo perché non puoi controllare tutto. Pensi di poterlo fare,ma devi aprire gli occhi: la tua intelligenza serve fino ad un certo punto.

A: allora se sei l'unica a tenere a loro,non dovresti lasciarli a me per andare a divertirti.

I: così sei ingiusto.

A: ingiusto? Io passo per il padre che non pensa ai suoi figli e sarei quello ingiusto?

I: non ho mai detto così.

A: sì invece,tante volte e quello che mi fa male è che lo pensi davvero.

Costruire una famiglia non era stato facile per noi due e con tutto quello che avevamo passato,lei più di chiunque altro dovrebbe sapere quanto ho sempre avuto a cuore Matías e Adele. Non erano solo i nostri figli,erano anche il simbolo di quanto io la amassi al di là di ogni problema. Credo di averle appena espresso con uno sguardo tutta la mia delusione.

I: tu non sai... - le si rompe leggermente la voce - non sai cosa significa avere paura di perdere qualcuno.

A: no e sai perché? Non me lo hai mai spiegato. Hai preferito chiuderti e andare dritta per la tua strada,nonostante io fossi sempre stato lì per te.

I: non è solo colpa mia.

A: non l'ho mai detto: io ho sbagliato forse più di te,ma riflettere la tua paura su di loro non è giusto.

Non sono così arrabbiato con lei da non riconoscere i miei errori: è vero che tutto era partito da lei,ma forse io non avevo lottato abbastanza e non le avevo dimostrato davvero che poteva dormire sonni tranquilli. Il mio più grande errore però,è stato permetterle di impedire a Matías di lavorare con noi. Lui aveva accettato per renderla felice,ma questo aveva reso infelice lui e per quanto le cose non andassero tra di noi non doveva coinvolgere lui e Adele.

I: ho fatto quello che potevo per tutelarli: non potevo farti smettere di lavorare e ho tolto almeno lui da questo pericolo.

A: avresti dovuto dargli una scelta: sta già subendo abbastanza questa situazione,non gli serve anche questo.

I: vive benissimo anche senza: ora è un ragazzo normale come gli altri,con una vita normale.

A: ma lui non è mai stato normale. Lui è speciale ed è giusto che lo sia anche la sua vita. In questo modo gli hai impedito di essere se stesso,esattamente come volevi impedirlo a me.

I nostri toni di voce si sono alzati,d'altronde come sempre quando ci troviamo a discutere da qualche mese a questa parte. Non ci stiamo dicendo nulla di nuovo alla fine,ma era un po' che non litigavano così: da quando ero andato via di casa ci vedevamo molto meno,se non di sfuggita al lavoro o per i ragazzi quindi non ce n'era stata nemmeno l'occasione.

Biondo ed Emma - Ricordati di ... 9Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora