Capitolo 1738

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Fortunatamente per Leah,é piccola e non si ricorderà di nulla,ma mi dispiace che abbia dovuto assistere ad una scena simile e sentirsi aggredita: non è abituata ad essere trattata in quel modo perché io e Colin non alzavano mai le mani nemmeno per sgridarli. È abbastanza tardi e la stanchezza inizia a farsi sentire,tanto che mi viene da chiudere gli occhi più volte,ma li riapro. Devo averli richiusi un po' più a lungo senza accorgermene,perché improvvisamente sento un rumore che mi fa svegliare. Vista l'ora,potrebbero essere anche i genitori di Colin,ma dopo un paio di minuti lo vedo entrare dalla porta. Il suo sguardo ricade subito su me e i bambini e nota che ho gli occhi aperti.

C: è tardi,non dovresti essere ancora sveglia.

Em: non riuscivo a prendere sonno.

Vedo che la sua espressione è seria come quando l'ho lasciato alla festa. Appoggia la giacca del suo completo sulla sedia,togliendosi le scarpe e aprendo i primi due bottoni della camicia. Noto solo ora che aveva già disfatto il papillon e spero lo abbia fatto solo per poter respirare meglio. Faccio leggermente leva sul braccio per alzarmi,seguendolo con lo sguardo mentre viene verso di me,sedendosi sul bordo del letto. Mi accarezza la guancia,dandomi un bacio e prendendomi poi la mano.

C: come stai?

Em: io bene,ma tu?

C: non devi pensare a me in questo momento,tu...

Em: dove sei stato?

C: Em...

Em: dimmi che non hai fatto nulla di cui debba preoccuparmi.

Non mi importa molto del fatto che stia pensando a me in questo momento. Conosco molto bene Colin e so che è la persona più buona e pacifica del mondo,ma quando si tratta di me e dei bambini perderebbe la testa per molto meno. Distoglie lo sguardo,abbassandolo per poi alzarsi e andare in bagno senza rispondermi. Odio quando fa così perché vorrei sapere a che cosa pensa o cosa sente. Mi alzo per seguirlo e,appoggiandomi allo stipite della porta,lo osservo mentre si rinfresca la faccia,passandogli anche un asciugamano.

C: non l'ho preso a pugni se è questo che vuoi sentirti dire.

Em: voglio sapere la verità Col.

C: non l'ho fatto,ma solo perché se n'è andato via e non l'ho più trovato.

Em: credo abbia capito il messaggio.

C: beh se dovessi incrociarlo di nuovo,avrei un altro messaggio da dargli.

Lo guardo leggermente contrariata,ma nei suoi occhi leggo ancora molta rabbia. Apprezzo davvero che voglia difendere me e i bambini in questo modo,ma quel pugno era bastato visto che non era successo poi nulla di estremo. Lo vedo fare un respiro di esasperazione mentre va a sedersi sul bordo della vasca,passandosi una mano sul viso. So che la situazione lo ha spaventato tanto e il non poter fare nulla lo starà rendendo ancora più nervoso. Mi avvicino a lui,che apre subito le braccia,facendomi sedere sulle sue gambe.

Em: perché non sei tornato subito con noi?

C: ero arrabbiato... avevo bisogno di schiarirmi un attimo le idee.

Em: non sei tornato con i tuoi?

C: no. Ho fatto un pezzo a piedi e poi ho preso un taxi.

Em: glielo hai detto?

C: non volevo rovinare la serata a papà.

Mi da un bacio sulla fronte,stringendomi a lui e a differenza di quando lo avevo abbracciato quando eravamo ancora là,ora è decisamente più tranquillo. Avverto che è ancora teso,ma lo sento decisamente più sereno.

C: non pensavo che lo avrei incontrato di nuovo.

Em: quindi lo conosci?

C: sì.

Em: ma mi avevi detto di no.

C: infatti,ma non si chiama Tom. Quello è Lucas,l'ho conosciuto alle superiori.

Mi racconta che facevano parte dello stesso gruppo di amici,quando ancora Colin era un ragazzo dalla testa calda,ma che si erano poi persi di vista quando lui è venuto in Italia. Sapeva che era sempre stato interessato a quell'ambiente,ma non che fosse entrato a farne parte e non lo aveva nemmeno incrociato alla festa. Il fatto che sapesse così bene l'italiano è perché era di Milano ed era arrivato in Irlanda all'età di dodici anni.

C: il motivo per cui ho reagito così,è perché mi ricordo com'era e a quanto pare non è cambiato molto,nonostante l'esercito.

Em: com'era?

C: lui... beh ringrazio di essere arrivato in tempo.

Em: promettimi che lascerai perdere.

C: è quello che ho fatto: all'inizio ho provato a cercarlo,ma quando mi sono accorto che se n'era andato mi sono calmato.

Em: no. Promettimi che la faccenda si chiude qui.

Normalmente adoro il modo in cui gioca con le parole per aggirare le mie,ma non questa volta. Capisco che sia arrabbiato e spinto dall'amore per noi,ma questo non devo portarlo a fare cose di cui potrebbe pentirsi.

C: la faccenda non è chiusa per niente Emily.

Em: tu non sei così Colin... non farti trascinare in queste provocazioni.

C: provocazioni? Ha messo le mani addosso a te e Leah.

Em: lo so,ma...

C: non ci sono ma. Ha fatto l'unica cosa che non doveva fare. Spero di incontrarlo prima di partire.

La cittadina in cui abitano i genitori di Colin non è poi così grande e da quello che so,si conoscono quasi tutti. Avremmo dovuto rimanere ancora una settimana e non voglio immaginare cosa succederebbe,se lo incontrasse per davvero. Gli accarezzo il collo per tranquillizzarlo,visto quanto lo sento serio nelle sue parole.

Biondo ed Emma - Ricordati di ... 9Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora