So di non poter essere in grado di mettermi nei panni di una madre e di una donna come può fare Emily,ma non è un lavoro che ho iniziato a fare da un anno. Abbiamo cominciato insieme e ci siamo anche divertiti un mondo: se non si fosse sentita pronta ad avere una famiglia doveva solo dirlo.
A: è stata lei a volere dei figli a tutti i costi,anche se io le dicevo di aspettare.
Em: ha perso un bambino e ha scoperto di non poterne avere Alex... sentiva il bisogno di avere una famiglia.
A: ed io non ho aspettato un secondo ad appoggiarla: ho sofferto anche io con lei quando è successo quel fatto.
Em: lo so,ma rinfacciare le scelte che ha preso non è una cosa giusta anche se sei arrabbiato.
Non so cosa mi prenda perché solitamente so sempre controllarmi,ma dover fare i conti con l'aver perso per sempre l'amore della tua vita immagino che scombussoli anche una persona razionale come me.
A: sono solo arrabbiato Em,forse deluso in realtà. Speravo che avrebbe lottato con me per ricostruire tutto,invece non l'ha fatto.
Em: a volte è più facile lasciare andare che restare.
A: Adele e Matías hanno già sofferto abbastanza nella loro vita: non si meritano anche questo.
Em: loro meritano due genitori che li amino e voi lo fate benissimo.
Anche se Isabella riflette le sue paure su Adele e Matías,impedendogli a quest'ultimo di lavorare con noi,non posso dire che non li ama,anzi forse pure troppo: ha sempre fatto di tutto per loro affinchè stessero bene.
Em: ti fa male il fatto che abbia qualcun altro? Perché questo non vuole dire niente.
A: no,mi fa male che quel qualcun altro non sia io.
Em: io credo che in fondo ti ami ancora.
A: non penso.
Em: magari vuole solo cancellarti... quel tipo ti assomigliava.
Anche se dovrebbe consolarmi,non ha alcun effetto positivo su di me: conosco Isabella e se ha deciso di andare avanti,significa che ha chiuso definitivamente un capitolo,in questo caso il nostro. Il fatto che quel ragazzo potesse assomigliarmi è normale: ogni persona ha un prototipo.
A: beh... ora non voglio più pensarci.
Em: hai ragione! - mi sorride - Andiamo a mangiare che ho una fame da lupi.
A: dove metti tutta la roba che mangi?
Em: so come smaltire.
A: ma se non muovi un passo... non penso tu abbia iniziato ad andare in palestra.
Em: la mia palestra di chiama Colin.
Alzo gli occhi al cielo,facendo un'espressione schifata solo al pensiero che mi fanno venire le sue parole. Era tornata in forma praticamente subito,dopo aver avuto i bambini e senza muovere un muscolo per di più. Mi prende la mano,trascinandomi dentro dove tutti stanno aiutando mamma a portare le cose in sala da pranzo. Appena mi vedono rientrare,si fermano voltandosi verso di me,così spezzo il loro imbarazzo.
A: per un paio di ore vorrei non parlarne: voglio solo pranzare con voi e divertirmi.
Non voglio che il mio stato d'animo contagi anche loro o che li metta in qualche modo a disagio o in difficoltà: mi sono sempre stati vicini e non si meritano di vedermi piagnucolare. Papà e mamma si scambiano uno sguardo per poi sorridere e mentre Emily va a prendere Leah dalle braccia di papà,Colin si avvicina facendomi segno di prendere Liam.
C: perfetto,allora per oggi svolgerai alcuni dei tuoi compiti da zio.
A: non devi approfittartene però...
Em: infatti non ti ho dato Leah: potrai mangiare tranquillo,di che ti lamenti?
B: il mio campione farà il bravo pesciolino vero?
Non riesco a trattenere un sorriso,mentre Liam si stringe con le braccia al mio collo: in effetti lui si limitava ad aprire e chiudere la bocca quando mangiava,al contrario di sua sorella che ne spargeva ovunque. Infatti da quando sono arrivato,non ha smesso un secondo di pronunciare quelle sue strane parole incomprensibili. Mi metto ad aiutare anche io mamma e quando finalmente ci sediamo a pranzare,riesco ad avere un po' di tranquillità. Apprezzo che non tirino fuori l'argomento in nessun modo e che riescano anche a farmi ridere. Tra le chiacchiere e i bambini,passiamo un paio di ore all'insegna della spensieratezza,così come anche poco dopo pranzo quando mi metto a giocare un po' con loro. Dopo un po',visto che sono tutti in salotto a giocare e divertirsi con i bambini,io esco in giardino per cambiare aria: nel giro di un'ora avrei dovuto andare a prendere i ragazzi e ho bisogno di una boccata d'aria. Dopo circa una decina di minuti,sento la porta finestra scorrere e quando mi volto,vedo mamma.
E: ehy...
Mi limito a ricambiare il suo sorriso dolce e,come al solito,estremamente premuroso: so quanto la infastidisca non poter fare nulla per me. Si avvicina,venendo a sedersi di fianco a me sulla panca a pochi passi dalla piscina. Mi mette una mano sulla spalla,avvicinandosi e dandomi anche un bacio sulla guancia.
E: non stai bene eh?
A: sto.
E: tesoro mi dispiace.
A: non serve,non è colpa tua.
E: vorrei poterti aiutare.
A: allora spiegami il perché: perché siamo arrivati a questo punto?
Ho il viso rivolto verso di lei e senza che nemmeno lo volessi,mi ritrovo di nuovo con gli occhi che pizzicano ma questa volta non mi lascerò andare. Mamma mi accarezza la guancia,accennando un piccolo sorriso,per poi abbracciarmi.
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Biondo ed Emma - Ricordati di ... 9
Chick-Lit- SEQUEL - Simone ed Emma ormai sono grandi,così come i loro figli. Hanno dovuto fare i conti con le loro scelte e le hanno accettate,sostenendoli. La loro famiglia è più solida che mai,ma è sicuramente destinata a diventare sempre più grande. Come...