Capitoli 1755

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E: la mia bambina ha un appuntamento.

G: non lo è affatto: vuole solo parlare.

E: beh di solito si fa questo ad un appuntamento.

G: dai mamma....

E: guarda che non lo dirò a papà se è questo che ti preoccupa.

La sento ancora sorridere anche se percepisco il fatto che voglia sembrare seria. Non mi preoccupa molto papà in questo momento,anche se in effetti è meglio che non ci senta parlare di questo.

E: basta che tu mi mandi un messaggio per sapere a che ora e dove venire a prenderti.

G: sono nervosa mamma...

E: amore non devi: andrà tutto bene.

G: non sono agitata per quello che pensi tu,ma perché non volevo avere un confronto del genere.

E: sii te stessa e sii sincera: vedrai che andrà tutto alla grande e magari vi scoprirete grandi amici.

Non mi sorprende molto il suo commento perché in questi giorni aveva cercato di farmi ragionare e riflettere sul fatto che il nostro "rapporto" fosse iniziato semplicemente male,ma aveva comunque appoggiato la mia decisione finale.

G: allora vado?

E: me lo chiedi?

G: uff... questa situazione ti diverte tanto immagino.

E: da morire tesoro,ma lo sai che ti voglio un mondo di bene vero?

G: anche io.

E: un bacio amore e goditi la serata.

G: non è una serata...

La sento sorridere ancora una volta prima di chiudere la telefonata e lasciarmi con ancora più ansia. Dopo un paio di minuti,decido di rientrare e vado a sedermi sulle tribune: da qui si può vedere bene sia la pista di ghiaccio che quella di legno e tra i tanti ragazzi e ragazze,c'è anche lui. Ne approfitto per osservarlo: anche se ci ho pattinato insieme una volta,posso capire ancora molto del suo livello. Cerco comunque di mettermi in un angolo per evitare che mi veda,ma non sembra prestare attenzione a me o alle persone che sono qui sedute. Non posso dirgli altro che bravo,perché lo è davvero. Prima che finisca,esco andando ad aspettarlo fuori: non voglio che pensi che l'ho guardato tutto il tempo. Sono abbastanza nervosa e non faccio altro che chiedermi se ho fatto la cosa giusta a cambiare idea. Lo vedo uscire dopo circa un quarto d'ora e ha persino i capelli umidi.

J: ah eccoti! Pensavo mi avessi dato di nuovo buca.

G: guarda che puoi asciugarti i capelli,non c'è fretta.

J: io non li asciugo mai: sono talmente corti che si asciugano da soli. Andiamo?

Mi sorride ed è molto strano perché non sembra forzato,ma come se volesse davvero essere gentile con me. Annuisco e vedendolo partire,lo seguo senza dire una parola. Rimango stupita nel vederlo avvicinarsi ad una piccola macchina e aprirla per caricare il suo borsone.

J: ehy? Ci sei?

G: eh... cosa?

J: vuoi salire o vai a piedi?

G: non pensavo avessi la macchina.

J: macchina è un parolone.... è che sono abituato ad essere autonomo.

Io ancora non ho 16 anni,ma mamma e papà mi avevano accennato al fatto di potermi comprare una di queste "macchinette". Personalmente le preferisco ai motorini,ma non penso che ne prenderò una,così come non l'hanno mai presa nemmeno i miei fratelli. Mentre salgo abbastanza imbarazzata,rifletto però su questa cosa. Appena mi aveva incontrata mi aveva dato praticamente della "figlia di papà",ma dubito che tutti possano permettersi una macchinetta,visti i prezzi elevati che hanno.

J: non parli?

G: sono confusa....

J: su cosa?

G: sul fatto che mi hai dato della viziata quando anche tu sei trattato bene dai tuoi genitori.

J: sei pesante lo sai?

G: come scusa?!

J: sei pesante come un macigno!

Me lo ripete molto lentamente come se volesse aiutarmi a capirlo meglio e mettendo poi in moto come se nulla fosse. Mi sembrava strano potesse rimanere educato per più di due minuti: se non risponde male,non è contento. Mi metto la cintura,incrociando le braccia al petto e non dicendo una parola.

J: mi sembrava di averti chiesto scusa per quello che ti ho detto.

G: per niente.

J: beh allora te lo chiedo di nuovo,contenta?

G: sì,ma è inutile che tu mi chieda scusa se poi appena ti faccio un'osservazione,mi rispondi male di nuovo.

J: facciamo così: hai ragione tu. Mi dispiace per tutto.

Riesco a capire benissimo dal suo tono il fatto che mi stia dando un classico contentino,ma non gli rispondo per evitare altre discussioni. So di essere un po' "stressante" come persona,ma vorrei solo sapere qualcosa in più di lui. Quando sto per fargli una domanda,lui me ne fa un'altra di tutt'altro genere.

J: dove vuoi andare a mangiare?

G: mh... dove vuoi tu.

J: cinese? Sushi?

G: io...

J: che c'è non ti piace il sushi?

G: sì,molto ma preferirei non andare in posti troppo affollati.

J: e come facciamo? Non posso mica fare uscire tutti gli altri clienti.

So che non può capire la mia posizione,ma considerata la fama dei miei genitori avevo i "miei" posti ormai in cui mi conoscevano e sapevo di non incontrare troppe persone. Tuttavia gli dico di decidere lui per evitare altri scontri.

Biondo ed Emma - Ricordati di ... 9Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora