Capitolo 1765

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C: sai come la penso,quindi per me non ci sono problemi.

Em: visto il tuo lavoro,magari preferiresti aspettare ancora un po'?

C: e perché?

Em: beh se questa storia si risolve,da settembre potresti tornare in università.

C: non ti seguo...

Em: faresti in tempo a fare un anno soltanto.... anche se non è scritto da nessuna parte che tu debba smettere per forza.

Quando sono nati Leah e Liam sia io che Emily abbiamo preso un anno per stare a casa con loro,visto che fortunatamente potevamo permettercelo. Da quello che dice,capisco che vorrebbe avere un figlio a breve,mentre io pensavo che intendesse nel giro di qualche mese. Per me comunque non sarebbe un problema fare anche solo qualche mese di università perché non c'è una regola che dice che solo una mamma deve stare a casa: le responsabilità e i compiti vanno divisi per due. Come sempre però lei vorrebbe che io non rinunciassi a nulla. Le sorrido,avvicinandomi per darle un bacio.

C: lo sai che quelli sono problemi inutili.

Em: è il tuo lavoro e ami farlo: già ci dovrai rinunciare,almeno che ti faccia decidere quando.

C: Em è solo un lavoro: è vero,adoro insegnare ma non puoi nemmeno metterlo dieci piani sotto te e la nostra famiglia.

Non è per tutti il privilegio di poter fare come lavoro qualcosa che si ama davvero,tuttavia la mia priorità resteranno sempre Emily e i bambini. Mi è seccato doverci rinunciare in queste settimane,ma se si trattasse di dover stare a casa per l'arrivo di un bambino,non ci penserei due volte.

C: quando dici così sembra che io sia l'unico che lavora. Anche tu dovresti rinunciare al tuo e per più tempo di me.

Em: ma io mi preoccupo per te.

C: ed io di te,quindi come si fa?

La guardo con il sorriso,accarezzandole la guancia e avvicinandomi per darle un bacio. Quando fa questi discorsi,vorrei staccarle la spina del cervello perché si fa sempre mille paranoie inutili quando sa che farei qualunque cosa per lei. Il bacio che ci scambiamo è più intenso di uno normale e quando ci separiamo,lei mi guarda sorridendo.

Em: quindi... possiamo iniziare a pensarci?

C: io direi di passare già al da farsi.

Em: beh... - si mette a ridere - bisogna sempre vedere se troviamo l'occasione.

C: vedremo di trovarla,non preoccuparti. Nei hai già parlato con i tuoi?

Em: in realtà no... non ero sicura che saresti stato d'accordo.

Le lancio un'occhiata scherzosa,ma comunque di rimprovero,perché non avrebbe dovuto avere nemmeno un dubbio. Sicuramente spero che questa quarantena duri il meno possibile perché non vorrei che i suoi genitori lo sapessero attraverso uno schermo.

C: pensi che dovremmo provare a spiegarlo ai bambini?

Em: dici? Non so quanto potrebbero capire: sono svegli,ma alla fine hanno a mala pena due anni.

C: ovviamente. Non voglio spiegargli di come funziona,ma solo provare a fargli capire l'idea.

Em: beh - scrolla le spalle - male non può fare. Non capiranno molto,ma sarà divertente.

C: dici?

Ci scambiamo uno sguardo per poi metterci a ridere: anche se sono piccoli,abbiamo sempre cercato di fargli capire le cose. Non ha torto nel dire che sarà divertente perché se Liam starà tranquillo ad ascoltarci come se nulla fosse,con Leah sarà molto più difficile. Continuiamo a restare fuori per un po',andando a giocare ancora con loro. Quando sono poi le 18:30 decidiamo di rientrare per potergli fare il bagno prima di cena. Dopo averli vestiti,va Emily a farsi la doccia e io mi metto a preparare la cena mentre i bambini guardano un po' di TV per la gioia di Leah. Dopo circa un quarto d'ora,dal bagno sento la voce di Emily,così mi avvicino alla porta per poter sentire meglio.

C: dimmi.

Em: portami i pantaloni della tuta per favore.

C: quale tuta?

Em: quella nera e gialla.

Dal rumore che sento,capisco che sia impegnata nell'asciugarsi i capelli,così vado in camera nostra. Guardo tra le cose che lei appoggia sempre sulla sedia e dopo un po' finalmente trovo quei pantaloni. La prendo sempre in giro quando si mette questi perché essendo neri con due strisce gialle sembra un'ape. Bellissima,ma pur sempre un'ape. Sentendo i bambini fare un po' più rumore del solito,vado a dare un'occhiata: non fanno mai nulla di davvero pericoloso,ma non si sa mai. Leah è in piedi e sta cercando di prendere il telecomando dal tavolo.

C: cosa fai lì tu?

Le: maddo...

C: ma ci sono i cartoni che ti piacciono.

Le: maddo papà.

C: va bene,va bene ma non arrabbiarti e non arrampicarti sulla tavola.

Le do il telecomando,evitando quindi che si tiri tutto addosso visto che ho già apparecchiato. Vado poi finalmente da Emily: apro lentamente la porta,trovandola avvolta nel suo accappatoio intenta a mettere via l'asciugacapelli.

Em: grazie mille,me li sono dimenticata.

C: figurati.

Le allungo i pantaloni e faccio per uscire,ma poi ci ripenso e rimango ad osservarla. È davvero bellissima,nonostante non abbia un filo di trucco: sono passati quasi dieci anni dalla prima volta che l'ho incontrata,ma rimane sempre uguale. Emily nota il mio sguardo fisso su di lei e si volta verso di me,sorridendo.

Em: che c'è?

C: niente.

Em: mi stavi fissando.

C: non posso farlo?

Em: certo,ma è strano.

C: perché strano? Io ti guardo sempre.

Em: spero perché mi vedi bella.

Alzo gli occhi al cielo,sorridendo nel sentirla dire così perché sa quanto io la trovi perfetta. Vado verso di lei,mettendomi dietro e abbracciandola. Le sposto leggermente l'accappatoio per poterle baciare la spalla e come le sfioro la pelle,lei si mette a ridere.

Biondo ed Emma - Ricordati di ... 9Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora