Capitolo 17

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Louis non ci aveva ancora pensato, ma la consapevolezza che tutto quello fosse cominciato per il suo lupo lo colpì con uno schiaffo. La battuta di caccia, la preoccupazione di suo padre, la corsa contro il tempo e dopo, come un fulmine - comparso dal nulla ma tangibile e reale - era apparso Harry.

Harry che era stato ferito da un proiettile.
La testa di Louis vorticava di domande, ma sapeva di dover portare pazienza. Aveva tutto il tempo per fargliele, ma ora era tempo di preoccuparsi che lui stesse bene.

<<Ti fa molto male la ferita?>> chiese, nonostante sapesse che la risposta era piuttosto ovvia. Un proiettile al livello della spalla doveva far male a livelli indicibili.
<<Non...non così tanto, in verità.>> confessò Harry, mordendosi il labbro leggermente e distogliendo lo sguardo subito dopo.
<<Posso vederla?>> domandò Louis. Senza aspettare una risposta, si alzò dalla sedia e allungò una mano all'altezza della spalla destra di Harry.

Spostò leggermente il camice, usando tutta le delicatezza che poteva, proprio come aveva fatto prima quando aveva usato il cotone per pulire il sangue dalla ferita.
<<Louis, aspetta, non..>> cercò di dire Harry, ma era troppo tardi.
Louia sollevò la stoffa e sotto trovò il nulla. O meglio, pelle, pelle levigata e perfetta, incredibilmente perfetta. Sbattè gli occhi per essere certo di ciò che vedeva, perché sicuramente doveva avere qualche problema di vista, ma la ferita non comparse magicamente. La pelle rimase intatta, come se non fosse mai stata scalfita.

Il suo volto era più vicino di prima a quello di Harry. Poteva benissimo vedere ogni sfumatura del suo viso, capirne meglio i particolari, e sentì una sensazione di pura vertigine quando per sbaglio i suoi occhi scivolarono sulle sue labbra per un istante. I loro respiri erano pesanti, Louis per quello che aveva appena visto, Harry per lo spavento e probabilmente perché non si aspettava che Louis fosse così determinato a vedere la sua ferita.

<<Guarisco in fretta.>> confessò Harry, la voce ridotta a un sussurro. Louis perse un battito, incapace di dire una parola, o di pensare semplicemente. Non c'era alcuna ferita sul corpo di Harry, e a meno che i medici di quell'ospedale sotto sotto non fossero stati dei maghi in grado di fare prodigiosi miracoli, il ragazzo di fronte a lui gli stava dicendo nient'altro che la verità.

A quel punto forse la maggior parte delle persone sarebbe scappata. Non aveva dubbi su quello. Eppure, il suo cuore gli gridava di restare. Harry non era una persona come le altre, ormai era ovvio. Lo aveva capito in parte capito dal primo momento in cui lo aveva trovato sulla soglia di casa sua, e ora, come piccoli pezzi di un puzzle, ogni cosa stava tornando al suo posto creando un chiaro percorso di fronte a lui. Non era sicuro più di niente. Aveva appena scoperto che qualcuno poteva guarire nel giro di qualche ora da una ferita grave. L'unica cosa di cui era certo, però, era che non aveva alcuna intenzione di lasciare andare il ragazzo dagli occhi smeraldo che in quel momento lo stava guardando, chiedendogli di non aver paura.

<<Louis, io...non ti farò del male, se è questo ciò a cui stai pensando. Non ti farei mai del male.>>

Louisnsi inumidì le labbra e si staccò da Harry, rimanendo in piedi. <<Io non ho paura di te, Harry.>>
<<Bene.>> affermò lui, cominciando a staccare i fili attaccati di qua e di là alle sue braccia. Poi tornò a guardarlo. <<Non devi averne.>> continuò, mentre toglieva le bende che gli erano state applicate e che aveva già tolto in parte prima, al livello della ferita.
<<Che cosa stai facendo?>> chiese alzando un sopracciglio, il tono di voce preoccupato.
<<Non posso più rimanere qui, Louis.>> gli disse Harry, togliendosi di dosso le coperte e roteando le gambe per scendere dal letto. Louis si avvicinò per impedirgli di farlo.
<<Ma sei pazzo? Harry, ti hanno sparato, mio Dio!. Non...non ti lascio andare proprio da nessuna parte.>>
<<Louis, per favore. Come spiego il fatto che sono già guarito?>>》gli domandò, alzando le mani e muovendole con fare agitato. <<Accetto suggerimenti. Se ti viene in mente qualcosa, fa pure tu sapere alle infermiere perché non sono morente sul letto. Sono tutte tue.>>

Louis sbuffò, notando per la prima volta da quando erano lì quanto Harry fosse adorabilmente testardo. Fu costretto a cedere ed ammettere che aveva ragione.
<<E dove...dove andrai?>> chiese Louis, sentendo il cuore perdere un battito. Non voleva che Harry sparisse. Non voleva che andasse via, punto. Lo aveva appena trovato, non poteva lasciarlo andare via.

<<Io...>> la voce di Harry s'incrinò, proprio come se avesse capito i pensieri di Louis e in qualche modo li condividesse.
<<Io non lo so, Louis. Non ho una macchina, né vestiti, e...beh, diciamo solo che in questo momento sono sprovvisto anche di una casa.>>

Louis aggrottò la fronte, chiedendosi come facesse una persona a non avere una casa, ma poco dopo il dialogo di due infermiere al di là della porta lo riportarono alla realtà. Avevano poco tempo, e dovevano andare via da lì.
<<Potresti...potresti venire a stare da me. Per stanotte, almeno. E dormire con me. Cioè- non nel mio stesso letto, naturalmente>> si affrettò ad aggiungere, notando l'espressione sorpresa ma al contempo divertita di Harry. <<Ho...una piccola brandina che potresti usare.>>

Harry sorrise, alzando solo un angolino della bocca. Un sorriso che Louis non riuscì a descrivere che con la parola sexy. <<Grazie, Louis. Davvero, non so come>>
<<Ringraziarti, va bene, va bene. Adesso diamoci una mossa e basta, ok?>>

Harry si mise di fronte a lui, appena sceso dal letto. Era leggermente più alto di lui - e Louis sentì un tonfo al cuore nel realizzarlo. Aveva voglia di stringerlo tra le braccia per sentire quanto fosse caldo il suo corpo, o per semplicemente sentire che era lì, che stava bene, che non sarebbe più andato da nessuna parte.

Non aveva mai, mai sentito il desiderio di accogliere qualcuno tra le braccia prima d'ora, o di accarezzare capelli, o semplicemente di proteggere. E mai aveva sentito il cuore battere in quel modo strano - un miscuglio di battiti impazziti che erano le pure e dirette conseguenze di ogni piccolo movimento facesse Harry.
Harry, il ragazzo con gli occhi del suo lupo e comparso dal nulla che era in grado di allungare le dita e sfiorare il suo cuore.

Louis non si oppose quando Harry allungò una mano e afferrò una delle sue. Si lasciò trascinare fuori dalla stanza dell'ospedale, e insieme corsero nel corridoio, mano nella mano e con il cuore in gola, fino alla porta principale, Louis che di tanto in tanto si voltava per vedere che non arrivasse nessuno, Harry che gli lanciava qualche occhiata per assicurarsi che non lo lasciasse mai, mai andare.

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