Capitolo 117

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Il ragazzo si ricompose quasi subito. Doveva odiare piangere davanti alla gente, o mostrare agli altri anche solo un barlume di quello che provava. Si asciugò le lacrime e si passò una mano tra i capelli neri.
<<Io...io credo di capirti, Zay.>> mormorò Louis, e il ragazzo si morse il labbro nel sentire quelle parole.
<<Non merito che tu dica questo. Non merito che tu dica niente.>> gli rispose abbassando il volto. Louis gli accarezzò piano un polso e vide un angolo della bocca di Zayn alzarsi.
<<Potete andare via. Tu e la Calder. Non so cosa farete, se mi denuncerete o cosa, voglio solo che sappiate che- che mi sento una merda per questo casino e accetterò qualsiasi cosa>>
<<Ci stai lasciando andare?>> chiese piano Louis, inclinando la testa di lato.
<<Sì. Siete liberi di tornare a casa, non vi minaccerò o altro. Ho smesso di fare quelle cose. Ora, solo...penso che sia meglio che vada da lui.>>
E con un ultimo, devastato sguardo, Zayn si voltò e cominciò a salire le scale di casa sua che portavano alle stanze di sopra. Louis sentì Eleanor camminare verso di lui, si voltò, e quando vide il suo volto e il sorriso che gli stava rivolgendo non potè fare a meno che fare qualche passo verso di lei e avvolgerla tra le braccia. Lei iniziò a piangere, squittendo e stringendogli la maglia, e Louis si limitò ad accarezzarle i capelli per infonderle un minimo di calore.
<<E' finita, Elly. E' finita davvero.>>

Non seppe definire quanto tempo passò. Troppo, forse troppo poco. Il sole ormai era sorto e la casa era illuminata naturalmente, i raggi filtravano dalle finestre leggermente incupiti dalle nuvole. Quando Eleanor si staccò si asciugò le lacrime bruscamente facendo sbavare il poco mascara che le era rimasto dal pomeriggio precedente.
<<Niall non vorrà vedermi mai più.>> scherzò, e il cuore di Louis si fermò per un attimo quando realizzò che a casa non ci sarebbe stato nessuno ad aspettare lui. Gli mancò il fiato, ma cercò di concentrarsi per tornare lucido. Non era ancora arrivato il momento di piangere, doveva cercare di essere forte per l'amica.
<<Ehi, shhh. Stai benissimo. Solo...ecco qui.>> disse dolcemente Louis passandogli una mano sulle guance per togliergli i residui di nero. Lei gli sorrise.
<<Credo che resterò qui per vedere se ha bisogno di aiuto.>> borbottò Eleanor tirando su con il naso. <<Non me la sento di lasciarlo solo.>>
<<Allora credo che resterò con te.>> mormorò Louis. La ragazza lo guardò con attenzione e uno sguardo che spaventò Louis a morte. Era spaventata per lui. Eleabor aveva davvero paura per lui, paura che si potesse spezzare davanti ai suoi occhi da un momento all'altro. Gli accarezzò le braccia pallide.

<<Lou, io...non farlo naturalmente se non te la senti, ma- credo che sia meglio che tu vada a vedere al magazzino il- il lupo, così dopo noi...ecco noi potremmo...>>
Il ragazzo sentì il ghiaccio scorrergli nelle vene e la sua testa vorticò per un secondo buono. Eleanor aveva ragione, lui doveva tornare al magazzino per vedere...per vedere Harry. Per prendersi cura di lui e portarlo in un luogo più adatto. Non sarebbe mai riuscito a seppellirlo, quindi avrebbe dovuto chiamare qualcuno, solo che non sapeva chi chiamare, perché chi diamine lo avrebbe aiutato a seppellire il corpo di un lupo? E- e poi-
<<Louis, Louis tesoro, stai tremando.>> sussurrò Eleanor. <<Va...va tutto bene, posso farlo io più tardi, oppure possiamo che ne so, chiamare Niall? Mi inventerò qualcosa, io..>>
<<No.>> la interruppe Louis. <<No, voglio farlo.>> le sue parole uscivano come un sussurro strozzato. Prese Eleanor tra le braccia un'ultima volta, poi si impegnò per andarsene senza voltarsi più. Perchè se lo avesse fatto e avesse guardato la ragazza un'ultima volta, era consapevole che si sarebbe spezzato.

Dalla zona in cui abitava Stan riuscì a prendere un bus che portava il più vicino possibile ai magazzini. Camminò più veloce che poteva, incapace di pensare a qualcosa di coerente. In autobus una dolce signora dai capelli bianchi a un certo punto gli aveva stretto una spalla e gli aveva chiesto se andasse tutto bene, e Louis non era proprio riuscito a mentire. Gli aveva riposto di no, gli occhi che bruciavano e il petto che faceva male. La gentile signora gli aveva sorriso e poi gli aveva detto che tutto si sarebbe sistemato, in qualche modo.
Non sapeva cosa sarebbe successo una volta che avrebbe visto il corpo del lupo – il corpo di Harry. Sarebbe svenuto, probabilmente, o avrebbe cominciato a piangere finchè non gli rimaneva nessuna forza in corpo. Non lo sapeva, continuava a camminare e basta. Barcollando come un cieco, immaginando i bellissimi e caldi occhi di Harry spuntare fuori da un momento all'altro e le sue braccia forti che lo tenevano stretto.
Si chiese cosa gli fosse rimasto di lui. La loro foto sul comodino, per prima cosa, quella che avevano fatto a New York poco dopo essere arrivati a Times square. Le altre tantissime foto che gli aveva fatto da quando si erano trovati, i suoi vestiti, il suo profumo sul cuscino e sul letto e tutto intorno a sé, come una piccola bolla che lo proteggeva. Singhiozzò nel momento in cui raggiunse la maniglia del magazzino abbandonato e l'apriva.
Si tastò il petto. Eccolo. Gli sarebbe rimasto il piccolo ciondolo, la promessa che gli aveva fatto Harry che si sarebbero ritrovati prima o poi, in qualsiasi modo, in qualsiasi forma. La sua chitarra, le canzoni che gli aveva scritto e dedicato che aveva scritto prima sul quadernino sgualcito che si vergognava di far vedere. Louis non si premurò nemmeno di asciugare le lacrime che erano nate – le lasciò scendere, ascoltò il suo stesso pianto che squarciava il silenzio tutto intorno a lui.

C'erano troppi pensieri nella sua testa. Troppe cose, troppo – Ti amo ti amo ti amo, non doveva finire così – e Louis ormai non riusciva nemmeno a distinguere dove andava, dove metteva i piedi, proprio non ci riusciva – Eri mio, era tutto troppo presto, ti ho aspettato così tanto - e barcollava, gli occhi blu limpidi e chiari e umidi, due pozze d'acqua in mezzo al buio – Non sono niente se non ci sei, ho bisogno di te, tu sei tutto, sei tutto, non posso lasciarti andare-

In qualche modo riuscì ad arrivare nello stesso punto in cui poco prima Stan aveva iniettato a Harry il sangue infetto. Rimase immobile, le braccia lungo i fianchi, incapace di aprire gli occhi per vedere cosa lo stava aspettando.

Wherever You Will GoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora