Capitolo 165

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Ashton non aveva mai guidato così velocemente in tutta la sua vita e non aveva mai, davvero mai parcheggiato in quella maniera animalesca, sfiorando per poco un'altra macchina che stava uscendo da un vialetto. Si precipitò da Harry e lo aiutò a portare Louis all'interno dell'ospedale, e qui per fortuna numerose persone arrivarono in fretta per prendersi cura di lui.
Venne sistemato su una barella. Harry non gli lasciò mai la mano, nemmeno quando cominciarono a spostarla tra i corridoi- e il castano dal canto suo non aveva alcuna intenzione di lasciarla andare. Sentì i medici scambiarsi ordini a vicenda, le infermiere annuire preoccupate. Nuove lacrime caddero dagli occhi e andarono a infrangersi sulla vestaglia di colore verde di Louis.

<<Quel camice verde ti dona moltissimo.>> riuscì a dire Harry, facendo sorridere Louis e ricordandogli così il loro primo incontro.
<<Non...non piangere.>> sussurrò piano il ragazzo, mordendosi il labbro subito dopo. <<Torno presto, te lo prometto.>>
<<Lo- lo so, piccolo.>> disse piano il riccio, tirando su con il naso. <<Combatti, va bene? Sei così forte. Io...io sarò proprio qui e- e ti aspetterò, amore mio.>>
Louis gli sorrise e questa volta Harry non ce la fece a trattenersi. Ricambiò il gesto, e il ragazzo lo premiò alzando una mano e lasciandoli una dolce, straziante carezza sulla sua guancia.
<<Ti amo, Haz. Ti amerò sempre e per sempre.>>

Harry sentì lo stomaco contorcersi. Forse era un momento un po' brutto e inusuale per pensarlo, ma voleva sposare il ragazzo che aveva davanti. Lo voleva così tanto che faceva male al livello dello stomaco, e giurò a sé stesso che glielo avrebbe chiesto non appena si fosse sentito meglio e fosse uscito dall'ospedale. Lo avrebbe amato per tutta la vita- e anche oltre, se gli fosse stato concesso.
<<Ti amo anche io, Lou.>> riuscì a dire, prima che le infermiere li allontanassero definitivamente. Poi sussurrò qualcosa che Louis ormai non riuscì più a sentire.

Ti prego non lasciarmi.












Harry passò diverse ore nel corridoio d'ospedale di fronte alla stanza nella quale stavano ricoverando il suo ragazzo. Più o meno verso metà pomeriggio un'infermiera si era avvicinata offrendogli una tazza di caffè bollente e dicendogli con voce dolce che la vita di Louis era totalmente fuori pericolo, ma che aveva avuto un'emorragia interna e per questo ora dovevano capire a cos'era dovuta.
Harry non sapeva niente di quelle cose, ma gli era bastato vedere gli occhi preoccupati dell'infermiera per capire che Louis non stava bene. Ma decise di essere egoista e di essere tremendamente felice del fatto che fosse fuori pericolo. Gli bastava. Il suo ragazzo era così coraggioso e Harry era sicuro che avrebbe lottato per stare meglio, e sarebbe stato lì con lui per aiutarlo, ogni giorno della loro vita.

Ashton a un certo punto lo aveva lasciato solo per andare a casa e occuparsi del disastro che c'era. Non lo avrebbe ammesso ad alta voce, ma non avrebbe mai permesso a Harry di vedere la loro cucina in quelle condizioni.

Poco dopo che il biondo lasciò l'ospedale, un'affannata Eleanor percorse buona parte del corridoio correndo e praticamente si gettò tra le braccia di Harry.
<<Ho fatto prima possibile.>> mormorò tra le sue braccia, le parole che uscivano ovattate perché le sue labbra si scontravano con una spalla del ragazzo. Harry scoprì che era bello abbracciare Eleanor, perché era piccola e si adattava perfettamente ad ogni corpo – e profumava di fresco. Se avesse dovuto associare il suo profumo a qualcosa, probabilmente lo avrebbe associato a quello di una mamma. Scacciò quel pensiero ridicolo dalla mente e cominciò a descrivere ciò che era successo, cercando di non tralasciare nessun particolare da quella mattina a quando erano arrivati in ospedale. La ragazza rabbrividì un pochino, ma verso la fine si rilassò completamente sentendo che ora Louis era completamente fuori pericolo.
<<Dio, Harry.>> esclamò, sedendosi e sospirando. Sembrava davvero spaventata ed esausta. <<Dev'essere stato orribile vederlo in quel modo. Non hai idea di quanto mi dispiace.>>
Harry non disse nulla, perché l'unica risposta che sarebbe stato in grado di dare era un pianto disperato. Dio, voleva solo entrare in quella sudicia stanza di ospedale e stringere forte Louis, specchiarsi nei suoi occhi perché solo in quei momenti tutto andava bene nella sua vita. Il peso che durante quei giorni aveva sentito nel petto si era fatto improvvisamente più soffocante, e non riusciva a togliersi dalla testa l'immagine del ragazzo che gli chiedeva di far smettere tutto quel dolore.
Si rese conto con un certo ritardo di essersi seduto accanto a Eleanor, la ragazza che gli accarezzava la schiena in modo confortante.
<<Ehi, sei stato bravo, Harry. Lo hai portato qui in tempo.>> sussurrò. <<Sono sicura che andrà...andrà tutto bene.>> la sua voce si spezzò un po' verso la fine della frase, e Harry capì che quello era troppo anche per Eleanor. Vide con la coda dell'occhio che si asciugava una lacrima. Lui ormai non si sforzava nemmeno più di fare quello. Le lasciava cadere e basta, lungo le sue guance e il suo mento.
<<Voglio solo che stia bene.>> mormorò a un certo punto, prendendosi il viso tra le mani e appoggiando i gomiti alle ginocchia. <<Non mi perdonerei mai se gli succedesse qualcosa.>>

La ragazza appoggiò la fronte alla sua tempia. Rimasero lì per un po', a piangere insieme senza bisogno di dire nulla. Era tutto concentrato nel grande amore che provavano per Louis Tomlinson, quel ragazzo che li aveva migliorati entrambi, donando loro un affetto incondizionato. Non potevano perderlo.

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