Capitolo 154

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E Zayn a quel punto non potè far altro che capire. Capì Liam come aveva fatto con Stan tempo prima, accettando il fatto che lui avesse avuto paura. D'altronde viveva con la paura praticamente sempre, non era certo la persona adatta per giudicare.

Liam bevve un sorso di caffè, poi allungò una mano per accarezzare piano quella di Zayn. Il pachistano non potè fare altro che accettare il tocco, mordendosi il labbro inferiore subito dopo.
<<Pensavo che fossi morto, Lee.>> confessò, la voce che era poco più che un sussurro strozzato. Il ragazzo cominciò ad accarezzagli lievemente la pelle.
<<Lo so, io...mi dispiace, Zay. Non piangere, va bene? Sono qui adesso.>> gli sussurrò dolcemente, e Zayn trovò la forza di alzare la testa nonostante avesse gli occhi lucidi.
<<Sono così felice che tu sia qui. Mi...mi sei mancato tanto.>> mormorò, e dio se era vero. L'unica cosa bella che aveva avuto nella vita era proprio lì davanti ai suoi occhi e gli stava stringendo la mano.
<<Mi sei mancato molto anche tu.>> ammise Liam con voce morbida. Fece scorrere le dita della mano sul braccio di Zayn, arrivando alla curva del collo e girando i pollici per scacciare via qualche lacrima che era caduta. Le mani erano così calde. Il suo tocco era quasi impercettibile e lieve, quasi come se non lo volesse spezzare.
<<Lee, io...>> cominciò Zayn, alzando una mano per poter togliere quella di Liam dal suo volto. <<Sono cambiato. Sono una persona completamente diversa da quella che ricordi tu. In questi due anni ho fatto cose orribili, e francamente a volte stento a riconoscere cosa sono diventato.>>
Liam aggrottò lievemente le sopracciglia. <<Sei sicuro di questo? Perché io vedo lo stessa ragazzo che ho lasciato due anni fa. Forte, determinato e bellissimo.>> sussurrò, lasciando che la tazza ormai vuota cadesse tra i loro corpi sul divano. Poi si avvicinò al ragazzo, afferrò con dolcezza il suo volto tra le mani e gli lasciò un bacio sulle labbra.

Zayn non fece in tempo a fare molto, in realtà. Accolse le labbra di Liam e rispose piano al bacio, chiudendo gli occhi e perdendo di conseguenza un battito di cuore.

Quando si staccarono, notò che gli occhi di Liam brillavano di una strana luce intensa.
<<E questo per cos'era?>>
Liam si morse il labbro inferiore. <<Uhm, per...farti capire che non ho intenzione di andarmene, questa volta. E che sei molto, molto migliore di quello che pensi, e per dimostrartelo vorrei che ti vedessi come ti vedo io. Ti basta come spiegazione?>>
Zayn deglutì sonoramente, perdendosi a osservare di nuovo le labbra del ragazzo e realizzando che sì, quella giornata poteva essere cominciata male, ma stava cominciando ad assumere una piega completamente diversa.







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<<E questo? Dovresti prendere anche questo, Lou- o no, questo in realtà è per la caduta precoce dei capelli, forse in effetti non ti serve. Uhm...hai bisogno di altre coperte? Sono sicuro che su da qualche parte ci devono essere delle coperte>>
<<Papà, per l'ennesima volta, sto bene.>> si lamentò Louis, temporaneamente disteso sul divano con diverse coperte addosso. Alla fine Mark  era tornato, e naturalmente aveva preso la notizia della sua febbre decisamente molto, molto male. Non si era fermato un attimo, andando alla ricerca in ogni angolo della casa di qualcosa che Louis potesse prendere per stare meglio e proponendogli di indossare maglioni così grandi da essere ridicoli. Se il castano ne avesse avuto le forze si sarebbe alzato e avrebbe fatto una delle sue sfuriate che riuscivano a rimettere suo padre in riga. Ma decisamente, stare sotto una coperta era molto meglio e non aveva nessunissima voglia di urlare.

<<Non credo proprio. La febbre non ti è scesa per nulla, nemmeno dopo che hai preso la medicina!>>
<<L'ho presa dieci minuti fa, papà! Come ti aspetti che scenda in così poco?>> gli rispose agitando un po' le mani. La testa gli faceva ancora un po' male e alzare la voce in effetti non era il miglior modo di far andare via il dolore.
Mark sbuffò sonoramente. Alla fine si arrese, sedendosi accanto al ragazzo e incrociando le braccia al petto, borbottando qualcosa contro i medicinali e i tempi titanici che servivano loro per agire.
<<E' che mi sento così inutile, Louis.>> grugnì a un certo punto. <<Guardati. Sei lì e- e io non posso fare niente per cambiare la situazione!>>
Il ragazzo si morse il labbro per evitare che si formasse un sorriso sul suo volto. <<Starò meglio, papà. Ho solo qualche stupida linea di febbre.>> mormorò, stringendo con forza le coperte con le mani. <<Sei davvero esagerato, a volte...>>
<<No, non sono esagerato.>> lo interruppe il padre, guardandolo negli occhi. <<E' che...sono stato pessimo nell'ultimo periodo. Lo sai, lo sappiamo, non si può nascondere questo.>>
<<Mi chiamavi tutti i giorni>>
<<Chiamarti non basta, Lou.>> insistè suo padre, allungando una mano per sistemare meglio la coperta sul corpo del ragazzo. <<Dovrei essere più presente. E- e lo sarò, Louis. Non ho intenzione di spostarmi da qui fin quando non ti sarai ripreso.>>
Il castano alzò gli occhi al cielo con fare scherzoso. <<Papà, non ho più dieci anni...>>
<<Lo so, lo so.>> borbottò Mark sorridendo, e facendo sorridere anche Louis a sua volta. La verità era che il giovane Tomlinson era davvero felice che suo padre potesse rimanere più a lungo, anche se questo voleva dire che lui e Harry avrebbero dovuto stare più attenti per vedersi. <<Però voglio farlo, okay? Al lavoro possono farcela senza di me.>> continuò, accarezzando piano la fronte di Louis.
<<Lavori troppo, papà.>> gli disse sorridendo. Glielo diceva spesso, in realtà. Glielo diceva da sempre, e Mark gli rispondeva ogni volta che se avesse smesso probabilmente non avrebbero più avuto le loro belle cose.
<<La prima volta che hai avuto la febbre, io e tua madre non dormimmo per una settimana intera. Avevi undici mesi, eri così piccolo.>> borbottò Mark a un certo punto. <<Ricordo che ogni volta che piangevi correvo a stringerti e a tenerti al caldo, e la mamma ti cantava una canzone per farti stare meglio.>>
Louis si morse il labbro, pensando che fosse davvero un peccato non potersi ricordare di quei momenti. Però a volte ricordava la voce della sua mamma. Non sapeva se a conti fatti fosse la sua vera voce, un ricordo modificato dalla sua testa o semplicemente la sua pura e semplice immaginazione – ma a volte davvero, se si concentrava riusciva a sentirla, ed era bellissimo.
<<Hai intenzione di non dormire per una settimana?>> scherzò il ragazzo, facendo ridacchiare suo padre.
<<Uhm, credo di no. Ma se insisti posso cantarti una canzone.>>
<<Non- non ti azzardare, papà! L'ultima canzone che hai cantato a Natale ha traumatizzato Harry! Maura non riusciva a smettere di ridere>>
<<Ehi, era tua madre la cantante tra i due.>> si giustificò Mark alzando le spalle. Risero per un po', sentendo il petto farsi più leggero.
<<Sono davvero felice che tu sia qui, papà.>> ammise piano Louis improvvisamente, sul punto di addormentarsi.
<<Anche io sono felice di essere qui, ragazzo.>> disse piano l'uomo, regalandogli un ultimo piccolo sorriso. Non l'avrebbe mai ammesso a Louis il mattino dopo, ma rimase sveglio tutta la notte ad assicurarsi che dormisse bene, rimboccandogli le coperte quando per sbaglio le spostava muovendosi nel sonno e accarezzandogli le guance calde di tanto in tanto.

Mark continuava a ripetersi che sarebbe andato tutto bene, e che Louis sarebbe guarito presto.
Continuava a ripetersi che le medicine avrebbero fatto effetto e che il ragazzo sarebbe tornato a splendere come aveva sempre fatto dal primo istante in cui aveva posato i suoi occhi su di lui.

Ma Louis continuò a peggiorare..

Wherever You Will GoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora