Capitolo 45

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Siccome mi amate ed io continuo a crederci...

Si chiese se lo avrebbe spezzato.....

Il modo in cui Louis lo stringeva, si aggrappava ad ogni singolo pezzettino del suo corpo, gli fecero credere che sì, quando se ne sarebbe tornato un lupo, il ragazzo si sarebbe spezzato.

Rimasero nella vasca finchè le lacrime smisero di scendere e Louis non fu sicuro che non c'era più alcun rischio che il riccio si potesse trasformare. Cercò nei cassetti del bagno asciugamani puliti, ordinò a Harry di spogliarsi completamente e, seppur con le guance perennemente arrossate, si prese cura di lui. Avvolse un enorme asciugamano attorno al suo corpo, poi con un altro più piccolo tamponò i suoi capelli, con gesti delicati e premurosi. Harry gli spiegò dove poteva trovare degli indumenti di ricambio e alla fine Louis tornò con vestiti caldi, asciutti e puliti. Lo aiutò a infilarseli - dopo la quasi trasformazione era molto, molto debole - e alla fine lo premiò con un bacio lungo e intenso, un bacio in cui il riccio si perse, e per non cadere dovette aggrapparsi con le mani al viso di Louis.

Gli gettò addosso due coperte che aveva trovato nel divano in cucina, poi aiutò Harry a salire le scale per recarsi in quella in cui era stata poco prima per prendere i vestiti: la sua camera. Insieme preparano un borsone dove dentro ci buttarono ogni cosa che poteva servire - vestiti della sua taglia, finalmente, lo spazzolino, libri e cd di musica che custodiva gelosamente - poi tornarono giù, l'uno ancorato all'altro in un intreccio strano di arti e coperte.
Il riccio mormorò che voleva la sua chitarra, e Louis non protestò assolutamente quando andò a prendersela.

Era talmente fragile, in quel momento. Il castano avrebbe solo voluto raccoglierlo tra le dita e portarlo in un posto in cui niente e nessuno avrebbe mai potuto fargli del male. Si limitò ad abbracciarlo di nuovo, stretto, prima di lasciare definitivamente la piccola casa, la chitarra che cadde di lato inesorabile perché Harry l'aveva abbandonata per stringerlo a sua volta.

Louis insisté perché Harry si adagiasse sui sedili posteriori e riposasse. Prima di partire lo coprì con le coperte che avevano preso in prestito e il suo stesso giaccone. Gli sarebbe sicuramente venuta la febbre, ma non poteva rischiare di perderlo.

Non aveva nemmeno raggiunto la strada principale che, dando un occhiata allo specchietto, si rese conto che dietro di lui il ragazzo stava già dormendo. Era distrutto. Distrutto e bellissimo, piccolo piccolo in quel nido di coperte. Louis si morse il labbro, ma un singhiozzo uscì ugualmente dalla sua bocca. L'adrenalina stava lentamente lasciando il suo corpo; tremava e aveva solo un'urgente, enorme voglia di piangere.

Mentre guidava verso casa, non riusciva a fare a meno a ripensare alle parole di Harry, gridate in quella vasca, ai suoi occhi impauriti e al bisogno che aveva di essere salvato. Alla paura che aveva provato quando aveva guardato dentro il suo sguardo e aveva trovato ghiaccio.
Cercò il suo volto dallo specchietto: stava ancora dormendo, il volto rilassato e perso in chissà quali sogni.

Cosa ti hanno fatto, Harry?

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