Capitolo 113

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<<Ti...ti amo, Lou. Ti avrei amato sempre. Lo- lo sai questo, vero?>>
 

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<<Louis, dimmi che stai respirando. Lou- solo, ti prego, dimmi che stai bene>>

C'era buio, tutto intorno a lui. Un buio immenso che sembrava insinuarsi nelle ossa e inghiottire ogni piccola cosa. Lo soffocava, quasi, e Louis semplicemente sentiva il bisogno di dover cercare aria, solo- aprire la bocca e fare entrare più aria possibile. Era come se un'enorme morsa gli stringesse il petto e gli impedisse di muoversi. La testa gli faceva male, e insieme a questa anche i polsi. Bruciavano, un dolore acuto e insistente. Oltre a tutto quello si aggiungeva anche il pensiero costante che gli pulsava nel sangue e il cuore, che gli impediva di aprire gli occhi e ricominciare a vedere, a respirare, a vivere.

Harry.

Harry non respira più.

Louis sentì un piccolo tocco al livello della nuca. Una carezza lieve, calcolata, quasi come se la persona che gliela stesse facendo avesse paura di romperlo come se fosse fatto di vetro o porcellana. Una voce, aggraziata e familiare e femminile, continuava a ripetergli di combattere. La stessa voce che in quel momento lo pregò di aprire gli occhi.
<<Lou, per favore. Senti la mia voce, è...è tutto a posto. Solo- apri gli occhi. Apri gli occhi>>
E con estrema calma, lo fece. In un primo momento dovette sbattere le palpebre più volte perché c'era una luce abbastanza forte nella stanza in cui si trovavano, ma poi con il passare degli istanti riuscì finalmente a spalancare i suoi occhi blu. Cercò di ignorare la testa che girava e una sgradevole sensazione di vuoto che gli attanagliava lo stomaco, impedendogli quasi di respirare. Alzò un pochino la testa e finalmente lo vide: il volto di Eleanor, serio e preoccupato, rigato di lacrime recenti. I suoi occhioni cioccolato erano arrossati e la bocca curvata in un leggero sorriso comprensivo.
<<Lou, ehi- Louis.>> ripetè, la voce incrinata dall'emozione e nuove lacrime che nascevano dai suoi occhi. <<Sei- sei sveglio. Oh mio dio, sei sveglio.>> cantilenò, quasi come se dovesse ripeterlo più volte con le labbra perché fosse vero realmente. Accentuò le carezze tra i suoi capelli e prese una delle sue mani bianche, stringendola forte.

Louis a quel punto si guardò intorno. Erano in una stanza molto piccola e logora che non aveva mai visto. Lui era adagiato su una poltrona, una coperta addosso e raggomitolato in qualche modo sulla pelle marroncino chiaro; di fronte a lui, Eleanor era seduta sua una normale sedia di plastica scura. La luce artificiale illuminava il suo volto pallido e faceva assumere ai suoi capelli scuri una sfumatura nocciola.
Intorno a loro, la stanza era un vero disastro. C'erano vestiti sparsi ovunque, una scrivania con sopra un computer sommerso da fogli e fotografie, libri sporchi e mangiucchiati. Louis si disse che dovesse essere la camera da letto di un ragazzo, non c'era altra spiegazione.
Puntellò le mani sulla poltrona per potersi mettere a sedere. Non appena accennò il movimento, l'amica lo circondò con le braccia e lo aiutò a sistemarsi meglio. Voleva quasi dirle che non c'era bisogno che facesse tutto quello, ma un potente capogiro lo costrinse a rimangiarsi tutto. Dovette seriamente aggrapparsi al corpicino di Eleanor per riuscire a sedersi, lo stomaco che si contorceva in una morsa orribile.
<<Piano, Lou. Ci sono qui io.>> lo rassicurò dolcemente Eleanor. Gli concesse un breve sorriso prima di tornare a sedersi. Ora Louis aveva una completa visione della stanza attorno a sé, e notò che dietro la ragazza vi era un letto con delle coperte molto singolari: blu con degli strani motivi disegnati sopra. Non gli importava niente. Voleva solo uscire di lì e- o forse no, non voleva nemmeno quello. Cosa gli era rimasto da fare, adesso che era tutto finito? Afferrò con le mani tremanti la coperta e la sistemò meglio attorno al suo corpo. Aveva davvero tanto freddo. Un freddo che proveniva dall'interno, dal nucleo del suo corpo, che irradiava sprazzi di ghiaccio che lo invadevano tutto e gli impedivano di muoversi.

Gli occhi di Eleanor erano fissi nei suoi.

<<Harry.>> soffiò Louis dopo. Un suono che rimase fermo lì, tra loro due, nessuno che era realmente pronto a raccoglierlo. Non trovava nemmeno la forza di piangere. La voglia c'era in realtà, la sentiva ovunque, tutta nascosta sotto la pelle e conficcata negli occhi e nel petto, ma proprio non ci riusciva.
Il viso di Eleanor cambiò in una smorfia di dolore. <<Mi...mi dispiace, Lou.>> gli sussurrò in risposta, una piccola lacrima che gli segnava la guancia sinistra. Louis sentì quasi l'eco di quelle parole. Era come se stesse osservando la scena dall'esterno, come se fosse un'altra persona a sgretolarsi in mille pezzettini su quella poltrona scomoda, non lui stesso.

Perchè non era davvero possibile che fosse tutto finito.

<<Lou, io- andrà tutto bene, okay? Fra poco sarà- sarà tutto finito e ti porterò via di qui. Io- io te lo prometto, va bene?>> gli disse Eleanor, il labbro inferiore che tremava mentre pronunciava quelle parole e stringeva la sua mano ancora con più forza.
Louis non rispose. Non credeva nemmeno di trovare le parole, in verità. Ci provava davvero ad aprire la bocca e dire qualcosa di sensato, ma l'unica cosa che riusciva a fare era rimanere fermo a fissare Eleanor, gli occhi spalancati e asciutti.
<<Lou, dì qualcosa.>> gli intimò la ragazza, scrollando la sua mano. Ma ancora, Louis non disse assolutamente nulla. Rimase immobile, il cuore che pompava sangue e le lacrime bloccate da qualche parte dentro di lui. La testa gli faceva male, così male; tutto il suo corpo era un concentrato di dolore.
<<Qualsiasi cosa, Lou, solo- dì qualcosa.>> ripeté Eleanor alzandosi e circondandogli il volto con le mani. Cominciò ad accarezzargli i capelli, e Louis sentì qualcosa contorcersi al livello dello stomaco perché la ragazza aveva proprio lo stesso profumo della sua mamma. Ma la sua mamma se n'era andata.

Proprio come Harry.

<<Lou, ti prego.>> continuò Eleanor, le lacrime che ormai scendevano a fiotti e copiosamente. <<Lou.>>
Louis fu solo in grado di distogliere lo sguardo dagli occhi cioccolato di Eleanor per fissare la coperta tutta intorno a lui.
Era finita, non c'era più ragione di combattere. Mesi e mesi di parole dolci e sussurri e promesse di una vita intera, di una vita migliore; era tutto scomparso. Scivolato via come pioggia sulla pelle. Guardò fuori dalla piccola finestra che c'era accanto alla poltrona. Il sole era coperto, quasi come se non potesse esserci il suo bagliore in quel terribile momento. Semplicemente era nascosto dalle nuvole.

Non ho niente se non ho te.

Wherever You Will GoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora