Capitolo 10

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La mattina dopo, Louis scese dall'auto di corsa, tutto trafelato. Era incredibilmente in ritardo. Dieci minuti prima aveva mandato un messaggio a Eleanor, dicendole che non riusciva proprio a passare a prenderla, e a malapena aveva fatto colazione. Si era svegliato troppo tardi per il fatto che la notte prima non era riuscito a dormire.

Dopo aver lasciato il suo lupo, si era messo sotto le coperte ma non era proprio riuscito ad addormentarsi. Continuava a pensare a Stan, a Zayn, alla scena terrificante del mattino prima, quando lui lo aveva minacciato - e poi alle parole del preside. Per tutto il tempo aveva sentito un peso enorme al livello dello stomaco e più volte aveva preso in mano il telefono per chiamare suo padre, ma tutte le volte alla fine lo aveva gettato lontano da lui, mentre si convinceva di lasciarlo in pace e di non dargli un ulteriore peso di cui preoccuparsi.
Non sapeva come avrebbe fatto a sopravvivere in quel modo. Era incredibilmente stanco, spossato; il giorno prima a malapena aveva toccato cibo. Nel giro di una settimana si sarebbe indebolito del tutto e non sarebbe nemmeno più riuscito ad andare a scuola, era chiaro, sapeva di avere un corpo debole. Le creme per il viso quella mattina avevano fatto un vero miracolo per la sua pelle, coprendo imperfezioni varie e occhiaie, ma non sarebbe durato per sempre, questo lo sapeva. Non che quello fosse in realtà il suo più grande problema.

Corse verso l'entrata della scuola e si rese conto dopo di non aver chiuso la macchina. Si voltò e con il piccolo telecomando diede un click da lontano; un istante dopo vide i fari accendersi e spegnersi, simbolo che la macchina era stata chiusa. Soddisfatto, si incamminò nuovamente verso la scuola.

E davanti all'entrata, fermo ad aspettarlo, c'era Zayn.

L'istinto di Louis fu quello di fermarsi, all'istante. Voleva gridare. Gridare gridare gridare e scappare, cercare un posto sicuro in cui lui non l'avrebbe mai trovato. Ma non doveva essere così codardo, doveva almeno provare a combattere, no?
Zayn era immobile, le braccia incrociate e la bocca che formava una linea dura, severa. Louis si era aspettato che si sarebbe scaraventato su di lui, cominciando a graffiarlo e rovinandogli così la sua bella pelle – sì, lui era abbastanza consapevole di avere una bella pelle.
Eppure rimaneva lì, fermo a fissarlo. Non c'era più la rabbia del giorno prima, Louis se ne rese conto con calma, e realizzarlo gli fece sentire un sollievo enorme, come se improvvisamente potesse tornare a respirare. Sentì la paura abbandonare il suo corpo lentamente, proprio come pioggia che lo bagnava e scivolava via.

<<Senti, Tomlinson...>>cominciò lui qualche istante dopo, muovendo solo le labbra.
<<Non ho tempo di stare qui ad assistere alle tue scenate, Zayn.>> lo interruppe Louis, camminando verso la porta principale a testa alta, come aveva sempre fatto dopo che Stan lo colpiva o lo derideva. Il portamento regale di chi è ferito dentro ma non vuole dimostrarlo.

Zayn, con abili e veloci passi, si mise davanti alla porta, bloccandogli la strada.
<<Aspetta, Louis.>> disse, la voce ridotta a un sussurro. Non erano mai andati d'accordo e l'altro non lo aveva mai, mai chiamato con il suo nome. Non avevano molti corsi in comune, solo inglese avanzato e biologia. Si riconoscevano se camminavano tra i corridoi ma non avevano mai instaurato una conversazione seria, se non per parlare di cose prettamente scolastiche. Eppure ora Zayn era lì, davanti a lui; lo aveva appena chiamato per nome e lo stava guardando con aria dispiaciuta.
<<Ascolta, sono...sono stato un vero stronzo con te. Me ne rendo conto.>> esordì, incrociando le braccia nuovamente, come se dovesse proteggersi da qualcosa agli altri invisibile. Aveva davvero gli occhi più neri che Louisnavesse visto in vita sua.
<<Non avrei dovuto minacciarti e dirti quelle cose, ma ero sconvolto,e...>>
<<Posso capirti, Zayn.>> disse Louis, perché lo pensava davvero, non gli stava mentendo. <<Ma vorrei sapere a che cosa devo l'onore di ricevere questo trattamento. Che cosa vuoi ottenere?>>
Zayn distolse lo sguardo per il frammento di un secondo. <<Sto cercando di scusarmi, Tomlinson, dio mio. E' così difficile da credere?>>
<<Beh, non mi sembri uno che si scusa facilmente.>> ammise Louis alzando un sopracciglio.

Zayn, incredibilmente, sorrise. Un sorriso debolissimo, ma Louis potè vederlo chiaramente. Sapeva che una persona con quel tipo di sorriso doveva aver sofferto molto nella sua vita.
<<Già. E' bello che le persone pensino questo di me, il patetico pazzo che ha perso il fratello che è stronzo fino al midollo e che non riesce nemmeno a chiedere scusa.>>

Era incredibile come il volto di Zayn rimanesse impassibile anche quando diceva cose orribili. Ma Louis aveva conosciuto abbastanza dolore nella sua vita da saperlo riconoscere nelle persone che incontrava, e in lui lo vide. Lo vide ovunque, nei suoi occhi, nei suoi gesti, nelle sue parole. Forse erano più simili di quanto pensassero, sotto le apparenze, sotto lo strato di maschere che entrambi portavano per sopravvivere.
<<So cosa si sente quando si perde una persona.>> mormorò Louis, trovando gli occhi del ragazzo pachistano. Furono attraversati da un piccolo barlume di luce, qualcosa di molto fugace e inafferrabile.
<<Se avessi bisogno di qualsiasi cosa...>>
<<No.>> disse lui semplicemente, alzando un angolino della bocca in un sorriso spento.
Louis pensò che era la massima forma di ringraziamento che lui poteva raggiungere. <<Volevo solo che tu sapessi che sono arrivate le analisi. E' stato un lupo ad aggredire mio fratello. Ho sbagliato a dirti quelle cose, mi dispiace, ma la faccenda si chiude qui, Tomlinson.>>

Louis sentì un'enorme sensazione di sollievo invaderlo tutto. Era come se un peso lo avesse abbandonato. Ecco perché Zayn era venuto a chiedergli scusa: non tanto perché si sentiva in colpa, ma perché si era accorto di aver sbagliato e di aver incolpato lui per una cosa che non aveva fatto. Anche se le sue motivazioni non erano del tutto nobili, Louis apprezzò comunque il gesto. Non era così stronzo come voleva far credere e come tutti pensavano.

<<Beh, ti ringrazio.>> gli disse Louis, prima di superarlo ed entrare a scuola. Non fece in tempo a fare qualche passo, che si sentì chiamare.
<<Comunque>> cominciò Zayn, chiudendosi la porta alle spalle e mettendosi di nuovo di fronte a Louis <<Non dovrai più preoccuparti dei lupi. Nessuno in questa città dovrà più farlo.>>
Lui aggrottò la fronte, non riuscendo a capire dove volesse arrivare.
<<Non ti seguo.>> ammise.

Zayn lo superò, muovendo i fianchi eloquentemente mentre camminava. Si voltò ormai quando era a una certa distanza da lui, circa a metà del corridoio ormai deserto, un sorriso spento ma – Louis osò pensare – stranamente crudele.
<<Ti assicuro che me la pagheranno per quello che hanno fatto a Stan. E' una promessa.>> disse, prima di voltarsi definitivamente e dirigersi una volta per tutte verso la sua classe.

Louis rimase immobile, incapace di articolare anche il più piccolo pensiero o di muoversi. Sapeva che la campanella doveva essere suonata da un pezzo, ma quella consapevolezza lo colpì come un eco lontana, qualcosa di davvero insignificante, che poteva aspettare.

Zayn voleva farla pagare ai lupi.

Il branco che aveva aggredito Stan non si trovava a molti chilometri di distanza da dove abitava Louis.
Sentì un terribile nodo allo stomaco, un bisogno quasi istantaneo di andare in bagno e vomitare qui tutta la sua paura.

Il suo lupo era in pericolo.

Wherever You Will GoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora