Capitolo 75

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Seeeeeeeecondo aggiornamentooo! Per vostra disgrazia! :3

<<Haz.>> cercò di attirare la sua attenzione con cautela. <<Harry, ti prego, mettiamola via. Lo posso fare io se vuoi. Dimmi cosa vuoi che faccia e lo farò. Vuoi che, non so...>>
Harry tremava leggermente sotto i tocchi delle sue dita, e il castano sentiva crescere dentro di sé il bisogno di fare qualsiasi cosa potesse farlo stare meglio, perché vederlo così era devastante.
<<Haz, per favore. Dì qualcosa.>> sussurrò, lasciando poi indugiare le labbra sulla tempia dell'altro in quello che era un tocco puro e leggero.

Harry rimase immobile per un tempo che a Louis sembrò interminabile. Non si staccò un solo istante da lui, continuò a respirare tra i suoi capelli, lottando con fermezza contro le lacrime che premevano per uscire.
<<Voglio dirti tutto, Lou.>> sussurrò l'altro a un certo punto. E anche se il castano non lo stava guardando, poteva sentire le lacrime di Harry quasi come stessero scivolando lungo il suo stesso corpo.

<<Harry, non sei obbligato>>
<<No, voglio farlo.>> lo interruppe, la voce ferma nonostante le diverse emozioni che conteneva.
<<Solo...>>
<<Sì?>>
<<Puoi abbracciarmi?>>

Louis strinse Harry a sé così forte che a un certo punto temette di fonderlo nel suo stesso corpo. Lo avvolse completamente con le braccia e lasciò che l'altro immergesse la testa nel suo petto, mentre con le dita accarezzava i suoi ricci, il suo collo e le sue braccia nude, di tanto in tanto. Sentiva il naso premere esattamente nel punto in cui batteva il cuore, e - proprio in quel momento - desiderò avere tutta la forza del mondo per dare a Harry il coraggio di finire quello che aveva cominciato. Non era sicuro che sarebbe riuscito ad ascoltare la sua storia senza rimanerne inevitabilmente ferito. Già vederlo in quelle condizioni lo facevano sentire vuoto e terribilmente impotente, una sensazione che lo attanagliava tutto e faceva sembrare ciò che li circondava inutile e più buio. Il mondo era buio, questo lo sapeva, ma non poteva sapere quanto lo era stato per Harry in passato.




Harry aveva smesso di piangere. Respirava solo a fondo, adesso, quasi come se avesse appena rischiato di annegare. Era consapevole che in quel momento l'unica cosa che gli stesse impedendo di portarsi le mani ai capelli e provare a strapparseli via con tutta la forza che possedeva, era il ragazzo che lo stava abbracciando. Lo stomaco faceva male, proprio come gli occhi e in forma più enfatizzata, il cuore.

Non aveva mai desiderato davvero ripercorrere quei momenti della sua vita, ma si rendeva conto che farlo insieme a Louis sicuramente gli sarebbe servito a fare piccoli passi in avanti. Non a superare ogni cosa, quello era certo. Ma a provare a stare meglio, quello sì.

Quando iniziò a parlare poco dopo essersi staccato leggermente da lui, Louia decise che non lo avrebbe interrotto. Non più. Se davvero Harry voleva fargli sapere anche quell'aspetto della sua vita, lui era prontissimo ad accoglierlo e cercare di curarlo.

O almeno, sperò di averne la forza.

<<Mia mamma si chiama Anne. Era una donna bellissima, lei, uhm...era avvocato. Una donna di successo. Mio padre si chiama Des ed era infermiere. Abitavamo nei quartieri nuovi, quelli più a sud, lontani dai laghi e dalle foreste. La nostra casa era grande, bella e perfetta. La nostra vita lo era. Finchè non lo fu più..
Eravamo in gita con il gruppo dei bambini della mia classe. Non dovevo avere più di otto, nove anni...eravamo andati nelle grandi foreste, qui nelle zone in cui abiti tu. Non avevo mai visto le grandi foreste ed ero così felice, Lou...non so, era come se mi stessero aspettando da una vita, come se fossi destinato a trovare un ambiente come quello. Beh, ero anche piuttosto ingenuo. A un certo punto mi allontanai dal gruppo e venni aggredito da un lupo.
Mi trovarono qualche ora dopo il tramonto. Ero svenuto e sporco di sangue, ma la ferita non era grave. All'ospedale dissero ai miei genitori che dovevano fare tutte le varie analisi per, sai...le malattie che potrebbero essere trasmesse dai morsi, però per il resto stavo bene. Pulirono la ferita, si assicurarono che tornassi in sesto e poi mi lasciarono tornare a casa. Era appena Maggio quando successe e per l'estate andò tutto bene.
Poi arrivò l'autunno e qualcosa cambiò. Non successe tutto in fretta, fu...qualcosa di graduale. Cominciò con tanta stanchezza. Andavo a scuola e mi addormentavo durante le lezioni, mi sentivo stanco anche dopo aver dormito dieci ore intere. Poi arrivò la febbre. All'inizio non era nemmeno tanto alta, più...febbre da spossatezza, ecco, e i miei genitori non ne erano nemmeno molto allarmati perché non era così strano prendere la febbre in quei periodi. Presi le medicine come avevo sempre fatto in passato. I primi giorni la febbre si abbassava, dopo tornava puntualmente, sempre un po' più destabilizzante di prima. Nelle settimane successive continuò ad alzarsi e i miei pensarono di portarmi all'ospedale. Mi diagnosticarono...>>

Harry a quel punto alzò l'angolino della bocca, triste ma al contempo amaro, perché lui sapeva benissimo che quello che stava per dire faceva male.
<<...una semplice polmonite. Grave, certo, ma curabile. I miei genitori mi riportarono a casa e cominciarono cure più specifiche.
Naturalmente loro...mi chiesero spesso cosa sentivo. Non sapevo spiegarlo, in realtà. Ero già stato male in passato, ma quella volta era...era diverso. Potevo sentire che lo era, c'era qualcosa che non- non andava, nel mio corpo, come se ci fosse qualcosa che stava spingendo per venire fuori ma non ci riusciva. Ogni volta che mi tornava la febbre era come se questa cosa diventasse sempre più forte, sempre più forte, ed era come se volesse uscire dal mio corpo, sconvolgere i miei confini. Non so bene come dirlo, non ci sono parole. Era una sensazione orribile. Era come se tutto il mio corpo fosse sbagliato, come se stesse cercando di mutare, e l'unica cosa che ero in grado di fare io restare a guardare, riposando e...aspettando. Aspettando qualcosa che non succedeva, qualcosa che sapevo che stava per arrivare. Ma non sapevo cosa fare per far sì che gli altri mi capissero. Non c'erano parole, solo...questa orribile, logorante attesa...>>

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