Capitolo 147

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<<Non dovevi.>> disse tranquillamente Louis. <<Voglio dire- so difendermi da solo.>>
<<Lo so.>> concluse Zayn chiudendo l'armadietto. <<E' solo che...lui non ha il diritto di dire certe cose.>> sbottò infine, superando il ragazzo a grandi passi.

Louis si voltò per poterlo ringraziare, ma appena ruotò il capo un tremendo capogiro lo costrinse ad aggrapparsi all'armadietto più vicino. Nel giro di qualche istante, i contorni del corridoio accanto a lui si fecero sempre più sfocati, finchè il suo mondo diventò buio e incredibilmente freddo.
Zayn udì un tonfo e si voltò di scatto, perdendo un battito di cuore quando si rese conto che il castano era disteso per terra.
<<Tomlinson?>> lo chiamò, avvicinandosi a lui. <<Tomlinson, oh Dio- Louis! Louis!>>

Il ragazzo aprì gli occhi con estrema calma, non capendo in un primo momento dove si trovasse con precisione. C'era una luce fioca che entrava dalla finestra accanto a lui – ed apparentemente era disteso su qualcosa di morbido, la fronte bagnata da un panno e la testa che finalmente faceva meno male.
<<Ehi, Louis. Ti senti meglio adesso?>> gli chiese una voce dolce, e lui ci impiegò qualche istante a ruotare il capo per avere di fronte chi aveva parlato e capire effettivamente chi fosse.
<<Eleanor, ma cosa...?>>
<<Sei svenuto.>> lo interruppe lei senza molte cerimonie, alzandosi di poco dalla sedia per potergli sistemare meglio il panno che gli rinfrescava la fronte. <<Mi hai davvero spaventato a morte, Lou. Pensavo stessi bene, poi durante la pausa sono venuti a cercare me e Niall e ci hanno detto che ti eri sentito male.>>
<<Io...>> Kurt cominciava piano piano a ricordare ogni cosa che era successa. Lui che arrivava in corridoio, quel bisonte di Sam che cominciava a prenderlo in giro, e naturalmente la discussione fatta con Zayn.
<<Dovè Zayn?>> chiese quindi, non vedendolo insieme a Eleanor in infermeria. Non che si aspettasse di trovarlo, ma era pur sempre l'ultima persona che aveva visto prima di perdere conoscenza.
<<Oh, luii...beh, immagino sia...tornato a lezione? Mi ha chiesto di fargli sapere come stavi. Però, uhm...è stata lui a portarti qui. Cioè, ha chiamato aiuto per far sì che ti portassero qui, quindi...>>
<<Immagino che dovrei ringraziarlo.>> borbottò Louis, portandosi una mano a una tempia per massaggiarla con delicatezza. Dio, la sua pelle era bollente. Non credeva di poter stare così male quando si era svegliato quella mattina.
<<Okay, non dare di matto.>> esordì a un certo punto la ragazza, sistemandosi la gonna che indossava con le dita. <<Ho...chiamato tuo padre. Per- per dirgli che eri qui, insomma.>>
Louis sgranò gli occhi. <<Cosa?>>
<<Lou, scusa! Ma pensavo che non ci fosse alcun problema>>
<<No, Eleanor, per l'amor del cielo!>> Louis cercò di alzare la voce, ma il risultato non era di impatto come credeva. Era davvero troppo stanco per urlare. <<Dio, lo sai che mio padre si preoccupa per niente e- davvero, non ce n'era bisogno.>>
La ragazza si mordicchiò il labbro inferiore. <<Lou, mi dispiace. Pensavo davvero fosse la cosa giusta da fare. Mi ha detto che non riuscirà ad essere a casa prima di domani.>>
<<Lui sta tornan...oh, perfetto! Questa è proprio un'idea grandiosa.>> sbottò il castano, alzando gli occhi al cielo. Quella era proprio l'ultima cosa che avrebbe voluto. Certo, Mark gli mancava con ogni piccola fibra del suo corpo, sempre, ma il fatto che Harry vivesse praticamente a casa loro complicava le cose, e in più lui non avrebbe mai, mai voluto spaventarlo. E Mark era una persona che tendeva a impressionarsi facilmente, e quello per la sua salute non era certo un bene.
<<Mi sento così in colpa Lou, non odiarmi... >> piagnucolò piano la ragazza.
<<Non è che ti odio, non essere sciocca. E' solo che...lo sai com'è mio padre, Elly. E sai che non farei mai nulla per farlo spaventare>>

Il cellulare di Eleanor appoggiato sopra il comodino accanto a loro vibrò improvvisamente, facendoli sobbalzare. Lei lo afferrò immediatamente e controllò il messaggio.
<<E' Harry. Mi ha appena scritto che sta arrivando.>>
Louis aggrottò le sopracciglia. <<Harry?>>
<<Visto che tuo padre non può venire ho pensato che potesse venire a prenderti lui. Senti, l'infermiera ha detto che hai bisogno di riposo. Non puoi startene a scuola come se niente fosse, Lou sei una sottospecie di fornace!>> lo rimproverò Eleanor agitando le mani. Okay, forse davvero a volte era un po' invadente, ma rimaneva pur sempre la donna più importante della sua vita, e se a volte non ci fosse stata, lui non avrebbe davvero saputo cosa fare.
Alla fine scosse la testa arrendendosi, e poi le concesse un piccolo sorriso. <<Ti ringrazio, Elly.>>

Lei sembrò rilassarsi visibilmente. Rimase a fare compagnia a Louis fin quando la tendina di un pallido color azzurrino spuntò fuori una folta nuvola di ricci.
<<Harry.>> lo chiamò Louis, la voce flebile. Gli regalò un sorriso dolce, a cui il ragazzo rispose con uno dei suoi che avevano la capacità di togliere il respiro, veri ed enormi e che arrivavano al cuore.

Arrivò vicino al letto in qualche istante e prese una mano di Louis tra le proprie. <<Ehi.>> sussurrò, prima di chinarsi per lasciargli un bacio sulla guancia. <<Sono arrivato appena ho potuto, ero da Ashton a sistemare delle cose. Dio, piccolo- sembri distrutto.>>
<<Credo che tornerò da Niall.>> si scusò Eleanor, dando una piccola pacca sulla spalla a Harry. <<L'infermiera ha detto che deve riposare e che deve prendere qualcosa per la febbre. Starà bene molto presto.>>
Con quelle parole, lasciò Louis e Harry da soli. Il riccio prese il suo posto sedendosi sulla piccola sedia accanto al letto, senza mai lasciare andare gli occhi del suo ragazzo.

<<Credo che avrei fatto bene ad ascoltarti, stamattina.>> scherzò Louis, alzando un angolino della bocca. Harry sorrise e portò una mano sui suoi capelli, cominciando a lasciargli carezze distratte ma al contempo rassicuranti.
<<Lo credo anche io.>> ammise dopo un po', senza mai smettere di specchiarsi in quell'oceano meraviglioso che erano i suoi occhi.
<<Sei arrabbiato con me?>> domandò il ragazzo con voce timida. Harry rischiò di smettere di respirare quando si rese conto di quanto il suo Louis apparisse vulnerabile.
<<No, Lou. Non sono arrabbiato con te. Sono solo...mi dispiace che tu stia male.>> mormorò.
<<Grazie di essere qui.>> disse il ragazzk a un certo punto, la voce che era estremamente bassa.
<<Non c'è altro posto in cui vorrei essere, lo sai.>> rispose prontamente il riccio, sporgendosi un pochino per lasciargli una bacio sull'angolo della bocca. <<Piccolo, sei...veramente caldo.>>
<<Uhm, lo prenderò come un complimento.>> scherzò Louis, facendo ridacchiare piano l'altro.
<<Mi assicurerò che tu stia meglio, Lou. Te lo prometto.>>

Il ragazzo si inumidì le labbra, il sorriso di prima che non era ancora svanito del tutto. <<E questa volta cercherò di ascoltarti, mio bellissimo infermiere personale.>>
Harry rise perché dio, Louis diventava così adorabile quando era ammalato. Non che di solito non lo fosse, lui era sempre bellissimo; ma diventava più disinibito, come se fosse libero di dire ogni cosa che gli passava per la testa.
<<Te la senti di tornare a casa?>> chiese a un certo punto, la voce incredibilmente dolce che sembrava miele fuso.
Louis annuì piano e cercò di alzarsi, aiutato immediatamente dalle braccia forti e confortevoli dell'altro. <<Sì. Portami a casa, Haz.>>

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