Capitolo 77

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Harry ricominciò a piangere in silenzio, calde lacrime che solcavano le sue guance arrossate. Louis trovò la forza di scacciarne via qualcuna, ma poi le lasciò cadere, perché pensandoci era giusto che piangesse. Che si sfogasse, che si arrabbiasse e che spezzasse in mille minuscoli pezzettini perché in qualche modo insieme avrebbero trovato il modo di ricomporli.

<<E' la prima volta che ne parlo. Non...non lo avevo mai detto a nessuno.>> sussurrò il riccio quasi impercettibilmente, fissando un punto impreciso davanti a sé. <<Adesso hai paura, vero?>> chiese dopo.
Louis non trovò la forza di rispondere.
<<Io- io lo posso capire. Riesco a capire anche loro, Lou. Avevano una vita perfetta e mi volevano bene e io ho distrutto tutto. Forse- forse avevano ragione, forse...sono un mostro>>
<<Harry shhh, adesso smettila.>> mormorò raccogliendo il suo viso tra le mani.
<<Smettere di fare cosa?>>
<<Smettila di credere che loro abbiano ragione. Perchè è questo, no? Tu hai passato tutti questi anni a credere che loro fossero giustificati a fare quello che hanno fatto. H-az guardami.>>

Harry aveva abbassato lo sguardo e aveva cominciato a singhiozzare. Louis strinse la presa per far sì che lo potesse guardare negli occhi, e quando si trovò davanti a tutto quel dolore, non potè far a meno di cominciare a piangere a sua volta.

<<Guardami.>> ripetè tra le lacrime, e il riccio finalmente lo fece. <<Non è vero. Puoi credermi, Haz? Non è vero, loro non erano giustificati. Loro avrebbero dovuto accettarti, o almeno provare a farlo. Hanno sbagliato, amore, e se hai bisogno che te lo dica allora te lo dirò all'infinito ma ti prego, ti prego, non pensare che la colpa sia tua. Non lo è. Non sei tu il mostro, Haz, loro lo sono.>>

Louis non aveva mai visto una persona piangere così tanto e in modo così liberatorio. Sperò che quello servisse al ragazzo, che gli permettesse di scavare nella sua stessa anima e capire che non doveva sentirsi in colpa.

<<Come p-puoi essere sicuro c-che io non lo sia?>> chiese poi tra i singhiozzi.
Louis lo strinse a sé, facendo in modo che la testa di Harry si infilasse nell'incavo del suo collo. Sentì le lacrime bagnargli la parte alta della spalla e di tanto in tanto le sue ciglia gli accarezzavano la giuntura tra il collo e la scapola.
<<Perchè so quello che provo per te, Haz. E...non potrei mai amare un mostro.>>

Il cuore del riccio perse un battito, e a quel punto non fece più niente per impedirsi di piangere. Lasciò che il suo corpo adagiasse quasi completamente a quello del suo ragazzo e si lasciò stringere dalle sue braccia calde, singhiozzando e sentendo il cuore pompare sangue come mai prima in vita sua. Forse...forse Louis aveva ragione, forse in parte la colpa era dei suoi genitori. Harry non era mai riuscito a darla loro perché semplicemente li amava. O almeno un tempo li aveva amati. Ora sentiva solo dolore e delusione, ed erano davvero troppo forti per lasciare spazio ad ogni altro tipo di sentimento.

<<Sono qui, Haz. Lasciati andare. Non nascondermi più niente, Harry- sono qui per aiutarti a superare tutto. Sono proprio qui.>>
Il ragazzo strinse di più la sua maglietta. <<E' che...fa così- così male, Lou, è devastante, io non>>
<<Shhh, va tutto bene. Va tutto bene- fai un bel respiro. Respira, fallo per me. Avanti, con calma. Ce la fai, lo so che ce la fai.>>
Louis lasciò un bacio tra i ricci di Harry e ascoltò i suoi tentativi di calmarsi. Lo sentì respirare a fondo, in modo sicuro e completo, e lo premiò con tenere carezze una volta che i suoi singhiozzi si furono placati ed era rimasto semplicemente a piangere contro la sua spalla.
<<Così, Haz, ecco. Così. Sei così bravo. E' tutto a posto. Andrà tutto bene.>> mormorò, non riuscendo a smettere di piangere. Non ricordava nemmeno quando aveva cominciato, ma a un certo punto ne aveva semplicemente percepito il bisogno. Aveva sul serio temuto che l'altro gli scivolasse via dalle dita in quei momenti, perché dio, era così fragile. E al contempo così forte. Quanto diamine doveva essere forte per alzarsi e sorridere tutte le mattine dopo quello che avevano tentato di fargli? Era così orgoglioso di lui, così tanto che faceva male a livello fisico.

A un certo punto Harry si staccò leggermente e si ripulì il residuo delle lacrime con le il dorso della mano.
<<Sono un disastro.>> mormorò, continuando a piangere. Louis prese l'asciugamano con il quale il riccio si stava asciugando i capelli poco prima e prese a tamponargli il volto con delicatezza.
<<Faccio io, piccolo. Lascia che mi prenda cura di te.>> gli sussurrò prima di ripulirlo. Poi gli passò una mano tra i capelli e Harry sorrise debolmente.
<<Sei bellissimo quando sorridi. Lo sai, vero?>> domandò il castano prima di lasciargli un bacio sull'angolo delle labbra. Louis fece poi per ritrarsi, ma Harry lo trascinò verso di sé per lambirgli le labbra in un secondo bacio completamente diverso, più passionale e libero in un cui i denti si scontrarono e le lingue presero a giocare.

<<Se non mi sono rotto in mille minuscoli pezzettini è grazie a te.>> sussurrò Harry sulle sue labbra. Louis lo avvolse tra le braccia e si lasciò cadere all'indietro sul materasso con estrema calma, poi permise all'altro di rannicchiarsi contro di lui, facendosi piccolo piccolo.
<<Come...come hai fatto a salvarti?>> domandò poi, gli occhi che saettarono verso il basso per paura di leggere ancora dolore in quelli di Harry.
<<Oh, uhm...>> cominciò il ragazzo.
<<La mia vicina di casa. E' stata lei a sentire le urla e a chiamare la polizia. Sono arrivati in tempo per fermare i miei genitori e salvare me. Poi sono stato portato all'ospedale e lì...Simon mi ha trovato. Mi stava cercando da quando mi aveva trasformato. Mi adottò immediatamente e mi portò nella sua casa tra i boschi. Mi insegnò a trasformarmi senza sentire dolore, mi diede una casa e una famiglia, ma più di tutto, mi impedì di impazzire, Lou. Dopo l'incidente, non riuscivo nemmeno a vedere da lontano una bagno senza scoppiare a piangere. Di notte facevo spesso incubi sui miei genitori. Simon - e il lupo che c'è in me - mi hanno letteralmente salvato la vita, Lou. Poi arrivò anche Ashton, il mio migliore amico, e altri del branco come Klaus che si presero cura di me. Mi aiutarono a capire che non c'era niente di sbagliato in quello che eravamo e che io...non avrei mai dovuto subire quello che ho subito.>>

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