Capitolo 97

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<<Dobbiamo fargli venire la febbre.>> aveva ripetuto per la millesima volta Louis, in grembo il computer con le e-mail del professore universitario.

<<Okay- ma come si fa a farmi venire la febbre?>> aveva domandato Harry, rannicchiato sul divano e avvolto da una coperta enorme. <<Che poi, più che febbre, dovrei bruciare. Bruciare dall'interno, come è successo a te per l'incidente della macchina. Ci vogliono come minimo quaranta gradi.>>
Louis aveva aperto bocca, ma poi l'aveva richiusa all'istante senza sapere bene cosa dire.
<<Aspetta un secondo.>> aveva esordito Eleanor dalla soglia della cucina. <<Mio padre in questi mesi sta lavorando a dei casi di meningite. Alcune persone raggiungono febbre a 42 gradi.>>
Harry aveva spalancato gli occhi. <<Cosa è successo a quelle persone?>> aveva chiesto in un sussurro.
<<Sono morti.>> aveva risposto secca. <<Ma...forse un lupo non morirebbe.>>

Gli occhi di Louis erano scattati immediatamente in quelli di Harry. <<Già.>> aveva mormorato. <<Forse un lupo non morirebbe.>>
Naturalmente erano tutte ipotesi, e questo lo sapevano. Il professore universitario era stato più chiaro e dettagliato che poteva, ma Eleanor e Louis non potevano spiegargli la reale situazione di Harry, quindi tutto era da valutare con cautela e a livello generale. Tutto era lasciato al caso.
E questo significava che, se qualsiasi cosa sarebbe andata storta, Harry sarebbe potuto morire.

In un giorno della terza settimana, per discutere della cura si erano messi in cucina. Louis e l'amica erano seduti al tavolo mentre Harry guardava fuori dalla finestra, una coperta che lo avvolgeva tutto. Erano lì da quasi quattro ore, e il riccio a un certo punto aveva sentito semplicemente il bisogno di alzarsi e staccarsi dal quel mondo orribile fatto di sangue infetto e malattie e febbre.
I ragazzi discutevano su quando prendere – o meglio, rubare – il sangue infetto.
<<Devo aspettare almeno un paio di giorni, Lou. Non sono mai andata in ospedale con mio padre e se gli chiedessi di punto in bianco di portarmici, non credi che si insospettirebbe?>>
<<Due giorni sono troppi, Elly.>> ribattè Louis, la voce scura. <<Se davvero non sei convinta di volerlo fare, lo faccio io.>>
<<Ma sei impazzito? E' troppo pericoloso, Lou. Devo essere sicura che mio padre abbia già pulito tutti i campioni. Hai idea di cosa succede se il sangue ti infetta?>> sbottò la ragazza, agitando le mani. <<Lo faccio io. Io so come muovermi. Ma devi darmi tempo, Lou.>>
<<Ne abbiamo già sprecato abbastanza, di tempo, Eleanor!>> quasi gridò Louis. <<Sono tre settimane che aspettiamo, ormai è gennaio inoltrato e fuori fa così freddo-. Harry non ha tutto il tempo del mondo!>>

Harry, Harry, Harry.

Harry era così stanco. Stanco di vedere Louis costantemente spaventato e coi nervi tesi. Al minimo errore, tremava o scoppiava a piangere o si arrabbiava. Non era più il ragazzo spensierato che aveva incontrato i primi tempi, era un'ombra sbiadita e spaventata di sé stesso. E il riccio era così stanco di tutto quello, avrebbe solo voluto andarsene di lì e vedere Louis felice perché lui meritava di esserlo, lo meritava così tanto, e come Harry aveva temuto lui aveva portato solo ansia e tristezza nella sua vita ed era così maledettamente ingiusto.

<<Lo so, Lou, lo so dannazione che non abbiamo tempo, ma dobbiamo fare le cose bene!>>
<<Non c'è tempo per fare le cose bene, possibile che tu non lo capisci, Eleanor?>>
<<Basta!>> gridò Harry, voltandosi di scatto e con gli occhi pieni di lacrime. Louis e Eleanor girarono il capo verso di lui, sconvolti e ansimanti per aver appena urlato.
Harry era al limite. Sentiva che stava semplicemente per sgretolarsi in mille minuscoli pezzettini e non riusciva a capire cosa doveva fare per non sentirsi in quel modo. E poi c'era il lupo. Il lupo dentro di lui che stava spingendo per venire fuori e che lo faceva sentire così sbagliato. Ogni particella del suo corpo gli stava gridando di lasciarsi andare e trasformarsi ma lui non poteva farlo per Louis. Per Louis.

<<Haz...>> sussurrò allora questo. Ma il riccio non riuscì a rimanere in cucina un minuto di più. La lasciò a grandi passi e andò in camera di Louis, le lacrime che scorrevano sulle guance e che rendevano il mondo sfocato.
Si sedette sul letto e continuò a piangere, stringendo la coperta tra le mani. Tremava. Tremava tutto. E aveva freddo. E faceva male. Faceva tanto male perché lui non voleva lasciare Louis.
Con la coda dell'occhio vide la porta della stanza aprirsi. Nel giro di qualche istante una figura si inginocchiò di fronte a lui, alzò le braccia con cautela e con dita delicate accarezzò via le sue lacrime.
<<Haz, amore, mi dispiace.>> si scusò il castano. Senza nemmeno guardarlo, Harry sentì le sue lacrime. E sentì il suo cuore che batteva all'impazzata.
<<Non avrei dovuto alzare la voce, non volevo spaventarti. Mi dispiace. Torna giù, Eleanor è andata via. Ti faccio qualcosa di caldo e poi- poi possiamo>>
<<Io non ce la faccio più, Lou.>>

Le parole erano uscite da sole dalle labbra di Harry, flebili, in un sussurro roco e straziante. Louis sentì il cuore fermarsi per un attimo.
<<Non ce la fai più a fare cosa?>>
<<A sopportare di vederti così, Lou.>> ammise l'altro, finalmente guardandolo negli occhi. <<Ti- ti sto facendo male, Lou. E questo mi sta uccidendo. Io- dio, scusami, Lou. Mi odio. Mi odio così tanto perché non meriti questo.>>
<<Non dire così.>> gli sussurrò il ragazzo, infilandosi tra le sue gambe e appoggiando le braccia alle ginocchia di Harry. <<Non è colpa tua e lo sai. Io solo- sto cercando di mantenere il controllo ma non ci riesco, Haz, perché ho così tanta paura di perderti. Ma prima o poi finirà, Harry, e starò meglio. Staremo meglio, te lo prometto.>>
Louis si morse il labbro quando vide che l'altro non smetteva di piangere. Gli lasciò un bacio sulla guancia e respirò il profumo della sua pelle.
<<Non è solo questo, Lou. E' molto più di questo. Io..>>

Louis si rese conto che Harry si era irrigidito vicino a lui, così si staccò per poterlo guardare negli occhi.
<<Io devo trasformarmi, Lou. Non posso più aspettare. Non- non ce la faccio più, ogni particella dentro di me me lo sta gridando.>>
Qualcosa di orribile al livello dello stomaco del riccio si contorse quando vide che l'altro faceva di no con la testa. Le lacrime cominciarono a scorrere più veloci e nel giro di un istante Louis iniziò a singhiozzare.
<<Tu- non puoi- Haz, me lo avevi promesso. Me lo avevi promesso. Ti prego non- non puoi andartene, abbiamo trovato un modo, io- ti prego..>>
Harry lo strinse così forte a sé che per un attimo temette di togliergli il respiro. Avvolse il suo corpo con le braccia e immerse il naso nei suoi bellissimi capelli di seta, mentre cercava di impedire a quel piccolo uomo di disperarsi e spezzarsi accanto a sé.

<<Lou>>
<<Ti prego non lasciarmi- trova il modo di fermarla, Haz. Lo so che puoi>>
<<Non posso, amore mio. Non posso.>>
Non ci fu altro da dire. Piansero insieme per un tempo così lungo che parve infinito, i singhiozzi di Louis che si infrangevano sulla felpa di Harry e un miscuglio di frasi spezzate come Non ce la faccio senza di te e Ti prego non lasciarmi solo e Se perdo te perso me stesso e quello faceva così tanto male che dubitavano di riuscire ad essere in grado di respirare ancora.

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