Capitolo 124

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<<Tutto questo ti spaventa, vero?>> chiese Harry...

<<Da morire. Voglio dire, tutto sta per cambiare, no? E' solo che mi guardo intorno e non so assolutamente cosa fare del mio futuro. L'unica cosa che so è...che voglio stare con te.>>
Harry sorrise e il suo gesto ebbe la capacità di illuminare la stanza. Proprio come un piccolo sole. <<Beh, questo è già qualcosa.>> ammise, per poi dare a Louis un ruvido bacio sulle labbra. <<Però adesso solo- chiudi gli occhi. Immagina te stesso fra cinque anni. Dove pensi che sarai?>>
Louis ubbidì, chiuse gli occhi e respirò a fondo.
<<Per prima cosa, non qui.>> sbottò. <<Voglio andarmene da questo posto.>>
Harry annuì immediatamente dopo. <<Sai, Lou, ho sempre pensato - sempre nel senso da prima di conoscerti come Louis <<che tu non fossi mai, mai davvero appartenuto a questo posto. Voglio dire...guardati. Tu sei così sorprendente e bellissimo e aggraziato e...vali molto, molto più delle persone che sono qui, che ti circondano. Certo, i boschi qui sono meravigliosi e ho sempre pensato che tu fossi...adatto a loro, forse perché sembri una specie di creatura fantastica?>> il riccio ridacchiò, le guance che gli si tingevano di rosso. <<Non lo so. Tu hai...questa grazia interiore che traspare fuori e ti...rende assolutamente perfetto.>>

Louis era immobile, gli occhi che traboccavano di emozione.
<<Io non voglio influenzare le tue scelte, Lou, però credo...credo che tu debba andare in un posto che ti valorizzi. Che ti dia la possibilità di essere tutto ciò che sei senza stupidi impedimenti. Sei così migliore dei cinici che ci sono in questa piccola città, amore mio...meriti ogni cosa bella. Un posto grande, dinamico, bello e imprevedibile, proprio come lo sei tu.>>
<<Come New York?>>
Harry sembrò pensarci su per un po'. Poi sorrise. <<Come New York.>> acconsentì infine.
Louis fece un respiro profondo e accarezzò piano il petto dell'altro con le dita. <<Sarebbe semplicemente meraviglioso.>> disse sognante, perché anche se non lo diceva spesso, davvero scappare da quel paesino logoro e rifugiarsi in una grande città cosmopolita come New York era sempre stato uno dei suoi più grandi desideri. Sapeva di non essere destinato a rimanere in quel buco, sapeva di volere qualcosa di più, di meglio.
<<E' solo che...>> sussurrò poi. Non sapeva bene cosa dire, come cominciare. Così cercò gli occhi di Harry.
<<Che cosa c'è?>> chiese il riccio, gli occhi venati di preoccupazione. Era incredibile che riuscisse a capirlo anche solo dagli occhi o da un cambiamento di tono di voce. Senza che davvero ci fosse nulla da dire.
<<Se andrò a New York, tu...tu pensi che vorrai venire con me?>>
Harry rimase incredibilmente serio dopo quella domanda. Continuava ad accarezzare la schiena di Louis con una mano e il collo al livello dell'attaccatura dei capelli con l'altra. Solo dopo gli concesse un piccolo, genuino, incredibile sorriso.
<<Certo che vorrò venire con te. Lou, è- è tutto quello che ho sempre voluto.>>
Il castano sentì il cuore esplodere. <<Davvero?>> chiese, la voce forse un po' troppo alta e acuta.
<<Davvero.>> rispose l'altro senza nemmeno pensarci, poi azzerò la distanza tra di loro per poter baciare le sue labbra, a fondo, i loro cuori che battevano impazziti separati solo da un po' di stoffa.
<<Io...io te l'ho detto, Lou. Te l'ho promesso. Andrò ovunque tu andrai.>> soffiò sulle sue labbra, e il castano pensò di non essere davvero mai stato più felice che in quel momento. Così tanto da sperare che non finisse mai.
<<Oh, Haz.>> sussurrò. <<Sono così innamorato di te. Ti amo. Ti amo.>> un altro piccolo bacio sulle labbra di Harry, poi sulla guancia e poi ancora giù fino ad arrivare al collo. <<Ti amo.>>
<<Dillo ancora.>> soffiò il riccio prima di afferrargli il viso per tenerlo fermo e lasciargli un bacio sulla mandibola. Poi scese un pochino per poter succhiare un punto particolare del suo collo - e dio, sapeva che Louis amava che lui facesse così.
<<Oh- oh, Haz, Cristo santo- devi- devi dirlo tu, ora.>> gemette Louis chiudendo gli occhi. Harry ridacchiò e poi tornò a baciarlo con delicatezza. Si fermò a un certo punto, gli occhi immensi di Louis che lo guardavano con amore e desiderio, e solo allora il riccio sorrise e pensò che finalmente tutto nella sua vita aveva senso.
<<Ti amo. Ti amo da morire, Lou.>> mormorò.

Il ragazzo sorrise a sua volta e guardò le labbra arrossate di Harry, poi i suoi occhi. <<Ti amo.>> ripetè finalmente.
E non c'erano più parole da dire. Ripresero a baciarsi con più impeto, senza mai spingersi troppo oltre – perché entrambi sapevano che non era ancora arrivato il momento giusto per quello. Volevano aspettare, perché ora potevano farlo.
Si baciarono fin quando non dovettero riprendere fiato. Uno di fronte all'altro, ormai scivolati giù sul letto, ansimanti e con le guance arrossate, le mani intrecciate e le fronti l'una contro l'altra, rimasero a guardarsi ascoltando piano piano il battito dei loro cuori che tornava regolare.









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Louis e Harry erano in salotto quella stessa sera, dopo aver appena cenato, seduti sul divano stretti stretti mentre guardavano un po' di tv. Pensavano che non ci fosse niente di più semplice che comportarsi così, solo- come due fidanzati normali, finalmente tranquilli dopo una lunga battaglia.

A un certo punto squillò il telefono e Louis si alzò per poter rispondere. Harry osservò il suo corpo mentre con un movimento fluido usciva fuori dalla morsa delle sue braccia e andava a prendere la cornetta, girandosi solo una volta durante il tragitto per lasciare a Harry il più dolce dei sorrisi.
Dopo un po' che aveva risposto, coprì parte del telefono con una mano e mormorò all'altro: <<E' Eleanor.>> con un vago sentore di preoccupazione nella voce che non sfuggì a Harry. In pochi istanti, Louis ritornò al divano e si accoccolò vicino al petto dell'altro mentre continuava a parlare con la sua migliore amica. Se Harry si concentrava, ora poteva sentire perfettamente la conversazione che stava avvenendo tra i due. Gli sembrava da maleducati origliare, ma non poteva nemmeno biasimare sé stesso per avere ancora un udito così sviluppato. Perciò infine cedette.
<<...e loro erano sconvolti, Lou. Non riuscivano a credere che Stan fosse morto. Non avevo mai visto i genitori di Zayn così. Dio, nessuno dovrebbe mai vivere niente del genere.>>
Louis a quel punto si morse il labbro. <<Come...come è stata stabilita la causa del decesso?>>
Eleanor aspettò un po' prima di rispondere. <<Overdose, Lou. A conti fatti l'antidoto ha avuto gli stessi effetti sul corpo di Stan. I suoi genitori non volevano nemmeno crederci, non pensavano fosse possibile che lui potesse arrivare a tanto. Ma in ogni caso non potrebbero sapere di più. Non...non ci crederebbero nemmeno, giusto?>>
<<Giusto.>> acconsentì Louis, facendosi piccolo piccolo contro Harry. Lui poteva quasi sentire la sua paura, il terrore che si annidava sotto la pelle del castano mentre stavano parlando di quell'argomento. Harry temeva che purtroppo non se ne sarebbe mai davvero andato. Louis si sarebbe portato via le cicatrici di quei giorni per sempre, e ogni volta che ci avrebbe ripensato si sarebbe inevitabilmente sentito in quel modo: perduto e vulnerabile. Il riccio lo strinse più forte, cercando di fargli capire tacitamente che era tutto a posto, adesso; che c'era lui, e sarebbe andato tutto bene.

<<Temo che ora>> cominciò Louis dopo essersi schiarito la voce <<il padre di Stan e Zayn odieranno i lupi ancora di più.>>

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