Capitolo 80

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<<Ascolta, papà, se non ti fidi puoi venire con noi. Cioè, accompagnarci. Ma ti prego, ti prego, lascia che porti Harry a New York, lui...lui lo desidera così tanto. E lo voglio tanto anche io. Non credo di aver mai voluto tanto una cosa in vita mia.>> ammise con gli occhi che scintillavano.
Mark fu costretto a distogliere lo sguardo, perché quando gli occhi di suo figlio erano attraversati da quel brillio gli ricordavano troppo quelli di sua moglie, la madre di Louis. E ogni volta perdeva un battito di cuore nel notarlo.
<<Con cosa pagheresti i biglietti?>>
<<Ehm, ho- ho dei risparmi messi da parte, posso usare...uhm, quelli.>>
<<Uh, bene. Anche io dovrei avere qualcosa da parte da darti.>>
Louis si portò una mano alla bocca. <<Oh mio dio, è un sì?>> chiese, saltellando entusiasta. Il padre abbassò lo sguardo sconfitto e gli sorrise.
<<E' un sì.>> borbottò appena. Non fece in tempo ad aggiungere altro che suo figlio corse ad abbracciarlo stretto, e Mark sentì un piccolo tonfo al cuore per la seconda volta, perché era una vita che non sentiva Louis così vicino a lui.
<<Ti sporcherai tutto, ragazzo.>> disse a un certo punto, dandogli una pacca sulla spalla.
<<Sì, uhm, io...va bene.>> sussurrò Louis staccandosi. Sorrideva in modo radioso, e Mark pensò che un giorno avrebbe dovuto seriamente ringraziare Harry, perché da quando c'era lui nella vita di suo figlio, questo sembrava davvero stare meglio.

<<Vado subito a prenotare i biglietti. Oh mio dio, come faccio a non dirlo a Harry? Lo capirà di sicuro, non sono bravo a mantenere i segreti>>
<<Ehi ehi, aspetta un secondo, frena.>> lo ammonì suo padre dolcemente. <<Non così semplice, ragazzo. Ci sono delle regole che vorrei che rispettassi.>>

Il sorriso enorme di Louis si spense un pochino e Mark avrebbe tanto voluto ridere per quello.
<<Penderete il primo volo dopo la mezzanotte al ritorno, non più tardi. Niente taxi, vi vengo a prendere io, e non appena tornate a casa pretendo che andiate a dormire. La mattina dopo vi sveglierete presto e mi aiuterete a preparare il pranzo di Natale.>> Mark puntó un dito contro il figlio. <<Intesi?>>

Louis, se possibile, sorrise ancora più ampiamente. Non solo suo padre stava dando a Harry il permesso di dormire lì – in modo lecito – la notte di Natale, ma lo aveva appena invitato al pranzo del giorno successivo. E li avrebbe lasciati andare da soli.
<<Ma certo, papà. E ho pensato di chiamare Eleanor, Niall e il loro genitori per il pranzo di Natale, così staremo tutti insieme. Che dici?>>

Mark divenne un po' più rosso in viso e abbassò lo sguardo. <<Penso- penso che sia una buona idea, sì, grazie per averci pensato.>>
Louis si morse il labbro vedendo suo padre così impacciato. <<Bene. Maura mi chiede spesso di te, sai?>>
Mark spalancò gli occhi. <<Louis, devo- devo finire questa dannata macchina. Fila di sopra. Non devi fare i compiti o cantare qualche canzone?>>
Il castano ridacchiò mentre si avvicinava alla porta del garage. Prima di aprirla e uscire, si voltò un'ultima volta verso suo padre.
<<Sei il miglior papà del mondo. Grazie.>> mormorò, per poi uscire ed essere investito da un vento freddo, prima di rientrare in casa. Mentre saliva le scale per tornare in camera da letto dove Harry lo stava aspettando, raggiante per il fatto che suo padre gli avesse detto di sì, pensava che per portarlo a New York il giorno della vigilia di Natale avrebbe dovuto comprare nuovi vestiti pesanti per coprirlo il più possibile, perché c'era davvero freddo.

Però ce l'aveva fatta.

Avrebbe davvero coronato il sogno del suo Hazza.



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Il giorno della vigilia di Natale, Louis si svegliò come al solito avvinghiato a Harry, le coperte tutte intorno che li mantenevano in un nido caldo e intimo. Il castano, appena sveglio, mosse la punta del naso sulla pelle del collo dell'altro ispirandone il profumo e sorridendo beato. Non poteva credere che fosse davvero arrivato il giorno.

Harry sospirò e in risposta alle carezze di Louis e fece un piccolo versetto dolcissimo. Il riccio era ancora addormentato. Louis guardò l'ora nel telefono che teneva sempre sul comodino a portata di mano, e fece una piccola smorfia con le labbra quando si rese conto che era ora di svegliare il suo amato, altrimenti avrebbero perso l'aereo. Gli dispiaceva interrompere il suo sonno, perché quando dormiva, il riccio diventava ancora più bello di quanto era di solito, se possibile. I lineamenti distesi e pacifici, come se non avesse alcuna preoccupazione al mondo, e quelle ciglia che erano lunghe in modo disarmante.

<<Harry, svegliati.>> disse dolcemente al suo orecchio, soffiando con delicatezza. Il ragazzo si limitò a grugnire in risposta, facendo ridacchiare Louis.
<<Avanti, tesoro, dobbiamo svegliarci.>> insistè, per poi lasciargli un piccolo bacio sulla guancia. Harry aprì un occhio solo e sorrise a Louis di rimando, debolmente e in modo del tutto debole e assonnato.
<<Ehi.>> lo chiamò il castano, per poi baciarlo finalmente sulle labbra. Harry avvolse una mano attorno al suo collo e lo accarezzo languidamente, sorridendo nel bacio.
<<Sonno.>> biascicò poi. Sembrava più un piagnucolio disperato che altro. Louis ridacchiò e prese a lasciargli piccoli baci sulla guancia e sulla mascella, mordicchiando qualche punto preciso di tanto in tanto.
<<E' la vigilia di Natale, Haz.>> disse, una velatura di entusiasmo che gli velava la voce. <<Non è meraviglioso? Sarà una giornata lunga.>> continuò, per poi lasciarsi andare ad una risata cristallina che fece contorcere lo stomaco del ricciolino. Dio, Louis aveva una voce così bella. Ed era così bello sentirlo ridere.

Harry alzò la testa per permettere all'altro di avere maggior accesso al suo collo, poi allungò una mano per vedere dal telefono di Louis l'ora. Si rese conto che era molto presto.
<<Non sono nemmeno le sei, Lou...>> gemette, buttando poi la testa di lato sul cuscino. Il castano scavalcò il suo corpo con la gamba in modo da potersi sedere su di lui, poi si piegò per ricominciare a baciarlo con lentezza e trasporto....

~●~●~●~●~FINE~●~●~●~●

Wherever You Will GoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora