Capitolo 7

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Non riusciva a credere a ciò che aveva davanti. Non dopo tutto quello che aveva patito, dopo tutto quello che Stan gli aveva fatto. Dopo anni di derisioni e spinte e parole orribili, non poteva essere finito tutto così. Da un momento all'altro, in modo così semplice.

Qualcuno forse voleva semplicemente prendersi gioco di lui. Fargli credere per un istante che fosse tutto finalmente finito, fargli assaporare il gusto della libertà e della sicurezza per poi rigettarlo nel baratro più totale. Sì, forse era tutta una presa in giro e Stan sarebbe rispuntato fuori più spietato che mai.
Ma allora, perché tutti quei ragazzi intorno a lui avevano quelle facce sbalordite? Perchè alcuni si giravano a fissarlo come a dire Ecco, finalmente per la femminuccia non ci saranno più guai?

Louis si mise una mano sullo stomaco, come se fosse sul punto di spezzarsi da un momento all'altro, e indietreggiò fino a colpire un armadietto con la schiena. Sentiva gli occhi pizzicare e le gambe incredibilmente molli.
<<Louis!>> lo chiamò Eleanor, che gli fu accanto in un istante. <<Louis, ehi, va tutto bene. Cosa- cosa c'è?>>
Louis fece dei respiri profondi, proprio come gli diceva sempre suo padre quando lo vedeva piangere e non riusciva a calmarlo. Respirò, ancora e ancora, a fondo, metabolizzando la notizia.
<<Non posso crederci, Eleanor.>> ammise, gli occhi sbarrati e la voce spezzata. <<Che- che sia finita. Non riesco a crederci.>>

Eleanor gli si fece più vicino e gli mise entrambe le mani sulle spalle. <<Louis, posso capire come ti senti...>>
<<Non so nemmeno io come mi sento, Eleanor>> sussurrò, distogliendo lo sguardo. Sconvolto non dava l'idea, sconvolto era un eufemismo. Certo, ora non doveva più preoccuparsi di Stan, ma non avrebbe mai voluto che gli succedesse quello. Non era così che voleva vincere, perché scomparire non era giusto per nessuno, nemmeno per le persone più cattive dell'intero mondo.

Eleanor lo strinse più forte. <<Louis, l'importante è che è finita. Non dovrai più aver paura o scappare o nasconderti. Questo è ciò che conta davvero.>>
Lui si sforzò di alzare lo sguardo e incontrare quello di Eleanor. Notò che anche lei era sollevata, perché gli voleva davvero bene e lo voleva al sicuro.

<<E' finita.>> ripetè Louis, più a se stesso che agli altri. Per assimilarlo, per crederci davvero. <<Ma non avrei mai voluto che finisse così, Eleanor, non avrei mai voluto questo>>

La folla tutta intorno a loro si zittì di colpo.
Louis e Eleanor si voltarono appena in tempo per notare che un ragazzo- piccola e snella, questo fu tutto quello che videro a primo impatto - stava venendo dalla parte opposta del corridoio verso di loro, sgomitando per farsi spazio tra la gente.
Un attimo dopo, iniziò a gridare.
<<Tu!>> urlò, puntando un dito contro Louis, che trasalì. Lo riconobbe. Era Zayn Malik, il fratello adottivo di Stan. Avevano lo stesso identico carattere, solo che, a differenza del fratello, Zayn tendeva ad essere molto più rumoroso.
Era popolare a scuola, perché faeva parte della squadra di football ma soprattutto perché era incredibilmente bello; un ragazzo dai tipici tratti pakistani e gli occhi castani tendente al nero delle notti senza stelle.

<<Sarai felice ora.>> sputò avvicinandosi sempre di più e fermandosi a pochi passi da Louis. Eleanor si mise davanti a lui in modo da fargli scudo col suo stesso corpo.
<<Che ne hai fatto di mio fratello?>> chiese, gli occhi iniettati di un qualcosa che Louis riusciva a definire solo con la parola: odio.
<< Non vedevi l'ora di liberarti di lui, eh?>>
<<Datti una calmata, Malik. Stai facendo il matto.>> lo schernì Eleanor mettendosi le mani sui fianchi.

<<Nessuno ha chiesto il tuo parere, troll.>> disse Zayn, fulminando Eleanor con lo sguardo. Tornò poi a dedicarsi a Louis.
<<Voglio sapere cosa hai fatto a mio fratello.>>
<<Io non gli ho fatto proprio niente!>> quasi gridò Louis, agitando le braccia sentendosi letteralmente morire.
<<Avanti, sappiamo tutti cosa ti inventavi sul suo conto. Lo odiavi. Cosa gli hai fatto, Tomlinson?>> chiese di nuovo il ragazzo pachistano, ringhiando, prima di gettarsi letteralmente verso di lui.
Eleanor ci mise tutte le sue forze per tenerlo il più lontano possibile da lui, graffiando e tirandogli i capelli, finchè non sentì che qualcuno portare via Zayn di peso. Era Luke Hemmings, un ex di Malik tra le altre cose, nonché membro del club.
Lo stava trattenendo con le braccia, ma, nonostante fosse almeno il doppio di lui, il ragazzo riusciva in qualche modo ancora a muoversi.

<<Adesso basta!>> gridò improvvisamente una voce maschile autoritaria. Apparteneva a Simon Cowell, il preside della scuola.
<<Malik, datti una calmata o sei fuori dalla squadra, ci siamo capiti?>>
Zayn smise di ribellarsi e scrollò le braccia l'ennesima volta per liberarsi da Luke.
<<Non la passi liscia, Tomlinson.>> disse, puntando il dito su Louis, gli occhi vuoti e spenti. <<Prima o poi scoprirò cosa gli hai fatto.>>

Si guardò attorno un'ultima volta prima di sparire nei corridoi. Eleanor e Louis ansimavano, visibilmente scossi e spaventati. Il preside si avvicinò a loro.
<<Tomlinson>> lo chiamò Simon, lo sguardo comprensivo e serio insieme. <<Devi venire nel mio ufficio, immediatamente.>>

Louis non riusciva a dire una parola. Era successo tutto troppo in fretta e non c'era materialmente il tempo di dire tutto quello che pensava, e poi era spaventato, così spaventato. Se non ci fosse stata Eleanor, era sicuro che Zayn gli avrebbe fatto del male, prima. Perchè cercava vendetta.
Eleanor lo strinse in un abbraccio goffo e veloce, prima di lasciarlo andare nell'ufficio della preside.

Ci era stato troppo spesso in quel piccolo posto. Cominciava seriamente a credere di odiarlo. Claustrofobico e pieno di poltrone di pelle, foto vecchie che raffiguravano persone che non poteva conoscere. L'unica cosa che gli piaceva erano i libri. Quelli poteva farseli piacere, il resto no.
Zimon gli offrì una tazza di caffè bollente che accettò volentieri. Era davvero una delle persone più umane della scuola, una persona che si era sempre fatta in quattro per prendersi cura di lui e che aveva sempre cercato di proteggerlo. Lo osservava mentre beveva il suo caffè, occhi azzurro chiaro che si specchiavano in infiniti cerchi castani.
<<Louis, mi dispiace per quello che è appena successo. Ti garantisco che Zayn non ti darà più alcun fastidio.>>
Lui si limitò ad annuire e bevve ancora. Sentiva freddo ovunque, come se si fosse improvvisamente impossessato delle sue ossa e non avesse alcuna intenzione di abbandonarle.
<<Perchè mi ha convocato qui, preside Cowell?>>
Simon sembrava a disagio. E Simon non era mai, mai a disagio. Era un uomo che tendeva a dire tutto in faccia senza farsi alcun tipo di problema. Sulle prime incuteva timore, almeno fin quando non lo conoscevi bene lui ti dava la possibilità di entrare nella sua vita.

Quello spaventò Louis ulteriormente.

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