Capitolo 167

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<<Non mi piace quel tono, ragazzo.>> tagliò corto Mark, un pezzetto di torta ai mirtilli che cadde dall'angolo della sua bocca e andò a finire nel piattino di ceramica sul tavolo. Harry si torturava le mani sotto il tavolo, il respiro accelerato e gli occhi che pizzicavano. Odiava mentire. Odiava fare quello a Mark.

<<Vede, Louis...Louis le ha mentito. In realtà non- non sta bene, e non ha intenzione di tornare a casa. Almeno non così presto.>> mormorò. I movimenti dell'uomo si fermarono all'istante e i suoi occhi si fecero più scuri.
<<Blaine.>>
<<Signor Tomlinson, io...>>
<<Harry.>> disse fermamente Mark, interrompendolo. Il suo tono di voce fece rabbrividire il ragazzo. <<Me lo avevi promesso. Mi avevi promesso che sarebbe stato bene>>
Harry lasciò andare il fiato e si sentì estremante piccolo e inerme, quando borbottò: <<Lo so.>>

Non ci sono riuscito. Mi dispiace. Mi odierò per sempre per quello che è successo e non c'è niente che possa fare per cambiare questa cosa.

Probabilmente una lacrima cadde, ma la ignorò. Invece di concentrarsi sul pianto, porto entrambe le mani sul tavolo e prese un bel respiro prima di cominciare a parlare.
<<Mark, so cosa penserà adesso.>> disse velocemente, guardando ovunque tranne che negli occhi dell'uomo. <<So che sta pensando che io e Louis le abbiamo mentito, ed è la verità, quindi ha tutto il diritto di essere arrabbiato. Però...ci sono dei motivi, ecco. Sì, ci sono dei motivi per cui le abbiamo mentito. E...sono successe delle cose. Cose che hanno cambiato tutto e che non posso spiegarle, e davvero non mi chieda niente, perché non le dirò nulla. Non posso dirle nulla>>
<<Ascoltami bene, ragazzo. Come ti aspetti che io me ne stia qui con le mani in mano mentre tu mi dici delle cose del genere>>
<<Aveva detto di fidarsi di me, giusto?>> lo interruppe Harry, guardandolo negli occhi stavolta. <<Allora lo faccia, Mark. Si fidi di me. Si fidi di me quando le dico che...Louis starà bene. Farò in modo che sia al sicuro, davvero, farò tutto ciò che in mio potere per impedire che si faccia del male. E' la persona più importante della mia vita, Mark. È il mio tutto, i- io non potrei mai, mai perderlo. Quindi per favore, si fidi di me. E le sarei molto grato se...ecco, se non facesse domande.>>

L'uomo sbuffò nervoso, accasciandosi sulla sedia e togliendosi il cappello che fino a quel momento era rimasto immobile sulla sua testa.
<<Ti rendi conto di quello che mi stai chiedendo, vero Harry?>>
<<Sì, signore.>>
<<E non hai alcuna intenzione di ritirare quello che hai appena detto?>>
<<No, signore.>>
<<Dio, sei peggio di Louis per via di testardaggine. E smettila di chiamarmi signore.>>
<<Sì, sign- cioè Mark! Mi scusi. Io non- dei, perché sembro così idiota?>>
Harry si passò una mano tra i capelli e si asciugò distrattamente una lacrima, pensando di sembrare estremamente patetico e disparato in quel momento agli occhi dell'uomo. <<Ascolti, Mark. Fidarsi di me sarà la cosa più difficile che ha fatto in tutta la sua vita, probabilmente, e questo io lo so. Ma mi creda, io...io sono innamorato di Louis. Più della mia stessa vita. Non è una garanzia che voglio darle, è solo...la pura e semplice verità. Non ho intenzione di perderlo. E mi creda, Mark: nemmeno lei lo perderà. Glielo sto promettendo.>>

Qualcosa, all'interno negli occhi dell'altro, cambiò inesorabilmente. Forse furono le parole di Harry, forse il modo in cui le disse, ma in quel momento l'uomo si sentì in dovere di credere che c'era davvero qualcosa di grande di cui Harry non gli poteva parlare, e che quindi si dovesse fidare nuovamente di lui.
Il riccio in quel momento era così piccolo e vulnerabile e disperato che Mark sentì una stretta al cuore. Amava suo figlio per davvero, non mentiva. Quindi sì...meritava decisamente la sua fiducia.

<<Tutta questa storia non mi piace per niente, Harry.>> grugnì Mark. Poi allungò una mano per appoggiarla su quella dell'altro. Picchiettò le proprie dita contro le sue in quello che avrebbe dovuto essere un gesto confortante, poi sorrise.
<<Va bene, non farò domande.>> sussurrò infine, e il cuore di Harry fu praticamente privato di un peso. <<Voglio continuare a fidarmi di te, Harry.>>
Mark non disse nulla quando il ragazzo scoppiò a piangere un secondo dopo. Non disse nulla, di nuovo, quando si spostò per avvolgerlo tra le sue braccia. Lo strinse solo un pochino più forte, quando tra i singhiozzi  riuscì a biascicare un piccolo e semplice Grazie, Mark.












Harry gettò le chiavi sulla tavola in cucina e si sedette sul divano prendendosi la testa fra le mani. Era distrutto, e quella discussione con Mark non lo aveva di certo aiutato a farlo stare meglio. Si sentiva perennemente sul punto di spezzarsi in tanti piccoli pezzettini, il corpo che tremava e gli occhi sempre umidi e pronti a piangere.

Ho bisogno di te. Ti prego fatti trovare, Lou. Ho bisogno di te, ho bisogno di stringerti, ho bisogno che tu mi dica che andrà tutto bene-

<<Ehi, Harriet. Ho sentito la macchina e sono venuto a controllare.>> borbottò Ashton, la bocca piena di biscotti. Harry non ebbe nemmeno la forza di alzare la testa.
<<E' andato tutto bene con il suocero? Cioè- tecnicamente non è ancora tuo suocero perché comunque Louis non è tuo marito, ma...uhm, hai capito. Biscotto?>>
Il ragazzl grugnì una specie di no in risposta. Si alzò e aprì il frigo per vedere cosa c'era da bere, ma non trovando niente di cui avesse voglia chiuse lo sportello così forte da far sobbalzare l'altro. Cominciò a camminare avanti e indietro per la cucina, la testa piena di domande e il cuore che pulsava talmente veloce da intossicarlo.
<<Harry?>>
Il ragazzo avrebbe solo voluto che il biondo stesse zitto. Perchè doveva sempre parlare? Perché tutti non facevano altro che chiedergli come stava? Era fottutamente logico che non andasse bene. Si stava spezzando proprio lì di fronte a tutti e nessuno poteva fare niente per cambiare quella cosa.
<<Harriet, calmati. Va tutto bene>>
<<Non va tutto bene un cazzo! >> gridò, per poi dare un calcio alla prima sedia che trovó, facendola ribaltare sul pavimento. Ashton indietreggiò leggermente. <<No che non va tutto bene, Ash! Ti sembra che sia tutto okay? Io solo- merda...>>

Si fermò esattamente in centro alla stanza, portandosi le mani nei capelli e spostando le ciocche ribelle dei ricci indietro. Si morse il labbro talmente forte da rischiare di tagliarlo.
<<Non...non so cosa fare, Ash.>> sussurrò, chiudendo gli occhi. <<Mi sento...mi sento così vuoto, e così stupido, così impotente, così tutto. E arrabbiato. Ho quasi paura della mia rabbia. Io, dio- come pensi che stia? Come pensi che possa stare una persona che costruisce il suo futuro con qualcuno che poi gli viene strappato via così? Come? Era...era tutto perfetto, dio, potevamo essere felici, era quasi semplice...lui- lui non meritava questo, Ash. Meritava di essere felice e di avere una vita bellissima e invece>>
<<Harry, respira.>> gli intimò il ragazzo. Con qualche passo leggero si avvicinò a lui e gli mise entrambe le mani sulle spalle, aspettando che in qualche modo si calmasse.

Passarono diversi minuti. Harry che respirava infrangendo il silenzio e Ashton che osservava il suo volto cambiare lentamente espressione. Dopo un po', il riccio si morse il labbro e fece una smorfia così triste che Ashton sentì il proprio cuore precipitare da qualche parte nello stomaco.

<<E' che mi manca da morire, Ash.>>

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