Capitolo 50

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E se quel proiettile invece della spalla avesse colpito il cuore del suo riccio???

Non aveva nemmeno la forza di pensarci.
Louia rifiutò la mano che Zayn gli aveva porto per aiutarlo a tornare in piedi. Si alzò con le proprie forze, poi sbattè i palmi delle mani sul retro dei jeans per pulirli.
<<Ti auguro buona giornata.>> gli disse, per poi lasciarlo e incamminarsi verso l'aula canto. Non aveva fatto che pochi passi, quando sentì il ragazzo che lo chiamava.
<<Tomlinson...Louis, aspetta!>> gli disse. Louis continuò a camminare. <<Hai...hai sentito della battuta di caccia?>>
<<Sì.>> rispose secco, guardando dritto davanti a sé.
<<Non è stata molto utile, mio padre e i suoi uomini non hanno trovato Stan. E hanno colpito pochi lupi di cui non sono riusciti a trovare i corpi. Probabilmente la maggior parte di loro se l'è svignata. Oppure sono morti da qualche parte nella foresta.>>

Ti piacerebbe, pensò Louis, e il tono nella sua testa mentre pensava quelle parole sembrava quasi un ringhio.
<<Tomlinson...non correre, non riesco a starti dietro. Ehi!>> lo chiamò Zayn, prendendolo per un braccio. <<Ti ho appena detto che stiamo cacciando i lupi che ti hanno quasi ucciso. Non dovresti essere contento?>>

Louis lo guardò con un'amarezza che aveva riservato a ben altre persone prima in vita sua. <<Sinceramente la trovo una cosa insensata e spregevole. Un'azione senza senso.>>
<<Spregevole?>> lo canzonò, sbattendo gli occhioni neri. <<Per colpa loro mio fratello è scomparso, Louis. Forse è...morto.>> ammise trasalendo. <<Come puoi dire questo? Soprattutto dopo quello che ti hanno fatto.>>

Louis gli si avvicinò, praticamente sovrastandolo. <<Non parlarmi come se mi conoscessi, Malik. Tu non sai niente del mio incidente e non hai il diritto di intrometterti. Mi hai chiesto cosa ne penso? Bene, eccoti la risposta. Penso che tu stia sbagliando ad accanirti contro i lupi.>>
<<Tu non capisci.>> lo schernì il moro. <<Tu non puoi capire come mi sento>>
<<Invece ti sbagli. So benissimo come ti senti.>> ribattè, stringendo di più i libri che aveva tra le mani. <<Zay...uccidere quei lupi non riporterà indietro tuo fratello.>> disse Louis, per poi voltarsi definitivamente e lasciare il ragazzo in mezzo al corridoio.

Louis credeva davvero in quello che le aveva detto ed era più che sicuro che Zayn si stesse sbagliando. Odiare i medici e gli ospedali non aveva riportato indietro sua madre anni prima, infatti.

Al club, si rilassò e scherzò con tutti, cantò la canzone che aveva preparato durante le vacanze estive, e per la prima volta si sentì fiero di sé stesso dopo aver fatto l'acuto finale. Perrie gli disse che aveva una luce diversa negli occhi che lo rendeva ancora più bello, Luke e Mike lo fecero arrossire dicendogli che non lo avevano mai visto più in forma. Anche se la discussione con Zayn lo aveva un po' destabilizzato, non poteva negare che per una volta stava bene, stava bene davvero. E non vedeva l'ora di tornare a casa per raccontare tutto a Harry.

Si aspettava di trovarlo in cucina o in salotto, una volta tornato a casa. Sorrise quando trovò il vassoio nel lavandino completamente vuoto, segno che il riccio quella mattina aveva mangiato tutto.

Andò in camera sua, aprendo la porta con un sorriso enorme, che si spense inesorabilmente quando vide che era vuota. Il letto era stato fatto e non c'era più né il borsone che Harry aveva preparato insieme a lui il giorno precedente, né la sua chitarra.

Louis sentì un vuoto enorme attanagliargli lo stomaco. Si precipitò giù dalle scale e percorse il corridoio che portava alla veranda sul retro. Quando trovò Harry rannicchiato sulle scale lì fuori provò il desiderio di urlare dalla gioia.
<<Harry.>>lo chiamò, il ragazzo riccioluto si voltò all'istante. Tra le mani aveva la chitarra che suonava di tanto in tanto distrattamente, qualche nota scomposta che non creava nessuna melodia in particolare.
<<Non...non ti trovavo, mi sono spaventato a morte.>> ammise , portando le braccia al petto come per abbracciarsi. Harry allungò una mano in una tacita richiesta che Louis la raccogliesse.
<<Lou devo...puoi sederti accanto a me, per favore?>>

Il castano respirò a fondo e alla fine ubbidì. Si sedette accanto a Harry, in modo da poterlo vedere interamente. Gli era mancato tanto quella mattina, in ogni momento, ma soprattutto dopo lo spintone di Sam. Sentiva quasi di poter trovare il coraggio di raccontargli degli abusi subiti a scuola e del bacio schifoso di Stan, in quel momento. Per la prima volta, sentì il desiderio di aprirsi sugli argomenti che più lo spaventavano e che più lo avevano segnato in tutta la sua vita.

<<Lou, io ho...ho scritto una canzone.>> disse improvvisamente Harry, interrompendo i suoi pensieri. <<Ci sono delle cose che avevo bisogno di dirti, e ho pensato che il miglior modo per esprimerle fosse questo.>>
Lui annuì. Non sapeva perché non si sentisse felice per quello che Harry gli aveva appena detto. Forse perché il riccio sembrava distrutto mentre parlava, ancora più triste di quella mattina.

Senza indugiare oltre, l'altro iniziò a suonare una melodia completamente diversa da quella della sera prima. Meno allegra, più profonda e intima.
Poi la sua voce inondò il piccolo giardino intorno a loro.

Just stop your crying 
It’s a sign of the times 
Welcome to the final show 
Hope you’re wearing your best clothes 
You can't bribe the door on your way to the sky 
You look pretty good down here 
But you ain't really good

Mentre Harry cantava quelle parole guardava un punto indistinto davanti a sé, non osava mai avvicinare lo sguardo a quello di Louis. E Louis sentiva ogni parola penetrargli nella carne e lasciargli un segno indelebile che faceva male, più male degli spintoni contro gli armadietti e delle parole che gli aveva detto Sam. Nonostante la canzone fosse triste, la voce del riccio rimaneva meravigliosa proprio come lo era stata la sera prima. E quello forse feriva ancora di più.....

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