Capitolo 110

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Siccome nessuno voleva il capitolo, per dispetto ne pubblico un altro! :3



<<Dov'è Harry?>> chiese allora Louis, il cuore che batteva forte nel petto. Stan gli regalò un sorriso talmente ampio e finto da essere inquietante.
<<Oh, lui sta bene. Per ora. Ed è qui con me.>> gli rispose Stan. <<Ed è così dannatamente prevedibile. Quando l'ho catturato e l'ho praticamente costretto a tornare umano, non faceva altro che supplicarmi di tenerti fuori da questa storia. Ripeteva il tuo nome. In continuazione, Tomlinson. Era così frustrante.>>

Louis strinse il telefono tra le mani, il corpo che tremava tutto. Una mano di Eleanor si posò sulla sua coscia.
<<Se lo tocchi, Stan, se anche solo ti azzardi, io..>>
<<Tu cosa, Tomlinson? Il coltello dalla parte del manico ce l'ho io, tesorino. Io gestisco le regole del gioco. Quindi adesso ti conviene stare buono e fermo ad ascoltarmi. Se vuoi una possibilità di rivedere Harry vivo, naturalmente.>>
Louis sentì il cuore schizzargli in gola e rischiò di avere un capogiro. Si passò una mano tra i capelli, adesso leggermente umidi per il sudore. Si fermò a fissare per un attimo la stessa mano che aveva usato per fare quel movimento e si rese conto che stava tremando come una foglia.
<<Che cosa vuoi da noi, Lucas?>> chiese Eleanor, prendendo in mano la situazione, dal momento in cui Louis era davvero sconvolto. Stan si lasciò andare a una risata leggera.
<<In realtà è così ovvio. E' qualcosa che voi avete, qualcosa che voglio con tutto me stesso.>> rispose, il viso tondo che si muoveva a scatti per accompagnare le parole.
<<Qualsiasi cosa.>> borbottò Louis. <<Ti darò qualsiasi cosa, Stan, solo- tu lascia andare Harry.>>
<<Io voglio la cura.>> disse sicuro l'altro, la voce che non traspariva il minimo di dubbio. Louis si sentì mancare per la seconda volta.
<<La cura?>> chiese Eleanor in un mormorio, più a sé stessa che a Stan. <<Ma questo vorrebbe dire che..>>
<<Che sono un lupo. Mmmh, vedo che cominciate a fare due più due. Dove crediate che sia stato per tutto questo tempo? Non dirmi che credevi davvero che fossi morto, Tomlinson. Avanti, infondo tu lo avevi capito fin da subito che mi ero trasformato.>>

E Louis lo realizzò solo allora. L'incidente di qualche mese prima di Stan, il fatto che il suo corpo fosse scomparso. Era tutto così ovvio, adesso. E Louis si sentì così stupido per non averlo capito prima.
<<In realtà speravo di non vederti mai più.>> soffiò Louis. Troppo tardi realizzò che era meglio non far arrabbiare Stan ulteriormente.
<<Non me ne frega un cazzo di quello che vuoi tu, Tomlinson. Adesso voi verrete qui e mi darete la dannata cura. So che ce l'avete, lo ha scoperto Zayn per me.>>
Louis si lasciò sprofondare nel sedile dell'auto. Ma certo. Come aveva fatto ad essere così ingenuo? Come aveva fatto credere che Zayn Malik stesse davvero cercando una sorta di connessione con lui? Lo aveva fregato. Non solo lui, aveva fregato sia lui che Harry e ora li stava praticamente consegnando a Stan senza il minimo ritegno. Louis capì perché quella mattina, nelle iridi buie e profonde di Zayn, avesse letto un piccolo soffio di colpevolezza. Ma non era stato abbastanza da salvarlo da quella situazione.
<<E' molto semplice, Tomlinson. Non trovi? Tu mi porti la cura, io lascio Harry sano e salvo. Mi sembra equo. Cosa ne pensi?>>
<<Voglio vederlo.>> disse Louis con sicurezza. Il cuore gli martellava all'impazzata nel petto e aveva paura, così tanta paura, ma in mezzo a quell'enorme confusione di sentimenti riuscì a trovare un piccolo spiraglio di luce. <<Ti prego, Stan, ho bisogno di vederlo. Di vedere che sta bene>>

Louis pensò seriamente di essere impazzito, quando per un attimo - un breve, fugace attimo - negli occhi di Stan lesse compassione. E rimpianto. Ma durò davvero poco, perché poi il ragazzo girò la telecamera bruscamente e la puntò su un ammasso di coperte informi dalla spuntava un piccolo cespuglio di capelli ricci. E poi li vide. Gli occhi di Harry.
<<Non farlo, Lou.>> gli disse, la voce roca e bassa. Era così stanco, stanco e infreddolito e Louis voleva solo allungare le dita e stringerlo forte. <<Non venire, starò bene, solo..>>
<<Non erano questi gli accordi, Styles.>> lo rimproverò Stan, e Louis udì chiaramente il suono di un gemito provenire dal telefono. Proveniva da Harry. Accanto a lui, Eleanor sussultò.
<<Stan, non- non fargli del male!>> lo supplicò Louis. Poi prese a singhiozzare. Non trovava la forza di smettere; a un certo punto, si disse che il suo corpo stava facendo tutto quello da solo. <<Ti- ti prego io- io ti darò qualsiasi cosa tu voglia. Qualsiasi. Ma ti prego, ti prego, non- non fare del male a Harry.>>
Stan ripuntò la fotocamera su di sé e sorrise sprezzante. <<Questo lo vedremo. Se mi porterai la cura non gli farò niente. Dipende da te, LouLou.>>
E il ragazzo si sentì morire. Portare la cura a Stan significava rinunciare per sempre alla sua vita con Harry. Significava non avere nemmeno un minuto in più insieme a lui dove entrambi sarebbero stati umani e felici. Significava rinunciare alla loro intera vita, a tutti i sogni che avevano, alle loro ambizioni e ai loro progetti.

Ma lui lo avrebbe fatto comunque, perché dando la cura a Stan avrebbe salvato la vita a Harry. E saperlo in vita, pur in forma di lupo, una forma che lo intrappolava e lo teneva lontano da lui, era meglio che perderlo per sempre.

Fu per questo che annuì, il cuore a pezzi. <<Ti porterò la cura.>> promise, mordendosi il labbro subito dopo.
<<Louis...>> cominciò Eleanor accanto a sé, ma lui alzò una mano per impedire che continuasse. Non c'era niente da dire, Louis  aveva fatto la sua scelta e non poteva cambiarla per nulla al mondo.
<<Molto bene.>> borbottò Stan soddisfatto. <<Hai un'ora. Primo magazzino a est della città, nella zona abbandonata. Se vieni a mani vuote, comincia pure a pensare di dire addio al tuo dolce Harrie.>>
<<Verrò.>> confermò Louis, le lacrime che uscivano copiosamente dagli angoli degli occhi. Poi guardò al di là di Stan, riuscendo a scorgere nel buio la figura accartocciata di Harry.
<<Ti amo, Harry.>> disse allo schermo del telefono. Lo sfiorò con due dita, immaginando di disegnare cerchi distratti sulla sua pelle. <<Arrivo presto. Ovunque tu andrai, ricordi?>>
Si stupì di notare Stan sussultare. Forse perché aveva avuto il coraggio di dire i suoi sentimenti apertamente, forse per altri motivi. Louis non riuscì a capirlo e comunque non lo voleva sapere.
<<Un'ora.>> ringhiò Stan, sembrando ancora più arrabbiato. <<Non un minuto di più.>> poi, finalmente, interruppe la chiamata.

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