Capitolo 169

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<<Pronto?>>

Oh mio dio. Oh mio dio quanto mi è mancata la tua voce amore mio. È ancora più bella di quanto ricordassi.

Louis avrebbe voluto dirgli tutto quello a cui stava pensando, ma la verità era che proprio non ci riusciva. C'erano troppe cose da dire, troppe e tutte insieme e il suo piccolo cuore  stava scoppiando.
Aveva appena ascoltato la voce di Harry. La voce del suo meraviglioso, incredibile, coraggioso riccio. E quello poteva anche bastare.

<<Pronto? Con chi parlo? No Ash idiota, gira da quella parte! Mi scusi, è solo che qui il mio amico...>>
<<Ciao, Haz.>>
Non ci fu nessun suono per un tempo che a Louis parve infinito. E in quel momento, dovette mettersi una mano sul cuore per assicurarsi che battesse ancora.
<<L-Lou.>> sentì Harry mormorare. <<Lou, sei- oh mio dio. Oh mio dio, Louis! Ti prego dimmi che non sto sognando e che sei davvero tu. Amore mio>>
<<Sono io, Harry. Sono qui, non...non stai sognando.>> disse, singhiozzando leggermente. Alla fine era scoppiato a piangere e non era riuscito proprio a impedirselo. Diversi istanti dopo uno strano suono strozzato dall'altra parte della cornetta gli diede la conferma che anche Harry stava piangendo.
<<Oh, piccolo, solo- stai bene. Dio mio stai bene, sei vivo. Grazie grazie grazie>>
<<Tesoro, non...>> Louis tirò su con il naso, sorridendo tra le lacrime. <<Non hai idea di quanta voglia abbia adesso di...di vedere la tua faccia e di baciarti e..>>
<<Dimmi dove sei. Ti- ti vengo a prendere subito, piccolo. Dimmi solo dove sei e>>
<<E' un negozio sulla strada che porta al lago, H-Harry.>> Louis fu percorso da un brivido e fu costretto ad aggrapparsi al muro per non cadere. <<Ma...non credo di avere ancora molto tempo.>>

Il respiro del riccio forse si fermò. Louis potè quasi percepire il dolore nelle parole che gli disse dopo.
<<Lou- no, ti prego. Cerca di resistere, ti vengo a prendere, okay? Sarò lì fra pochissimo, tu solo cerca- cerca...>>
<<Non c'è tempo, Harry.>> sussurrò, il cuore e la voce spezzati. Il riccio pianse più forte e Louis lasciò che si sfogasse, sentendo le mani praticamente formicolare dalla voglia di raggiungere il ragazzo e scacciare le lacrime che c'erano sul suo volto.
<<Mi manchi da morire.>> confessò Louis a un certo punto. Ed era la verità più pura. Era come se dal suo corpo gli fosse stata strappata via la sua parte più bella.
<<L-Lou, m-manchi così t-tanto anche a me, da impazzire, i-io...>>
<<Shhh, piccolo. Shhh, ascolta la mia voce. Va tutto bene.>> deglutì, sperando di trovare il coraggio di dire le parole giuste. <<...Haz?>>
<<Sì, amore mio?>>
<<Puoi promettermi una cosa?>>

Sentì Harry sospirare, poi di un nuovo un singhiozzo. Ti prego, amore mio. Ti prego, fidati di me.

<<Qualsiasi cosa.>>
<<Solo...non smettere di cercarmi, okay? Me lo prometti, Harry?>>

Probabilmente il riccio in quel momento doveva essersi morso il labbro, per impedire a qualsiasi suono di uscire.
<<S-sì.>> disse infine. <<Sì, piccolo, te lo prometto. Ti troverò, io...>>
<<Lo so che lo farai, tesoro. Lo so.>> gli rispose Louis con voce di miele. Il corpo cominciava a fargli talmente male che ormai le sue lacrime uscivano anche un po' per quello.
<<Ti- ti amo, Harry.>> disse, soffocando un gemito. <<Ti amo con ogni piccola parte di me e- e voglio che tu sappia che lo farò sempre e per sempre.>>

Louis immaginò l'altro con gli occhi chiusi, in quel momento. Le lacrime che lasciavano scie sul suo volto bellissimo.
<<Ti amo anche io, Lou. Da morire. Sto arrivando, okay? Resisti, fallo per me...>>
Il ragazzo lasciò andare la cornetta perdendo l'equilibrio. Non capì nemmeno dove trovò la forza di rimettersi in piedi e cercare brancolando la porta per uscire. Ne trovò una sul retro del negozio, così uscì fuori e cadde dalle scale, sentendo ormai il dolore della trasformazione impadronirsi definitamente del suo corpo.

Quella volta l'ultima cosa che disse fu il nome di Harry.....


Era una domenica mattina come un'altra quando Harry ricevette la telefonata di Louis, quattro giorni dopo la sua discussione con Mark in quel piccolo bar.

Era una domenica mattina come un'altra quando sentì la voce di Louis e si innamorò di lui ancora una volta.

Era una domenica mattina come un'altra quando Harry ricominciò a vivere.

Fece correre Ashton come un disperato per raggiungere il negozio. Quando arrivarono, il biondo non fece nemmeno in tempo a spegnere la macchina che Harry era già sceso, correndo come un matto dentro quella casa interamente di legno. Una dolce signora lo guardò allarmato.

<<Salve, ha...ha visto un ragazzo? E' bellissimo e ha gli occhi azzurri e poteva sembrare un po' smarrito>>
<<Oh, uhm, certo caro. Era al telefono poco fa, qui sul retro...>>
Harry non aspettò nemmeno la fine della frase. Andò alla ricerca del telefono, che trovò lì fermo a mezz'aria a penzolare attaccato al filo. Cercò con lo sguardo qualsiasi cosa che potesse dargli un indizio, finchè non trovò una porta spalancata sul retro. Uscì.

E poi lo vide.

Il lupo bianco, che proprio in quel momento si stava tuffando nel bosco correndo lontano da lui.

Harry cadde in ginocchio e prese tra le mani la felpa che Louis aveva indossato praticamente fino a qualche istante prima, lasciata lì sul prato dopo che si era trasformato. Era ancora calda, e profumava di lui.

Cominciò a piangere. Ma questa volta lo fece con la speranza nel cuore.

Aveva fatto la sua promessa al ragazzo, e intendeva mantenerla ad ogni costo....

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