Capitolo 33

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In macchina, Louis accese il riscaldamento al massimo e si assicurò mille volte che i finestrini fossero chiusi - anche se era ovvio che lo fossero, visto che non li aveva mai aperti in quel periodo. Harry osservò la premura di Louia con una vena di tristezza. Era in quei momenti che più desiderava essere normale, un essere umano e basta, una persona che in quelle notti non doveva fare altro che lasciarsi andare e divertirsi. Si era abituato al suo corpo, naturalmente, ai disagi che potevano nascere da ciò che realmente era, ma non aveva mai immaginato che qualcuno potesse condividere quella parte della sua vita con lui. E realizzarlo lo spaventò a morte.
Arrivarono dopo dieci minuti di viaggio. Louis parcheggiò ma non spense la macchina: doveva mandare un messaggio a Eleanor con scritto che era appena arrivato e che avrebbe aspettato lei e Niall dentro il locale.

<<Ecco qui.>>disse Louis una volta inviato il messaggio. Poi si voltò verso Harry, che lo stava osservando da un po', ormai, la testa appoggiata sul sedile e un sorriso dolce. Perse un battito nel notare l'espressione sul volto del riccio.
<<Dunque, ripassiamo.>> cominciò il castano, grato al fatto che ci fosse poca luce nell'abitacolo così Harry non poteva vedere il rossore sulle sue guance. <<Quest'estate dopo l'incontro al negozio ci siamo visti in una caffetteria per caso e da quel giorno ci...frequentiamo. Direi che è credibile, no?>>
<<Abbastanza. Ma se Eleanor ti conosce davvero come mi hai detto, si chiederà come ha fatto a non accorgersene.>> gli fece notare Harry.
<<Le dirò che volevamo...aspettare, sì. Per capire un po' di cose. Se ne valeva la pena, ad esempio.>> disse cautamente Louis, pensando che fosse esattamente il contrario di quello che era successo loro. Non avevano aspettato, si erano semplicemente gettati in quello che provavano. E forse era per quello che avevano così paura, adesso.
<<Le dirò che ci stiamo semplicemente conoscendo, Hsrry. Niente di eclatante. So com'è fatta, comincerebbe a fare un sacco di domande e non voglio che ti spaventi.>>
Harry ridacchiò. <<Si preoccupa per te, Louis. E' normale. E questo Niall, il suo ragazzo...com'è?>>
Louis lo guardò. <<E' un tipo a posto. Hai presente, il più figo della scuola che improvvisamente cambia per amore? Ecco, Niall è un po' così. Il primo anno avevo una cotta per lui.>> ammise, abbassando lo sguardo e ridacchiando. Harry rimase sorpreso.
<<Davvero?>> domandò con un sorriso genuino. Si vedeva che a Louis non piaceva più, semplicemente per la spontaneità con cui aveva tirato fuori l'argomento.
<<Lascia stare, Harry, davvero. La cosa più imbarazzante della mia vita>>
<<Mi ha fatto piacere conoscerla.>> mormorò il riccio, allungando la mano e afferrando le dita di Louis al livello del cambio. <<Voglio conoscere ogni piccola cosa di te.>>

Louis si morse il labbro, perdendosi nei bellissimi occhi color smeraldo di Harry.
<<Harry...>>cominciò, il tono improvvisamente basso. Sbatteva le palpebre in modo impercettibile. <<Voglio che se tu senti che c'è qualcosa che non va, qualsiasi cosa, me lo dica. Se senti che stai per...ecco...>>
<<...Louis>>
<<Io ti porterei via, Harry. Ti porterei al sicuro. Voglio che tu questo lo sappia. Non ho intenzione di perderti perché ho insistito troppo per portarti con me in uno stupido locale>>
<<Ehi, Louis.>> lo interruppe Harry, afferrando con le dita il suo mento e costringendolo a guardarlo negli occhi. <<Sto bene. Mi sento...davvero bene, Louis, non mi sono mai sentito così me stesso prima d'ora. E poi, stasera non c'è nemmeno così freddo. Non aver paura. Non voglio che tu abbia paura. Per favore?>>

Louis ridacchiò, vedendo il tono di supplica del riccio. Annuì forse un po' troppo vigorosamente, poi si sporse per lasciare a Harry un piccolo bacio sulla guancia. Un cerchio di labbra caldo che destabilizzò l'altro per qualche istante.

Una volta sceso dalla macchina, Harry si lasciò portare correndo all'interno del locale da Louis, che non gli lasciò andare la mano finchè non varcarono la soglia e furono immersi nel piacevole, ipnotizzante buio di quell'accogliente bar.
Trovò il locale davvero molto carino. Non che avesse avuto l'opportunità di visitarne molti altri, nella sua vita, ma quello sembrava particolarmente accogliente. Le tipiche luci al neon mischiate al buio davano una sensazione intrigante di caldo e divertimento. Il bancone delle bibite era spostato sulla destra, vicino al quale vi erano molte persone in fila, in attesa di flirtare con i baristi o prendere qualcosa di alcolico, forse per dimenticare, forse per stare meglio, pensò Harry.
Nell'aria c'era una musica alta ma non assordante, piacevole e movimentata. Lui non potè fare a meno di chiudere gli occhi per un istante e farsi inghiottire letteralmente da quell'ambiente nuovo, avvolgente e ipnotico. Sentì chiaramente il profumo della vodka mischiato a qualcosa di più dolce, diversi profumi sia maschili che femminili, alcuni piacevoli, altri impossibili da sopportare. Finalmente riuscì a focalizzare la colonia di Louis, che era particolarmente intensa quella sera, e quando aprì gli occhi, trovò l'altro intento a fissarlo.

<<Tutto bene, Harry?>> chiese preoccupato. Harry gli sorrise.
<<E' tutto a posto. Sai i miei...sensi sono un po' diversi. E' tutto amplificato, per me.>> si trovò a dirgli a pochi centimetri dall'orecchio, in modo che l'altro potesse sentire la sua voce al di sopra della musica. Non gli aveva detto che se si concentrava poteva vedere e sentire cose che un umano non poteva; era una caratteristica tipica dei lupi, che inevitabilmente si trascinavano dietro anche quando diventavano umani. Come per il fatto che guarisse in fretta.

Louis sembrava sbalordito, ma in modo positivo. Come gli aveva garantito il giorno prima, quando si erano trovati, non aveva paura di lui. Sembrava non essere in grado di stancarsi di scoprire sempre cose nuove, cose che un tempo avrebbe creduto impossibili e che invece ora erano proprio davanti a lui, reali come le ciglia lunghe di Harry, o le sue fossette.

<<Che cosa senti?>> gli chiese, in un tono genuinamente incuriosito. Harry gli si fece ancora più vicino e poggiò le labbra sul suo orecchio, per rispondere.
<<Tante cose. Diversi odori, come le colonie di alcune donne e di uomini. Frutta, alcol. Del...caffè, forse? Ma più di tutto...>>sussurrò, immergendo la punta del naso in un ciuffo dei capelli di Louia vicino al suo orecchio. <<Il tuo profumo. E'...così buono, Louis.>>
Il castano si morse il labbro, perché se c'era una cosa che non si aspettava, era l'immediato calore che si annidò alla base del suo stomaco quando sentì il tono di voce che aveva usato Harry per dirgli quelle parole. Si aggrappò alla sua maglietta, credendo per un attimo di cadere.
Rimasero così per un po', Louis che non trovava le forze per spostarsi da Harry. Ringraziò mentalmente il fatto che il locale fosse pieno e che la maggior parte della gente stava già ballando in mezzo alla pista - o era semplicemente troppo ubriaca - per accorgersi di loro.
Era la prima volta che usciva con un ragazzo. In qualche modo, Louis si sentiva forte, più potente di quando era a scuola. Quella era la vita vera. La vita in cui di notte la gente non fingeva di essere chi non era. Lui era uscito più volte con Eleanor e gli era capitato di vedere alcune coppie di ragazzi gay scambiarsi qualche bacio in quel locale, e quando quella consapevolezza lo raggiunse, si sentì meglio. Lui e Harry erano due persone come tante, potevano comportarsi come desideravano. Non sarebbero arrivati spintoni da enormi ragazzi frustrati o ammonimenti da parte di professori.

Quando trovò la forza di staccarsi, notò che le pupille del riccio al buio si erano dilatate e pensò che fosse ancora più bello.
<<Io intendevo...se stavi bene per via del freddo.>> disse Louis, ricordandosi improvvisamente come quella conversazione era cominciata. Allungò una mano e l'appoggiò a un braccio di Harry, sentendo la consistenza dei suoi muscoli al di sotto del maglioncino che gli aveva prestato.
<<Ho promesso che te l'avrei detto se qualcosa non andava, no? Fidati di me.>> gli disse l'altro facendogli l'occhiolino e con un sorriso, che in qualche modo costrinse anche Louiz a lasciarsi andare nello stesso gesto.

E fu proprio in quel momento che arrivò Eleanor.

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