Capitolo 46

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Quando tornarono a casa quello stesso pomeriggio, non parlarono più di quello che era successo. Ne erano spaventati a morte, Harry in particolare. Era da così tanto tempo che quell'episodio non gli tornava alla mente, ed averlo rivissuto davanti a Louis lo faceva sentire più vulnerabile che mai. Si sentiva così sbagliato - e solo perché non aveva il coraggio di parlargliene. Non voleva farlo. Ogni volta che pensava troppo a quei momenti non era più sé stesso, usciva di senno. Lo aveva dimostrato poco prima, quando stava per trasformarsi.

Prima di andare a farsi una doccia, ancora nella camera del castano, si guardarono per un po', gli occhi che sfuggivano all'altro mostrando appena un bagliore veloce. Prima di lasciarlo andare di là, Louis strinse Harry in un abbraccio in cui entrambi piano piano ricominciarono a respirare.
Harry era umano, stava bene ed era lì con lui, nella sua camera da letto, con i ricci scompigliati e gli occhi piccoli per via della dormita in auto. Andava quasi tutto bene, e ciò che non era ancora perfetto poteva migliorare.

Mentre il riccio si faceva la doccia, Louis ne approfittò per finire alcuni compiti che aveva in arretrato per il giorno dopo e sistemò alcune delle fotografie che aveva fatto quel giorno. Poi scese e decise di preparare una cena veloce che avrebbero potuto consumare in camera. Voleva che Harry rimanesse il più possibile vicino a lui e voleva soprattutto che si riposasse dopo tutto il trambusto delle ore che avevano appena vissuto. Se prima di quel giorno Louis aveva temuto che le trasformazioni fossero orribili e dolorose, ora ne aveva la piena conferma. Pensare che il riccio fosse costretto a subire una tale tortura ogni volta che c'era troppo freddo gli strinse il cuore in una morsa orribile. Voleva proteggerlo così tanto che faceva male a livello fisico. Ma lui non era abbastanza forte da combattere contro la natura, contro una maledizione.

E quello feriva più di tutto.

Quando Louis tornò in camera con dei panini e una bottiglia di succo all'arancia trovò Harry seduto sul suo letto a tamponarsi i capelli con un asciugamano. Guardava un punto indistinto della stanza, gli occhi vuoti e spenti, cerchiati da due leggere occhiaie. Il castano rabbrividì un pochino nel vederlo così perso e triste.
<<Ehi.>> sussurrò appoggiando il vassoio per terra e inginocchiandosi di fronte a Harry. <<Ehi, guardami. Harry...>>
L'altro sembrò risvegliarsi improvvisamente. Conficcò gli occhi smeraldo nei suoi e gli concesse un debole sorriso. <<Va tutto bene. Sto bene.>> disse, prendendo il volto di Louis tra le mani. Si avvicinò a lui e gli lasciò un breve ma intenso bacio sulle labbra - Louis invece avvolse un suo riccio bagnato tra le dita.

<<Mangiamo, va bene?>> propose Louia poi, la voce soffice e il volto ancora vicino a quello di Harry. <<I miei panini fanno miracoli. Ti prometto che dopo starai meglio.>>
Il riccio ridacchiò. Si lascio trascinare da Louia sul pavimento e lì cominciarono a mangiare in silenzio, guardandosi di tanto in tanto e allungando le dita per cercarsi. Sembrava irreale che tutto quello stesse davvero accadendo: Harry avrebbe dovuto essere tra i boschi, magari mentre cacciava qualche lepre. Invece era al caldo e al sicuro, vicino alla persona più coraggiosa dell'intero mondo, che si stava prendendo cura di lui.

Louis aveva ragione: i suoi panini facevano miracoli. Harry si sentì subito meglio dopo averli mangiati, più lucido e attivo, con un pochino più di energia di quando era arrivato lì. Non era mai tornato indietro da una trasformazione: di solito se iniziava tendeva a lasciarla finire più in fretta possibile, arrendendosi al familiare dolore. Si sentiva debole e stordito, quasi come dovesse concentrarsi per sentirsi vivo e presente nel suo stesso corpo.
Louis raccolse le posate con cui avevano mangiato e poi gli lasciò un lieve bacio sulle labbra, prima di scusarsi ed andare via dalla camera perché doveva farsi una doccia e sistemarsi per la notte. Mentre le labbra del castano indugiavano sulle sue, Harry si rese conto che quelli erano i pochi momenti in cui si sentiva sé stesso: i momenti in cui Louis lo baciava o lo stringeva.

I rituali per la bellezza della pelle, del corpo e dei capelli, quella sera per Louis durarono di meno. Voleva tornare in camera con Harry - ma, più di tutto, dopo una giornata del genere, aveva davvero poca voglia di dedicare il suo tempo a quello. Il riccio sembrava apprezzarlo anche quando aveva i capelli non perfettamente al loro posto e le piccole occhiaie nascoste. Quello era un motivo valido per cominciare ad essere meno rigorosi sulle creme e i prodotti che comprava.

Prima di tornare nella sua stanza, sentì delle note leggere che arrivavano in corridoio attutite dalla porta. Era una canzone strimpellata dolcemente, senza impegno, una canzone che conosceva. Quando entrò in camera, notò Harry che suonava la chitarra - aveva lasciato la custodia semi-aperta vicino al letto - davanti alla finestra di casa sua. Il volto era rivolto verso il mondo esterno, gli occhi chiusi e la testa leggermente rivolta verso l'altro, come se fosse completamente perso nel suono di quella canzone.

Louis si sedette vicino a lui, ma non osò interromperlo. Osservò le sue dita esperte toccare le corde della chitarra con precisione; il guizzo che il braccio che sollevava la chitarra che lo rapì, lasciandolo senza fiato.
Sarebbe rimasto a guardarlo suonare per sempre. Avrebbe ascoltato le sue canzoni per ore ore senza mai stancarsi davvero.

Quando Harry aprì gli occhi non smise di suonare ma gli sorrise. Un sorriso ampio e sincero, che fece sciogliere Louis così, su due piedi.
<<Suoni davvero bene.>> ammise, accennando un sorriso a sua volta.
<<Mi ha insegnato Simon. Quello...che mi ha trasformato.>> gli spiegò Harry, facendo cadere il viso per osservare la sua chitarra. <<Se avessi frequentato una scuola sarei sicuramente più bravo.>>
<<Non dire così. Si vede che ami la musica. Quando suoni diventi più reale. Sembri ancora più...>> Louis cercò la parola giusta, ma alla fine dovette accontentarsi di dire una cosa che solo lui stesso capiva pienamente. <<Harry.>>

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