Capitolo 148

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Zayn parcheggiò di fronte a casa sua com'era solito fare e si chiuse meccanicamente la portiera della macchina alle spalle.
Era un giorno come un altro, di una vita che ormai aveva perso ogni tipo di senso.
Guardò a destra e a sinistra prima di attraversare la strada, più per abitudine che per precauzione. Faceva le cose perché forse gli altri si aspettavano che le facesse, non certo perché dentro di sé sentiva il bisogno di doverle fare.

Quella mattina era stata davvero dura. Presentarsi a scuola, metterci la faccia, sentire tutti gli sguardi degli studenti addosso. E poi naturalmente erano arrivate le domande. Stupide pungenti inutili troppe domande, per lo più fatte da persone di cui nemmeno sapeva il nome. Gli unici che avevano fatto qualcosa di diverso erano stati Niall e Peter, che l'avevano abbracciato.
Beh, poi c'era stato Tomlinson. Anzi Louis. Louis. Dio, cosa aveva mai fatto nelle vita per meritarsi di essere ancora guardato da quelle iridi che spendevano come un cielo in primavera? Louis era davvero la persona più buona ed incredibile che Zayn avesse mai avuto la possibilità di conoscere, e la cosa più orribile di tutte era che aveva cercato di fargli del male. A lui e a quel...Harry, doveva chiamarsi così molto probabilmente, il ragazzo che un tempo era stato lupo.

Era davvero felice di avergli parlato. Non che quello cambiasse le cose, rimaneva sempre lo stronzo che aveva aiutato Stan a fare quello che aveva fatto, però si era sentito un pochino meglio. Si era sentito migliore. Ma forse era quello che Tomlinson faceva, lui faceva stare meglio le persone. Riusciva a far credere loro che tutto il male potesse avere fine e che là fuori da qualche parte ci fosse sempre una luce da trovare.

Stava quasi per aprire la porta di casa quando ricevette un messaggio.

14:19
Louis sta meglio e ti ringrazia. -Eleanor

14:20
...Semmai avessi bisogno di parlare, io...sarei disposta ad ascoltarti. So che non mi sopporti, e io ho tutte le ragioni per non sopportare te, però sono l'unica che c'era quando lui se n'è andato e sono l'unica che è rimasta quando hai cominciato a piangere. Quindi solo...pensaci, va bene?

Zayn strinse forte il cellulare tra le mani, facendosi venire le nocche bianche. Aveva cercato di rimuovere quello che era successo quel giorno orribile – non pensarci non pensarci non pensarci – ma ogni tanto naturalmente qualcosa riaffiorava, come il momento in cui aveva stretto per l'ultima volta la mano di Stan, o quando aveva sentito la mano calda di Eleanor stringerle una spalla. E per quanto si sforzasse nell'odiare quella ragazza, doveva ammettere alla fine a se stesso che non ci riusciva. Erano molto simili – in un modo quasi inquietante, notando anche i ragazzi con cui erano stati e la capacità che avevano di intimorire gli altri – forse più di quanto entrambi avrebbero mai ammesso apertamente.
E in realtà, in quel momento più che mai, Zayn aveva davvero bisogno di qualcuno. Qualcuno che gli parlasse, che lo stringesse piano e che gli dicesse che tutto sarebbe andato bene – e chissenefrega se poi tutto a conti fatti sarebbe andato male. Qualcuno che non scappasse continuamente come suo padre o che piangesse guardando un punto indistinto della stanza come sua madre.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per un po' calore. E quel mattino si era reso talmente ridicolo di fronte ad Tomlinson, aveva quasi rischiato di cedere e afferrargli una mano ma davvero, non era riuscito a trattenersi. Ne aveva bisogno, proprio come aria da respirare.

14:24
Sì, hai ragione Calder, non ti sopporto. Però potrei...provare a pensarci.

14:25
...Grazie.

Zayn inviò entrambi i messaggi con il cuore in gola, dopodiché gettò in qualche modo il cellulare nel proprio zaino e vi frugò dentro per cercare le chiavi di casa. Quando fece per infilarle nel chiavistello si rese conto che la porta era già leggermente socchiusa.
La spalancò con una mano aperta, entrando in casa con estrema calma. Aveva quasi voglia di mettersi a ridere perché quelle cose succedevano praticamente ogni giorno dal posto in cui proveniva,, però doveva ammettere che non amava l'idea di dover chiamare la polizia o i suoi genitori, che quel giorno erano usciti.

Forse era stata solo sua madre che si era dimenticata di chiudere. Dopo la morte di Stan era entrata in una specie di depressione e a malapena mangiava. Si ostinava ad andare al lavoro, e quando tornava a casa rimaneva ore e ore intere a fissare la tv o altri punti della casa che non avevano senso. Anche suo padre in quel periodo era molto più assente, ma Zayn non riusciva a credere che avesse lasciato la porta di casa aperta.

Poi aprì la porta della cucina, e fu allora che capì che c'era qualcosa che non andava.
I tappeti sul pavimento erano tutti rovinati e ribaltati in qualche modo; le sedie di legno erano graffiate ed alcune erano addirittura rotte e rovesciate. Il ragazzo avanzò piano per notare che anche le tende dell'unica finestra che avevano in cucina portavano graffì spaventosi – e a quel punto cominciò a pensare a dove in casa esattamente tenessero la pistola. Osservò il percorso che aveva fatto notando che ovunque sul pavimento vi erano graffi, compreso sulla porta d'ingresso, che evidentemente non aveva visto poco prima quand'era entrato, troppo sconvolto per realizzare tutto quello.
Stava per uscire dalla stanza per chiamare qualcuno, quando un piccolo gemito si levò dall'angolino nascosto del tavolo. Zayn trattenne il fiato, incapace di muovere un muscolo o a pensare a qualcosa che avesse senso.

<<Mamma?>> sussurrò piano, sperando con tutto il suo cuore che si trattasse di lei. Si mosse sempre con cautela, avanzando con passi talmente leggeri da essere inudibili. Alla fine arrivò vicino al tavolo e, con le mani che tremavano, spostò quello che era rimasto della sedia di legno su cui di solito sedeva suo padre per cena.

Non era possibile.

Lì, rannicchiato sul pavimento, svenuto, completamente nudo e coperto solo qua là da qualche pezzo di legno, c'era un ragazzo. Era castano.  Zayn pensò di aver perso mille vite a quel punto.
Si chinò cautamente, mettendosi in ginocchio vicino al ragazzo. Spostò qualche ciocca di capelli dalla sua fronte, e fu a quel punto che l'altro aprì gli occhi.

Erano esattamente come Zayn li ricordava.

<<Liam?>> chiese, la voce incrinata e gli occhi che cominciavano a pizzicare. <<Lì, sei...sei davvero tu?>>

...E improvvisamente si svegliò...

Wherever You Will GoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora