Capitolo 107

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Louis si morse il labbro e gli sorrise timidamente. Non capiva se Harry in qualche modo lo ricordasse, se fosse il suo corpo a spingerlo a fare certe cose - Louis semplicemente non poteva saperlo, ma trovò comunque bello che  l'altro rimasse lì a prendersi cura di lui. Il lupo gli si sedette vicino e gli diede qualche altro colpetto sui capelli, poi fece un versetto triste e lui capì che non voleva altro che essere toccato.
<<Sempre in cerca di coccole, tu, eh?>> chiese sarcastico, sentendo un buco al posto dello stomaco. Francamente, non sapeva davvero come avrebbe fatto a respirare d'ora in avanti. Sentiva un orribile peso attanagliargli lo stomaco e il cuore a pezzi, e non riusciva a smettere di piangere.
Ma poi lo vide, lì, come un promemoria. Lo sentì quasi bruciare attraverso i vestiti. Il ciondolo che gli aveva regalato Harry.

E improvvisamente il suo cuore si inondò di certezza. Louis aveva una missione: doveva trovare la cura e guarire Harry. Doveva farlo tornare umano, e questa volta sarebbe stato per sempre. Alzò lo sguardo per incontrare gli occhi enormi del lupo, un cerchio di giallo con frammenti verdi,e poi sorrise.
<<Ti riporterò indietro, Haz. Lo sai questo, vero?>> chiese, aggrappandosi all'enorme collo del lupo e accarezzandolo con dolcezza. <<Manterrò la mia promessa. Non ti lascio andare da nessuna parte. Non...Harry oh, Harry>> singhiozzò, appoggiando il volto al muso del lupo. Sapeva che non gli avrebbe mai fatto del male, e sapeva anche che non lo avrebbe mai respinto. In qualche modo anche in quella forma, il corpo dell'altro trovava il modo di unirsi a quello di Louis. Era assurdo. E complicato. Ma se era quel tocco che adesso poteva avere, se ne sarebbe accontentato.

Il lupo gli si fece più vicino, quasi come se lo volesse avvolgere. E Louis poi continuò a piangere, forse per ore ed ore intere, finchè non sentì così freddo da credere di non riuscire a muoversi più, dopo.

Lasciò che Harry andasse via, in cerca di qualcosa da mangiare. Per il giorno dopo gli avrebbe procurato lui qualcosa - prima che si conoscessero, d'altronde, Louis lo aveva sempre fatto.
Rimase per alcuni istanti a fissare il punto in cui Harry era scomparso in mezzo ai boschi. E, per l'ennesima volta, promise a sé stesso che presto, molto presto, avrebbe trovato il modo di tornare insieme a lui.






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Harry non tornò il giorno successivo, e nemmeno quello dopo ancora.

Louis cercò di andare avanti senza pensarci, perché se lo avesse fatto semplicemente si sarebbe spento. Sgretolato. Era sempre in movimento, sempre alla ricerca di qualcosa da fare per distrarsi e non permettere alla sua mente di concentrarsi troppo a lungo su quei pensieri tristi.

Che di notte, inesorabilmente, arrivavano.

Si chiedeva dove fosse Harry. Se fosse tornato umano magari, e dopo qualche ora si fosse ritrasformato di nuovo. Una volta Harry gli aveva detto che poteva succedere, soprattutto i primi giorni dopo la prima, vera trasformazione importante. Si chiedeva se mangiava abbastanza, se fosse al sicuro e se stesse bene. Perchè francamente, dall'altra parte, lui non si sentiva bene per niente. Era spossato e stanco, perennemente, come se ogni luce fosse improvvisamente scomparsa e come se non riuscisse nemmeno a respirare. Andava a scuola, faceva i compiti, chiamava suo padre. Andava fuori e Harry non lo veniva a trovare - e in quei momenti, Louis sentiva solo il bisogno di cadere a terra e urlare dal dolore. Ma non poteva concedersi di farlo.

Dopo il terzo giorno cominciò a cercarlo senza successo. Lo aiutava anche Eleanor; Eleanor che nel frattempo era andata a prendere all'ospedale il sangue infetto e che lo aveva portato a casa per studiarne il comportamento. Eleanor che aveva fatto tutto quello per lui, mentendo a suo padre senza farsi scoprire.

La notte, Louis dormiva abbracciato al cucino che Harry usava sempre. Ripensava all'unica volta in cui avevano fatto l'amore - chiudeva gli occhi, sospirava ricordando le mani del riccio e le sue labbra, il suo corpo, il suo tutto - e si concedeva poi un piccolo sorriso. Sapeva che gli sarebbe bastato allungare una mano verso il basso per cominciare a darsi piacere da solo, solo per sentirsi meglio, ma la verità era che non voleva farlo. Voleva solo aspettare Harry. Lo avrebbe aspettato e poi avrebbero fatto l'amore mille e mille volte - come una coppia innamorata, come due persone vere, perché loro effettivamente lo erano.

Cedette la notte del quarto giorno e pianse, perché non aveva ancora trovato il suo Harry e cominciava davvero ad aver paura. Il mattino dopo scelse dei bei vestiti, si dedicò alla pelle del suo viso e costrinse sé stesso a tornare a scuola con indosso una maschera ti compostezza, in modo che chiunque lo guardasse potesse pensare che tutto sommato stava bene. Ma Louis non stava bene, non stava bene per nulla, e lo capì quando quella mattina i professori dovettero ripetere il suo nome più volte per farsi ascoltare. A un certo punto, la professoressa Swan gli chiese gentilmente di andare in infermeria e lui non obbiettò.
Andò dall'infermiera della scuola e si fece dare delle vitamine, dopo di che bevve un bicchiere d'acqua e rimase a riposarsi finchè non sentì la campanella suonare. Solo allora si recò al suo armadietto per prendere le cose per la lezione successiva, le vitamine che in qualche modo lo avevano risvegliato dal torpore che lo aveva attanagliato tutta la mattina per non aver dormito quella notte.

<<Siamo splendidi questa mattina, fata dei boschi. Dio, mi chiedo dove trovi il coraggio anche solo di presentarti.>> disse una voce accanto a lui. Louis alzò gli occhi al cielo, riconoscendo naturalmente Sam, circondato dai suoi fedeli amici nelle loro divise. Continuò a lavorare al suo armadietto, concedendosi solo di alzare gli occhi verso di loro per guardarli con totale indifferenza. In un primo momento, pensò che l'altro si riferisse alle occhiaie ben visibili sotto i suoi occhi, ma poi si disse che non era per niente il tipo di accorgersi di quelle cose, per cui probabilmente le aveva dette solo per infastidirlo. Come sempre.
<<Non ho tempo né voglia, ragazzi. Fate un favore al mondo e sparite.>> si lamentò, con voce debole ma comunque ben udibile.
<<E da quando esattamente tu rispondi pure, Tomlinson?>> lo minacciò un ragazzone in piedi vicino ad Sam. Louis scrollò le spalle.
<<Da quando non ho più paura di voi.>> rispose semplicemente, stupendosi del suo stesso tono di voce, disinteressato e controllato, come se non temesse nulla al mondo. Sentì alcuni ragazzi dietro di lui grugnire e sbuffare, poi percepì la presenza di un corpo vicino a lui, ma non alzò lo sguardo. Non ne trovò nemmeno la forza.
<<Non mi piace che tu abbia questo atteggiamento, fatina.>>
<<Oh, ma pensa un po'. A me non è mai piaciuto il vostro.>>
<<Senti, Tomlinson, tu- tu non ti puoi permettere di parlarci così, hai capito? Solo perché il tuo fidanzato frocetto ci ha minacciato non vuol dire che noi abbiamo paura di lui.>> borbottò Sam. Louis finalmente si voltò per incontrare i suoi occhi. Strano, era più alto di lui. Da quando Louis era diventato più alto di Sam? Era tutta un'illusione o si era davvero alzato di qualche centimetro?
<<Seriamente, Adams?>> chiese Louis alzando un sopracciglio. <<Seriamente vuoi farmi credere che tu non abbia paura di lui? Perchè dai versetti patetici che facevi l'altra volta non mi sembravi così coraggioso.>> lo incalzò, incrociando le braccia.
<<Non- non è vero. Che poi dove- dove è finito il tuo fidanzatino, eh? Se la sta spassando con un'altra puttanella, Tomlinson? E' da un po' che non lo vedo in giro>>
A quel punto Louis non seppe più fermarsi - e forse non volle nemmeno farlo. Spinse via Sam con tutta la forza che aveva in corpo, e quando questo fece per tornare verso di lui, gli diede un calcio in mezzo alle gambe. L'altro cadde in avanti facendo una smorfia con la bocca davvero poco regale, e Louis continuò a guardarlo con il volto alzato, come se non avesse ancora paura di niente.
<<Non ti azzardare a dire mai più che Harry è quel tipo di persona. Harry è così tanto, è troppo per voi, non voglio sprecare neanche il fiato perché non ne vale la pena.>>
L'altro ragazzo era semplicemente senza parole, e i suoi seguaci altrettanto, visto che l'unica cosa che erano in grado di fare era quella di rimanere fermi a fissare la scena davanti ai loro occhi senza muovere un singolo muscolo.
<<Beh non c'è che dire, il ragazzo sa il fatto suo.>> proruppe un'altra voce maschile. Louis si voltò per trovarsi davanti Zayn, bello come sempre. Sbattè le palpebre, guardando prima Louis e poi Sam, poi fece una smorfia soddisfatta.
<<Lascialo in pace, Adams.>> gli intimò il ragazzo, il tono di voce annoiato. <<Stan non c'è nemmeno più. Perché ti ostini a continuare ad essere una persona che lui ti aveva costretto a diventare? Fatti una tua cazzo di vita.>> lo rimproverò. Poi afferrò il castano per un braccio e lo trascinò via dal corridoio senza più dire una parola...

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