Capitolo 116

614 77 49
                                    

Quello era tutto quello che Louis non avrebbe mai e poi mai pensato di sentire. Stan che si scusava per il bacio con occhi tristi e colpevoli. Forse stava sognando. Forse si sarebbe svegliato improvvisamente sulla poltrona lì accanto con niente di tutto quello che era effettivamente successo.
Sogno o meno, ormai era dentro quella cosa. E visto che Stan aveva voglia di sfogarsi, Louis decise che non avrebbe fatto nulla per impedirgli di continuare.
<<Io non- non avrei mai trovato il coraggio di essere come te, Louis. Di- di ammettere...ammettere che...>>
<<E' okay, Stan.>> lo rassicurò il castano.
<<Avrei perso tutto, lo sai? Gli amici, la popolarità, il football, l'opportunità di andare nei college che la mia famiglia aveva...scelto per me. Non mi sarebbe rimasto niente.>>
<<Ti sarebbe rimasto te stesso.>> lo corresse Louis. Non era sua intenzione essere cattivo, ma Stan aveva bisogno di sapere che con un po' di coraggio in più avrebbe potuto scegliere di essere chiunque volesse, senza rimpianti e stupide paure.
<<In ogni caso, ho perso tutto questo comunque.>> disse, sorridendo in modo forzato. <<Sto per morire, lo so. Sento che...che c'è qualcosa che non va.>>

Louis respirò a fondo, la tenera carne del suo labbro inferiore tra i denti.
<<Mi dispiace per Harry.>> sussurrò Stan. Sentire il suo nome fece rabbrividire Louis perché no no no no no lui non era- solo, Harry non poteva essere-
Louis serrò gli occhi senza dire niente.
<<Louis, io...>> Stan parlava con molta fatica adesso. Fece due respiri profondi e gutturali prima di ricominciare. <<Lo so che non puoi perdonarmi, e so anche che non significherebbe niente per te, solo...potresti, uhm, tenermi un po' la mano?>>
Il ragazzo riaprì gli occhi e si soffermò a guardare quelli di Stan. Era vero, non provava niente. C'era il vuoto in lui, e tutto intorno a lui, a loro, come in una bolla. Forse avrebbe dovuto dire di no, nel profondo del cuore lo sapeva. Però quello era anche uno degli ultimi desideri di Stan, e Louis proprio non riuscì a trovare la forza di essere così cattivo.

Gli raccolse una mano e la tenne stretta.

<<Oh.>> soffiò Stan debolmente. <<G-grazie.>>
Louis guardò le loro mani intrecciate mentre diceva quelle parole.
<<Stai per andare in un posto molto migliore di questo, Stan.>> sussurrò.
Il ragazzo non ne sembrava convinto. Infatti poco dopo fece una smorfia e una lacrima cadde dall'angolo dei suoi occhi. Rimasero così per un po', senza dire nulla, Stan che respirava a occhi chiusi e Louis che lo osservava sfinito.
<<Louis?>>
<<Mmmh?>>
<<So che forse non vuoi che lo dica. So che è tardi e che- che è sbagliato, ma...credo che tu sia la persona più buona che abbia mai incontrato in tutta la mia vita. Lo credo davvero.>>
Il castano non disse niente in risposta. Rimase ad ascoltare il respiro faticoso di Stan per un tempo molto lungo, gli occhi chiusi e le lacrime che premevano per uscire. A un certo punto si rese conto che l'altro si era addormentato e decise semplicemente di rimanere lì, fermo e immobile ad aspettare.
Non aveva avuto la forza di rispondergli, ma sapeva nel profondo del cuore che Stan lo aveva capito per quello.

Il ragazzo smise di respirare più tardi, proprio nel momento in cui fuori il sole iniziava sorgere. Pallidi raggi cominciarono ad entrare pigramente nella stanza, distendendosi sulle pareti e sulla coperta del letto, illuminando leggermente il volto di Louis e quello di Lucas.
Scese le scale con un buco al posto dello stomaco. A un certo punto si era reso conto di quello che stava succedendo solo perché Stan aveva smesso di tenergli la mano. Se n'era andato così, con le dita aggrappate alle sue, forti e robuste. Dita diverse da quelle alle quali Louis era abituato.
Il solo pensarlo fece contorcere qualcosa di incredibilmente orribile al livello del suo stomaco.
Giù in cucina, trovò Zayn seduto al tavolo con una coperta avvolta attorno al suo corpo e una tazza bianca tra le mani. Guardava un punto imprecisato davanti a sé, come se fosse al di là di quella stanza, al di là di tutto. Di tanto in tanto Louis vedeva i movimenti dei suoi respiri e i battiti delle palpebre, ma per il resto era immobile, immobile e fragile, così fragile che sembrava potersi spezzare al minimo tocco. Era stranamente pallido, per quanto il colorito della sua pelle rendeva impossibile per lui diventare tale. Era incredibilmente stanco, quasi come se fosse stato privato di ogni piccola forza o cosa bella.

Eleanor era dietro di lui. Si rigirava un ciondolo tra le mani – probabilmente quello in cui era inciso il nome di Niall – e guardava fuori dalla finestra. Quando finalmente Louis entrò in cucina, entrambi alzarono la testa per poterlo guardare.
<<Mi...mi dispiace, Zay.>> soffiò, non riuscendo a trovare parole migliori per dire che era finita. Era finita davvero; anni e anni di torture e insulti, di paure che lo inghiottivano e che trasformavano i suoi sogni in incubi orrendi. Era finita anche quell'agonia cominciata con la cura e l'ansia malsana di Stan di trovare a tutti i costi un modo di eliminare il lupo che aveva dentro di sé.

Era finita, ma lo aveva fatto nel modo peggiore.

Louis non sapeva bene cosa aspettarsi da Zayn. Una reazione isterica, come minimo – ma poi si rese conto che l'altro non era solo quello, poteva scegliere di essere di più. Una singola lacrima cadde dall'occhio che Louis poteva vedere, che il ragazzo scacciò via con il dorso della mano, come se scottasse.
<<Io...io- sì, credo che...credo che andrò da lui.>> borbottò con voce spenta. Louis lo vide alzarsi e riporre la tazza nel lavandino con estrema calma, quasi come se dovesse ponderare ogni movimento prima di compierlo.
<<Mal- Zayn, hai...non lo so, hai bisogno che chiami qualcuno della tua famiglia? Qualcosa?>> chiese Eleanor, mantenendo il tono di voce estremamente calmo e dolce. Louis notò che non faceva nemmeno finta, era davvero dispiaciuta per lui. E quello era davvero un gran bel passo avanti per Eleanor Calder, visto tutto quello che Zayn le aveva fatto in quegli anni di liceo, ma probabilmente in quel momento nemmeno il peggiore tra i cattivi sarebbe riuscito a mantenere una maschera di rabbia. Non con Zayn che tremava come una foglia agitata dal vento.
<<No, io...credo che farò da solo. I miei sono- sono da qualche parte, non ricordo. Li chiamerò, solo- adesso voglio vederlo.>>

Louis vide i suoi movimenti, rigidi e diretti e maniacali, come se si stesse concentrando per non cadere e rompersi in mille minuscoli pezzi. Passò accanto a lui per andare in camera di Stan, e lui non riuscì a impedirsi di allungare un braccio e afferrare il polso di Zayn prima che fosse troppo lontano.
Lui si voltò quasi subito. Aveva gli occhi neri allargati e pieni di pianto, le guance arrossate e il labbro inferiore che tremava. Non sembrava nemmeno sé stesso. Non era nemmeno l'ombra del ragazzo che camminava nei corridoi a testa alta e sputava sentenze. Era un ragazzo, un semplice ragazzo, solo e spezzato.
<<Mi dispiace.>> mormorò Louis.
<<Non dovrebbe.>> disse subito lui, guardandolo negli occhi. <<Non dopo tutto quello che abbiamo fatto.>>
<<So cosa significa perdere qualcuno. Quindi...solo- mi dispiace, okay?>>
Zayn annuì quasi impercettibilmente, un movimento che fu chiaro solo a Louis perché le era così vicino.
<<Non doveva finire così. Lui- lui mi aveva garantito che nessuno si sarebbe fatto del male e io- io gli ho creduto. Non avrebbe dovuto fare del male a Harry..>>
<<Ma lo ha fatto.>> lo corresse Louis, il cuore che si stringeva in mezzo al petto. Doveva resistere. Doveva aspettare a farsi divorare dal dolore. Adesso doveva solo concentrarsi per non piangere – c'era tutto il tempo per farlo, dopo.
<<Io...scusami, Louis. So che non sarà mai abbastanza, io solo- lo so, ma...lui era- era tutto ciò che avevo, e lo stavo perdendo, e ho visto un barlume di speranza e ho voluto aiutarlo. Le cose mi sono sfuggite di mano e adesso lui...lui è...>>

Zayn non riuscì a terminare la frase. La sua voce si contorse in un sussulto profondo, poi in un singhiozzo. Con la mano che non era bloccata da quella di Louis si coprì le labbra e strinse gli occhi, proprio come fanno i bambini quando vogliono svegliarsi dai brutti sogni.
Louis non riuscì a odiarlo, proprio come poco prima non era riuscito ad odiare Stan. Anche lui al suo posto avrebbe fatto qualsiasi cosa per riavere indietro una persona amata – e sapeva che avrebbe lottato con tutte le sue forze per far tornare Harry umano, allo stesso modo in cui aveva fatto Zayn. Come aveva già pensato una volta, erano incredibilmente simili. Soli e feriti, costretti a combattere per tenersi vicino coloro che amavano. Ed ora entrambi avevano perso la persona più importante della loro vita.

Wherever You Will GoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora