Capitolo 52

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Louis rimase fermo a fissare il punto in cui Harry era sparito per molto tempo. Il freddo leggero di quel giorno gli penetrò pian piano dentro le ossa, perché prima di uscire non si era messo niente di caldo addosso per coprirsi. Non si rese nemmeno conto che attorno a lui si stava facendo più buio, che piano e inesorabilmente stava scendendo la notte. Continuava a ripetersi che il suo riccio sarebbe tornato, che era una questione di secondi, di minuti. Sarebbe corso verso di lui e lo avrebbe stretto forte dicendogli che non se ne sarebbe andato più.

Ma nessuno tornò. E più il tempo passava, più pensava che forse era meglio così, perché non avrebbe sopportato che al posto di Harry tornasse il suo lupo. Se a spuntare da quegli arbusti sarebbe stato il suo lupo, si sarebbe spezzato, non aveva alcun dubbio su quello.

Quando tornò in casa passò davanti alla cucina senza fermarsi. Non aveva fame per niente e non aveva nemmeno voglia di mettersi a cucinare qualcosa. Se ci fosse stato suo padre, forse si sarebbe impegnato, ma era solo, solo come sempre, più di sempre. Andò in camera sentendo un tonfo al cuore nel vederla vuota. Harr6 era stato lì per così poco tempo, eppure aveva cambiato così tanto. Gli tornarono alla mente i momenti in cui entrava in camera dopo essersi fatto la doccia, con i ricci scompigliati che perdevano piccole gocce d'acqua. Ricordava il profumo intenso della sua pelle, frutta, bagnoschiuma e Harry, in un miscuglio perfetto che gli provocava una dolce vertigine, sempre. Ricordava il modo in cui lo avvolgeva tra le braccia, facendolo sentire giusto, nel suo vero posto del mondo.
Louis si gettò sul letto e raccolse la parte di cuscino in cui era solito dormire Haz. Immerse le narici nel suo profumo che era ancora così intenso, e sentì le lacrime cominciare a pizzicargli gli occhi. Faceva così male. Ed era così arrabbiato. Harry gli aveva fatto una promessa e non l'aveva mantenuta. Certo, voleva il suo bene, ma non riusciva a capire che per stare bene Louis aveva bisogno di lui?
Tra le coperte, senza un corpo caldo accanto, aveva tanto tanto freddo. Si chiese dove avrebbe dormito Harry quella notte, si chiese se era ancora umano. Aveva così tanta voglia di andare a cercarlo e stringerlo da sentire male a livello fisico. Ma non poteva farlo, perché l'altro ormai aveva fatto la sua scelta.
E quella notte, Louiz pianse le lacrime che aveva trattenuto per tutto il giorno, stringendo il cuscino tra le mani che soffocavano i suoi singhiozzi.

Harry era appena andato via e già gli mancava come aria da respirare.






<<Louis? Louis, ehi, è tutto a posto?>> chiese Eleanor, mettendogli una mano sulla spalla. Il castano sembrò risvegliarsi da uno stato di trance durato troppo a lungo. Sbattè le palpebre diverse volte prima di focalizzare il volto dell'amica a pochi centimetri dal suo.
Erano in aula canto, le prove da poco terminate. Louis si era seduto in ultima fila quel giorno, incapace di partecipare attivamente alla lezione. Si era limitato a cantare qualche nota qua e là e ad ascoltare qualche consiglio del professore, ma niente di più. L'aula ora era vuota, tutti se n'erano andati salutandolo premurosi. Perrie gli aveva dato un bacio sulla guancia, dicendogli che se aveva bisogno di parlare lei ci sarebbe sempre stata. Louis le aveva sorriso debolmente; il primo sorriso di quella giornata di cui non vedeva la fine.

Credeva se ne fossero andati tutti, invece Eleanor era tornata indietro. Era quella che si preoccupava di più per lui, in effetti. Era un comportamento che a volte poteva risultare invadente, ma non quel giorno. Quel giorno lui aveva bisogno di qualcuno che non si limitasse a dirgli che ci fosse, ma qualcuno che effettivamente fosse presente, con il corpo e con il cuore.

<<No.>> disse in un sussurro. Poi raccolse Ellie in un abbraccio. Non aveva più la forza di piangere, lo aveva già fatto per buona parte della notte, ma tra le braccia di Eleanor, Louis si sentì pronto a farlo di nuovo. Lasciò cadere qualche lacrima che avrebbe inevitabilmente bagnato il maglioncino della ragazza, ma lei non gli disse nulla per quello. Lo strinse forte, accarezzandogli la schiena con le dita.
Eleanor aspettò che Louis si calmasse. Solo dopo si sedette accanto a lui e gli sorrise, porgendogli un fazzoletto.
<<Hai voglia di parlarne?>> gli sussurrò. Louis si passò il fazzoletto distrattamente sotto le palpebre, poi si soffiò il naso in un gesto che trovò poco elegante, ma ne aveva davvero bisogno.
<<Non so nemmeno da dove cominciare.>> ammise, stringendo tra le mani il pezzetto di carta che l'altra gli aveva da poco donato.
Lei fece un bel respiro. <<Potresti cominciare col dirmi perché stai piangendo.>>
Louis si morse il labbro. Si sentiva così vulnerabile. <<Perchè...perchè sono arrabbiato.>> le rispose, non trovando altre parole per esprimere al meglio come si sentiva.
<<Sei arrabbiato?>>
<<Già. Con me stesso. E con Harry.>>
<<Beh, direi che le cose cominciano ad avere un senso. Perchè sei arrabbiato, Louis?>>

Il ragazzo si bagnò le labbra e guardò un punto indistinto sul soffitto, gli occhi praticamente trasparenti. <<Mi ha...lasciato andare, sì, non saprei come altro dirtelo. Per il fatto che ti avevo spiegato, sai, che non potremo stare insieme in futuro. Dice che non vuole farmi soffrire. Dice che è per il mio bene.>> Louiz nell'ultima parte della frase alzò gli occhi al cielo.
<<Capisco.>> mormorò Ellie, giocherellando con le sue stesse dita e abbassando lo sguardo.
<<Eleanor, lo so che ci siamo appena conosciuti. Eppure...quello che avevamo, quello che abbiamo, è così vero. E' destabilizzante, perché è successo così in fretta, e io lo so che spaventa sia lui che me allo stesso modo. Lo so, ok? E' solo che...era così devastato quando mi ha detto che non voleva più continuare, Ellie. E lo sono anche io, adesso. Lui dice che è la cosa giusta. Ma se è la cosa giusta perchè fa così male?>>

L'amica allungò una mano verso di lui e raccolse la più vicina. In quei momenti le parole potevano rovinare tutto o dare la spinta giusta per andare avanti, e lei non voleva in alcun modo ferire Louis più di quanto non lo fosse già.
<<L'ultima volta che abbiamo parlato, benchè fossi mezza ubriaca, ti ho detto che la paura non dovrebbe impedirci di combattere.>> gli disse infine.
<<E avevi ragione.>> ammise Kurt, stringendo le dita di Ellie a sua volta.
<<Credo che adesso dovresti capire se vale la pena combattere per lui, tesoro.>>

Louis annuì impercettibilmente. <<Harry vale tutto, Ellie. Lui ne vale la pena.>> sussurrò, non riuscendo ad impedire che l'emozione trasformasse la sua voce.
<<Credi che sia giusto che ti abbia lasciato andare?>>
<<No.>>
<<Credi che sia giusto che adesso stiate soffrendo come due cuccioli abbandonati?>>
<<No.>> ripetè il castano, voltandosi verso di lei.
<<E allora faglielo capire, Louis. Mostragli quello a cui sta rinunciando credendo di fare la cosa giusta. Dimostrargli che si sta sbagliando.>>

Louis le sorrise debolmente, alzando appena un angolino della bocca. Apprezzava davvero quello che stava facendo per lui. E gli aveva detto delle cose vere, ma il punto era anche che lui aveva paura, così tanta paura di quello che lo aspettava. Per la prima volta da quando conosceva Harry, desiderò che anche Eleanor sapesse della sua condizione, perché in quel modo avrebbe potuto dargli dei consigli più diretti. Ma non avrebbe tradito il suo riccio, nemmeno adesso che se n'era andato.

Si avvicinò alla ragazza per poterla avvolgere di nuovo fra le braccia.
<<Grazie, Ellie.>> mormorò Louis tra i suoi capelli.
<<Non c'è di che, Lou.>> rispose lei, stringendolo più forte. <<Sei un ragazzo fantastico. Se Harry non lo capisce, mi dispiace dirlo, ma vuol dire che è proprio cieco.>>
Louis si sforzò di ridacchiare, poi chiuse gli occhi e abbandonò il volto sulla spalla dell'amica.

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